domenica 26 settembre 2010

La passione. Carlo Mazzacurati. 2010


Gianni Dubois. Regista digiuno da cinque anni, fuori dall’albero maestro del cinema italiano che conta, senza idee ma con la stella del momento (l'improbabilissima Capotondi) che però vuole fare un film con lui. Ma Dubois, per quanto si sforzi, l'idea brillante non riesce a partorirla. Fin quando la sua abitazione a Firenze danneggia un prezioso affresco del Cinquecento.Per riparare il danno sarà costretto ad organizzare la messa in scena itinerante della Passione del Venerdì Santo, in soli cinque giorni.
La passione, in realtà, è quella del regista, martoriato e tradito dalla sua creatività e dopo il calvario la tanto agognata e attesa Ispirazione arriverà?
Gli intenti del film sono lodevoli, ma dispersivi, il risultato è comunque una pellicola molto divertente, grazie soprattutto al grottesco Guzzanti, meteorologo/attore cane con look alla Renato Zero (la parte più riuscita, la prima prova de L'ultima cena, quando legge da un copione scritto a mano da alcuni scolaretti, perché tutte le fotocopiatrici in città erano "rotte")."Prima che il gatto cantiiiii" saranno le conseguenze.
Una parodia sul cinema e sul teatro italiano, di cui allo stesso tempo si analizzano le falle:"La gommapiuma ha ucciso il teatro italiano", Guzzanti si crede Shakespeariano e urla per tutto il tempo.I produttori senza cuore e senza anima, a cui del cinema interessa poco e niente e la presa in giro spetta anche agli stessi registi, che giocano per una vita a fare gli intellettuali e poi si ritrovano dimenticati e disperati. (Forse è questo il punto cardine che scatena l'arresto della cratività di Dubois). E poi la canzonatura a tutte le nuove attrici e i nuovi attori creati dalla televisione che vogliono sono la parte giusta per diventare ancora più celebri e ricchi. Tutto ormai si regge sui "favori di scambio", do ut des, la trama da cui il film prende spunto è un fatto vero, accaduto al regista che per avere il permesso di restaurare una sua casa in campagna accettò di guidare una sacra rappresentazione.
Il tutto con alle spalle una produzione importante: Rai e Fandango, canali privilegiati del cinema italiano “di qualità”. Del resto si sa,...siamo pur sempre in Italia "questo è il paese più ingrato del mondo: Garibaldi è andato in esilio, Dante pure.Roberto Baggio l'hanno fatto giocare due anni nel Brescia". Inutile pretendere di più
Kasia Smutniak, la barista polacca che interpreta Maria Maddalena, chiude questa simpatica farsa, lanciando un ultimo messaggio sottinteso, il valore profetico che una buona pellicola può portare con sè: le lacrime calde che bagnano le sue guance sotto la croce di Cristo morente come presagio del suo vero dramma. Quello personale e privato.

lunedì 20 settembre 2010

Mangia Prega Ama - Ryan Murphy 2010


Felicità ed equilibrio personali sono i temi trattati nel film mentre nel titolo, "Mangia Prega Ama", dovrebbe ricercarsi la ricetta per raggiungerli.
Questo in due parole, l'ultimo film di Ryan Murphy (Nip&Tuck ndr) e che vede protagonista la sempre splendida Julia Roberts.

La storia è basata sul libro autobiografico di Elizabeth Gilbert.
Liz Gilbert, appunto, è una donna di successo: vive a New York, ed è sposata con un uomo che la adora.
Ha un lavoro come scrittrice di successo, che le dà molta soddisfazione e le permette di viaggiare molto.
Eppure una notte si sveglia e si rende conto che quella non è la vita che vuole.
Decide allora di chiedere il divorzio e di prendersi un anno sabbatico in cui, tra l’Italia, l’India e l’Indonesia si metterà alla ricerca della felicità perduta.

Che dire..Sono rimasto abbastanza deluso.
Il film è un diario del cambiamento interiore che la protagonista ricerca.
Liz, man mano,narra le sue vicissitudini, le sue emozioni , le sue paure, le sue speranze.
Il tutto all'interno di 3 grossi capitoli, ambientati in Italia, India e Bali

Assolutamente da dimenticare, il capitolo Italia in cui Liz riscopre il piacere di mangiare.
Banalità e Stereotipazione allo stato puro.
Italiani dediti alla filosofia del "Dolce Far niente" e del "Vivere alla giornata", donne di mezza età che si chiedono perchè una donna (Liz) sia sola (ma sarà lesbica?) e vada in giro per il mondo, ragazzi romani che sfrecciano per la città eterna gridando "A boona!!" o "Li mortacci!!".. per non parlare del calcio e della pizza Margherita(ma quella almeno fa parte della storia)..e del pulirsi i denti con la lingua dopo mangiato (un filosofo contemporaneo direbbe: "Doh!").
Mancava solo "Berlusconi" o un "Padrino" (o forse uno solo dei due ) e lo stereotipo di italiano sarebbe stato completo.
Chissà se anche gli abitanti di Bali o dell'India avranno avuto la stessa sensazione nel vedere il proprio paese banalizzato fino all'inverosimile.
Il capitolo italiano dunque è praticamente solo questo, con l'aggiunta di tante inquadrature strette sulla Roberts che mangia (e giura di averlo fatto senza controfigure!!) e i sottotitoli divertenti delle esclamazioni dialettali con tanto di gesti fatti degli italiani.

Il capitolo 2 si svolge in India dove Liz va per arricchire la sua spiritualità nell'ashram di una guru che però si vede solo in foto dato che lei vive a New York.
In india Liz conosce Richard con cui stringe un rapporto di antipatia prima e poi di amicizia a tal punto che lui le confida il perchè del suo "ritiro" in india.
Le racconta dell'ex moglie e del figlio, e nel discorso si lascia credere (a tutti gli spettatori) che ci sia stata una tragedia familiare; che non c'è stata.
Anche in questo capitolo non c'è altro, se non lo scontato matrimonio combinato di una giovane donna che vorrebbe invece continuare gli studi.
Terzo capitolo a Bali.
Solito incontro fortuito in incidente bicicletta-automobile, solita donna divorziata ed emarginata dalla sua società con tanto di figlia da crescere e via dicendo.
Uniche note rilevanti, il Felipe super sensibile che piange per un nonnulla ed il simpatico sciamano.

Film terminato in soli.... c e n t o t r e n t a t r e minuti.

Una commedia sentimentale, pienamente in stile americano, con tanta carne sul fuoco, ma con poca sostanza.
Vogliamo parlare del doppiaggio ?
tutti i personaggi hanno delle voci e delle espressioni che sono una via di mezzo tra il cartone animato e i personaggi de "il mondo di patty"
E le musiche?
A parte qualche "compilation" fatta da Felipe si sente solo qualche pezzo brasiliano qua e la.
Demoralizzante.
Anche la Fotografia si allinea con tutto il film dando solo scorci visti e stravisti di ognuno dei luoghi che Liz visita.
Disastro.

In conclusione, sono andato a vedere il film per Julia Roberts, ed in effetti non c'era molto altro

sabato 18 settembre 2010

Caos Calmo. Antonello Grimaldi. 2008


Pietro è in spiaggia con il fratello quando in mare qualcuno cerca aiuto. I due si buttano immediatamente,due donne annaspano, nessuno li ringrazia per questo salvataggio e così fanno ritorno a casa. Ma appena giunto all'imbocco della strada della sua villetta al mare, Pietro intravede subito un'ambulanza, la figlia gli va incontro chiedendogli dov'era: mentre Pietro salvava una sconosciuta in mare, sua moglie moriva.
L'estate volge al termine e Claudia deve tornare a scuola, Pietro coi suoi sensi di colpa, vuole esserci d'ora in poi per lei, così decide di aspettarla fuori fino all'uscita, seduto su una panchina. La panchina diventerà la sua vita, sosta lì attendendo quel dolore che gli si mozza in gola e non esce, aspetta un'emozione, per cacciare via quel caos calmo che si è impadronito delle sue emozioni. "La cosa che mi ha più impressionato nella mia vita è quando ho scoperto che mia nonna era anche tua mamma" dirà una sera Claudia. Anche lei rifugge il dolore della madre morta.
Una storia struggente, estrapolata dal romanzo omonimo Premio Strega 2006 di Sandro Veronesi . Del film ricordavo solo il promo con le scene di sesso tra Nanni Moretti e Isabella Ferrari, così un venerdì sera su rai 3 me lo ritrovo e ne resto esterefatta, perchè implicitamente cercavo quelle risposte dentro di me. La voce fuoricampo di Nanni Moretti ha dialogato con la mia testa, su Pyramid Song dei Radiohead,Cigaretes and Chocolate Milk di Rufus Wainwright e Your ex-lover is dead degli Stars. Un geniale Silvio Orlando, cattolico con fratello missionario che bestemmia, e di Polanski ne vogliamo parlare? Muto. Ma che signor mutismo, che passo elegante, che presenza quell'uomo lì.
Pietro imparerà a fare la coda alla figlia, a prepararle lo zaino, la osserva fare il puzzle per capire come ricostruire i pezzi della sua vita. “Io resto qui, non me ne vado”. E'da qui che ricomincia. Non sta seduto lì tutto il giorno, si muove: oltre la panchina, nel giardino, il chiosco, la macchina, casa dei vicini. Ritroverà quel dolore, piangerà e quando Claudia capirà che il padre è guarito, gli chiederà come dono di Natale che ritorni alla sua vita normale. I compagni la prendono in giro.
I topi non avevano nipoti: non sempre la vita è un palindromo, non sempre si può tornare indietro. Ora lo so anche io.

domenica 12 settembre 2010

Amore liquido. Marco Luca Cattaneo. 2010


"(...) Ciò che rende gli uomini socievoli è la loro stessa incapacità a sopportare la solitudine, e con questo se stessi. Il vuoto e il fastidio interiori rappresentano la molla che li spinge tanto verso la compagnia, quanto verso i viaggi e i paesi lontani". (Schopenhauer, in Parerga e Paralipomena)


Anni fa lessi il saggio di Zygmunt Bauman, teorico della società liquido-moderna, ne avevo apprezzato sia la fluidatà della sua scrittura, sia l'aver definito i rapporti sociali destrutturati e la volatilità dei sentimenti. Questo mi ha spinto a guardare il film in gara al Siff 2010, Salento international Film Festival, prodotto low budget e totalmente indipendente.
L’uomo senza qualità, l'uomo protomoderno, che Musil aveva descritto, ha anche smesso di avere legami e adatta i criteri di mercato anche alla sua sfera personale.(Dopo la visione del film, non facevo altro che parlarne, pensieri automatici, senza nemmeno rifletterci tanto su). Le relazioni diventano prodotto,merce di scambio, e ovviamente acquisto solo se mi "conviene", se posso restituire o sostiture in caso di ripensamento. Le emozioni sono solo delle trappole per topo, meglio evitarle!
Il risultato è una società individualistica, e per vivere un sentimento occorrerebbe stare fuori e dentro allo stesso tempo (impresa impossibile, c'ho provato per anni con scarsi risultati). L'altro è un incognita a cui è meglio non affidarsi, meglio una "relazione tascabile" facilmente controllabile. La rete, Internet in questo ha molto aiutato, basta disconnettersi e il gioco è fatto: in contatto si, ma in disparte, da casa mia."Quando non c’è niente che duri, è la rapidità del cambiamento che può redimerti".
Mario, ne è il malinconico ritratto, un uomo addestrato all'incapacità di amare, dottrina che può sfociare sia nel Don Giovanni, che nell'alienazione sociale, pur vibrando di generosa umanità.
E'un quarantenne, operatore ecologico, Bolognese e pornodipendente. In agosto, quando la città si spopola,lui resta in città, finalmente da solo: la sorella, infatti, porta in vacanza l'anziana madre costretta, dopo un ictus, su una sedia a rotella che di norma accudisce Mario e Olga,infermiera rumena di cinquanta anni. Una giovane ragazza madre cambierà questo circolo vizioso.In casa di Mario regna un clima di serena rassegnazione, una dipendenza dettata dai sensi di colpa nel rapporto con sua madre, che impedisce all’uomo di essere un adulto a tutti gli effetti e vivere così una sessualità matura.
Amore Liquido, con riferimento ai rapporti delle persone, liquidi perchè sfuggenti, incapaci cioè di durare nel tempo, mi ha fatto anche pensare al Liquido come lo sperma, che getta nel lavandino, che gli sozza le mani, come il vomito nel cesso quando scopre che nei film che guarda c'è del pedopornograico, come il sudore delle sue polluzioni notturne, dei suoi sogni ad occhi aperti, della sua "cilecca" quando affronta una donna vera. Stefano Fregni (Mario) in questo è davvero molto bravo, lo ricordavo in Ciccio di Un posto al sole.
Lui troppo infelice per sentirsi bello e lei troppo bella per sentirsi infelice, si incontrano in un bar, e si cercano con goffa timidezza, ma la scrittura del film è incompleta e a tratti non all'altezza: Mario rinuncia a questa storia ma i motivi, i conflitti interiori non sono sviluppati, Agatha con Viola, la figlia, lo attende per una giornata al mare, ma lui dopo acquisti, preparativi (le lenzuola con la principessa e i braccioli per Viola) non passerà a prenderle. Un film liquido con un protagonista che rimarca il mito del fanciullino, magistrale il suo connubio di fisicità ed espressioni facciali nel renderlo, chiede aiuto, si vergogna, toccanti i dialoghi con la trans consumando panino e birra davanti al camioncino notturno:
- "Stasera non mangi?"
- "Non ho fame"
- "Come mai?"
- "Ho incontrato una persona"
Ancora una volta un film indipendente prova che, per fare del buon cinema, non c’è bisogno di spendere cifre vertiginose, solo 15.000 euro, infatti, il badget.
Tenerezza e autoerotismo, una scelta di coraggio, soprattutto perchè si tratta del primo lavoro di Cattaneo, quindi gli perdoniamo le scene poco sviluppate ed indecise. Evviva il cinema italiano indipendente!

giovedì 9 settembre 2010

Somewhere. Sofia Coppola 2010


Mitico Chateau Marmont a Los Angeles(l'albergo dove morì John Belushi, che ospitò James Dean, Marilyn Monroe, Morrison, la Garbo). E'proprio qui che si svolge la vita di molte star, in stanze non di lusso, nascondigli perfetti di solitudine e provvisorietà. Tra loro il protagonista: Johnny Marco , "sesso, droga e lap dance a domicilio per conciliare il sonno" il suo motto. Una fiammante Ferrari nera, con cui spesso gira a vuoto, insegue qualche bionda e poi la voce di una donna, la sua segreteria, che lo sveglia dai suoi lunghi torpori per ricordargli cosa fare, cosa dire e dove andare, ma nonostante questo lui non fa e non dice, ma tutti intorno a lui sono contenti così. Cleo, la figlia, romperà questo ciricolo vizioso, con il suo sorriso porterà vita, calore, luce, emozione soprattutto.
Tanti, infatti e forse troppi, i preamboli a fare da cornice all'unico evento che conta ed è raccontato: l’incontro tra padre e figlia, cullati da scene in apnea, subacquee, in piscina, sul bordo a prendere il sole (Stai bene? gli chiede ad un certo punto, rompendo finalmente quell'eloquente mutismo) stupendi gli occhi di Lui che la guardano estasiato, veramente incantevole Lei (le scene più belle, delicate ed eleganti sono proprio queste. Tutto, infatti, è volutamente dimesso, proprio per dare risalto a queste esplosioni di senso, come una corsa a staffette, tutti corrono per passare il testimone a lei: l'incantevole Cleo)
Non è difficile rendersi conto che si tratta della storia personale dell'autrice, sceneggiatrice e regista: troppa magia negli sguardi tra padre e figlia, troppa accortezza nel ricostruirne i particolari. Silenzi, indugi, stessi gesti, monotonia che stremano, ma si fermano sempre un po'prima dello stancare e tutto questo la Coppola lo annuncia già nella scena di apertura, sommario dello stile che nella pellicola ci avvolgerà in pieno. La telecamera immobile, infatti, inquadra un angolo di un polveroso mini circuito, si sente il rombo di una potente Ferrari che passa quattro o cinque volte prima di fermarsi: sintomo di quel malessere inconscio che sarà la voce narrante del film.In questo vortice lento, Sofia, figlia di un matrimonio sbagliato, che danza e non parla col padre, buona parte del film è quasi muto, si evita di proferire parola. Poi la ex-moglie sparisce misteriosamente per un po' e i tempi del film cambiano, si fanno più frenetici ma pieni di senso, un senso che farà sentire inutile Johnny e che lo porteranno a cambiare vita. Somewhere è un titolo azzeccatissimo, sono tutti dei non luoghi quelli dove i protagonisti si muovo: alberghi, corridoi, un da qualche parte che bene sottolinea il senso di non appartenenza, il vuoto che solo Cleo riuscirà a riempire.
Un critico e fuggente sguardo sulla tv italiana, quando Johnny viene in Italia a ritirare il telegatto: Nino Frassica, Valeria Marini, Simona Ventura testimoniano ancora una volta agli occhi stranieri il trash e la volgarità che tanto ci contraddistingue. Sofia scappa dal lussuoso albergo milanese, dai falsi sorrisi, da Frassica che non azzecca nemmeno il nome dei premiati e della sua coconduttrice, dai balleltti con tette e culi al vento degni del miglior Bagaglino e lancia, credo, un chiaro messaggio.
E i misteriosi sms che lo apostrofano come "stronzo"? E la sua ossessione di essere sempre inseguito da qualcuno? Ho atteso fino alla fine di capirne un po'dipiù, ma a vuoto. Non un capolavoro questo quarto film della Coppola, ma estremamente elegante, molto Nouvelle Vague francese. Notevole Cleo, fa innamorare, cattura l'attenzione e anche io ho sofferto- come Johnny- la sua mancanza quando esce di scena, partendo per il campo estivo: il rumore dell'elicottero copre le parole del padre che vuole esserci d'ora in poi nella vita della figlia, lei lo saluta forse ha inteso il messaggio nonostante tutto. Ma poi il film è tutto qui.Gradevole, ma tutto qui.

domenica 5 settembre 2010

Don Giovanni di Carmelo Bene. 1970


Il blando tenativo di sedurre una brutta bambina che prega in una chiesa tramite la complictà della sua triste madre. Le folli visioni di Carmelo Bene, barocche, con colori accessi ad altre in bianco e nero. Mix d'arte e cultura: pittura e citazioni letterarie"gli specchi sono abominevoli perché moltiplicano il numero di esseri umani" (Borges)e poi Mozart, Tchaikovsky, Verdi, Bizet, Mussorgsky, Prokofiev e Donizetti. Barocche anche le accozzaglie di oggetti, di tavoli imbanditi con denti che masticano e voci fuori campo in più lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo.
Istinti primordiali.Fecondare la bambina religiosa per dar seguito alla specie. L'ossessione espressionistica stanca gli occhi pochi inclini, le menti poco pazze. Per digerire Bene occorre un rito tribale:ferirsi e sanguinanti unirsi al suo dolore per quel tanto che racchiude il nulla.
Simboli, immagini che ne richiamano altre: la bambina, iconografia della vita, della continuità, della purezza, dell'incontaminato, i burattini rappresentazione dell'arte stessa. La bambina di D’Aurevilly si credeva ingravidata da Don Giovanni per essersi seduta sulla sua sedia dopo di lui e finiva per esserne toccata, e Don Giovanni in qualche modo accolto. Bene lascia da parte questa conclusione e fa parlare Borges, fallita la violenza nel tentativo di toccare e possedere la giovane, va in scena la distruzione dello specchio e il rifiuto del contatto. La solitudine narcisistica di Bene e la sua autodistruzione, la sua arte scade nel patetico per imboccare un vicolo stretto e senza uscita: la morte e l'oblio.

giovedì 2 settembre 2010

Draquila . L'Italia che trema. Sabina Guzzanti. 2010

(Fuori, attendendo di entrare)

Anche io ho visto Draquilia finalmente, direttamente all'Otranto Film Fund Festival. (e nella prima tornata, nonostante fossi la duecentunesima e la sala contenesse duecento persone, la mia solita fortuna!)
Draquila affronta il rapporto tra cinema e territori e lo fa senza finzioni narrattive. E questa seconda edizione del festival ha istituito proprio quest'anno il premio speciale Cinema e territorio decidendo di assegnarlo proprio al documentario della Guzzanti, perchè bene ha messo in evidenza la criticità nel rapporto tra politica e governo del terriorio, in riferimento alla gestione dell'emergenza del terremoto in Abruzzo (anche se poi qualcuno in Provincia non ha gradito granchè: molti i volantini, con il naso di Nichi lungo come quello di Pinocchio, roba già vista in vero, ma la destra ricicla, riutilizza e non spreca).
Ho gustato giusto da poche ore quindi questo omaggio alla nostra efficientissima Protezione civile (che secondo la legge 225 agisce per ordine diretto della presidenza del consiglio) che, ho appreso, può muoversi, per legge, per casi di emergenza (?), al di fuori delle regole (?). Tutto questo aggiungendo due paroline alla legge che garantisce tutto ciò: “grandi eventi”, che assicurerebbe quindi l'assenza di controllo. (ma wauuu, che trovata)Nel pentolone quindi, senza distinzione alcuna: mondiali di nuoto, la new town a L’aquila a qualche chilometro dall’originale piuttosto che restaurare l’esistente.
Di tutti i recenti disastri nazionali, quello dell’Aquila è stato sicuramente il più nascosto e camuffato a livello mediatico, ma fortunatamente anche uno dei più documentati, in molti hanno seguito e filmato quello che avvenne da quella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 a seguire. Il documentario si apre proprio con una carrellata di vip che prima della Guzzanti hanno varcato la terra d'Abruzzo. L'intento della regista era diverso, in realtà, rispetto a quello che poi si evince in pellicola: "Volevo fare qualcosa di fantascientifico" ha confessato ieri sera, anche se poi vedendolo si vorrebbe fosse fantascienza. Un "dolente" (così lo ha definito Nichi Vendola prima di premiare la regista) diario pubblico sul dopo-terremoto: le visite ufficiali delle autorità con i commenti dei terremotati, i pro-Governo e quelli critici sui metodi polizieschi messi in campo e le interviste agli esperti che scavano dietro le dichiarazioni ufficiali e gli atti pubblici. Tutto incisivo e credibile, la Guzzanti è solo una voce fuoricampo che lascia parlare gli "attori".
La parte più "guzzantiana" si ha solo nelle prima battute, le prime scene ricalcano Fahrenheit 9/11 (2004) di Michael Moore:"George Bush era stato da poco eletto (truccando la carte), ma non sapeva cosa fare. Aveva escogitato l’unica strategia possibile: starsene in vacanza in Florida. I sondaggi sul suo operato erano talmente bassi da far paura. Poi arrivò un colpo di fortuna insperato: l’attentato alle Torri Gemelle, che lo foce governare (con l’imbroglio e la menzogna) per altri otto anni". Silvio Berlusconi fu vittima delo stesso trattamento privilegiato:"Siamo nella primavera del 2009, e non ne azzecca una. I sondaggi lo danno in caduta libera. D’un tratto la “mano di Dio”, nel buio pesto della notte, viene in suo soccorso, scuotendo violentemente la terra d’Abruzzo. L’Aquila si sbriciola. Alle 3,30 del 6 aprile anche gli ospiti della casa del Grande Fratello, a Roma, sono spaventati dalla scossa. Scendono dal letto sgomenti: fuori tutti. Le porte dell’Inferno si aprono nella splendida città d’arte, ricca di chiese e monumenti, fra le vie aquilane sempre battute dal vento e pullulanti di studenti. È una tragedia immane. Ma non per Berlusconi. Si cala in testa il caschetto giallo di protezione, si avvolge nel mantello di Dracula, e comincia a volteggiare sulle rovine. Trasformare un disastro colossale in un grande spot? È riuscito a Bush, riuscirà pure a lui"
Questo è l'Aquila: una prigione, gestita dal volto sorridente ed energico della Protezione Civile e Guido Bertolaso, allo scopo di sperimentare la momentanea sospensione dei diritti civili dei cittadini, e trasformare la macchina dei soccorsi in consenso elettorale. Copione già collaudato con lo smaltimento dei rifiuti in Campania (spostati dal centro alla periferia, per non essere visti e i giornalisti allontanati, occhio non vede, immondizia non puzza). Tutti Grandi eventi con noi contribuenti che ne paghiamo le Grandi spese.
Massimo Ciancimino, figlio di Vito, un tempo sindaco mafioso e democristiano di Palermo,investì danaro suo e di amici proprio a Milano 2, innanzitutto per guadagnare e poi per far nascere il partito del consenso: Forza Italia. L'esperto di sismologia ricorda che, lo stesso sciame del 2009 si presentò con gli stessi sintomi nel 1461 e poi nel 1703, ma chi doveva controllare e prevenire (la Protezione Civile, appunto) non fece nulla. I trecento morti (dei quali ben 55 studenti, perchè si sa "Berlusconi ama gli studenti e l'istruzione) si potevano dunque evitare.
Questa è la grande illusione,
che ciò che è vuoto e fasullo non possa durare. E invece dura
.”

mercoledì 1 settembre 2010

Shrek e vissero felici e contenti, 2010

Cosa si può chiedere ancora ad una saga che da quasi un decennio incolla al grande schermo migliaia di persone che ha fatto la fortuna dei suoi creatori?
Davvero poco.
In quello che dovrebbe essere l'ultimo episodio della serie, Shrek ha messo su famiglia ed è è un perfetto uomo di casa. Invece di spaventare gli abitanti del villaggio come con gioia e orgoglio faceva una volta, si trova ad autografare forconi e a cambiare pannolini.
Un pò per nostalgia verso i giorni in cui si sentiva un “vero orco”, un po per superficialità, Shrek stringe un patto con il nano Tremotino, ‘maghetto’ capace di strappare con l’inganno scambi apparentemente equilibrati e privi di controindicazioni.
Tra le clausule del "contratto " stipulato però ve ne sono alcune che facenno finire Shrek in una versione alternativa di "Molto Molto Lontano", dove gli orchi vengono cacciati, Tremotino è Re e lui e Fiona non si sono mai incontrati.
Shrek ha solo 24 ore per sistemare le cose e andar via da un mondo in cui nessuno si ricorda di lui, e non ha mai liberato Fiona dalla torre in cui era segregata.

Come detto, il film è bello, divertente, scene romantiche e scene esilaranti, personaggi nuovi e vecchie consocenze.
Shrek 4 ha gli stessi produttori, gli stessi protagonisti, le stesse ambientazioni dei precedenti ma non è neanche lontanamente paragonabile al "capolavoro" della prima uscita che ancora fa ridere gli spettatori.

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