giovedì 29 marzo 2012

The help di Tate Taylor. 2011


"Friggere il pollo mi fa sempre sentire un po’ meglio nella vita".


Dopo aver letto il romanzo di Kathryn Sockett con il medesimo titolo ed essermi molto divertita ho deciso di guardare questo film, anche se mi ero resa conto che presso le varie giurie era stato alla larga snobbato. A dire il vero risulta un pò logoro il tema della società americana razzista, perbenista ottusa ed ipocrita degli Stati Uniti del Sud negli anni 60 su cui il film è imperniato, ma dopo qualche secondo mi rendo conto che ho di fronte una produzione Disney e quindi retorica a parte di cui purtroppo il film è farcito, tutto sommato devo dire che il prodotto è buono e di valore, grazie anche alla bravura delle attrici.
Siamo a Jackson, nel Mississipi, la protagonista è Eugenia “Skeeter”, aspirante scrittrice e appena fresca di ben due lauree. Il patinato mondo che la circonda le va stretto e si sente diversa da tutte le sue amiche d’infanzia, la madre la obbliga a frequentare uomini di una certa elevatura sociale, avere dei bambini ed abitare in una bella casa, tutto questo prima che lei muoia, dato che è purtroppo ammalata. Ma alla fine riuscirà a convincere anche la madre dell'importanza del suo progetto: "A volte il coraggio salta una generazione, e tu lo hai riportato nella nostra famiglia..." Come?
Decide di raccogliere in un libro le testimonianze dei quotidiani soprusi, delle ingiustizie e delle frustrazioni, che le domestiche di colore devono sopportare e riesce a convincere due di esse a raccontarle le loro storie.
Ci si rende conto di come non sia stato facile avere la pelle nera in quel periodo, la pellicola mette ben in evidenza come sono proprio queste donne, le domestiche di colore a crescere i bambini delle donne bianche snob, che non sanno cambiare loro nemmeno un pannolino: "Tu sei brava. Tu sei carina. Tu sei importante!". Deliziose Aibileen e Minny, ironiche, forti, divertenti, vi schiererete subito dalla loro parte. Alla fine Aibileen, la più coraggiosa tra le domestiche, la prima a dare l'input alla nascita del libro verrà licenziata, ma il film sembra suggerire che ogni cosa è scritta e ha un perchè: "Mio figlio Trilor diceva che un giorno ci sarebbe stato un scrittore in famiglia. Credo che sarò io!."

mercoledì 28 marzo 2012

Sostiene Pereira di Roberto Faenza. 1995

(Per Annamaria)
Agosto 1938. Il vincitore del primo premio Donatello come miglior attore protagonista Marcello Mastroianni è qui un giornalista anziano, con qualche chilo in più e con problemi di cuore. Siamo a Lisbona, nel pieno della dittatura salazarista. La sua portinaia è la moglie di un poiliziotto quindi spia del regime. La sua vita scorre lenta, noiosa, sempre uguale: ascolta musica nazionale e parla col ritratto della moglie, morta di tisi qualche anno prima.
Dirige la pagina culturale del nazionale Lisboa, vive di letteratura, passa le giornate a tradurre racconti di Balzac e ha come unico amico e padre confessore Padre Antonio. Pererira è un buon cattolico ma s'interroga spesso sulla resurrezione della carne. Nonostante sia un giornalista è solo il suo barista Manuel che lo tiene informato circa quelle "cose turche" che accadono per mano della polizia o di qualcun altro ai manifestanti repubblicani o agli ebrei, ha cancellato dalla sua vita la cronaca e la politica. Questo è il mio omaggio al libro che più ho amato di Antonio Tabucchi, il mio saluto. Un anno dopo, nel 1996 in un dicembre parigino Mastoianni sarebbe poi morto.
Anche nel libro tanto avevo apprezzato la figura del dottor Cardoso, che dà voce alla teoria freudiana dell'io-egemone e della confederazione delle anime e tramite lui capiamo che Monteiro Rossi, l'apprendista giornalista è per Pereira il figlio mancato. Queste spiegazioni psicoanalitiche lo spingono ad assecondare il cambiamento, e a scontrarsi con il direttore del Lisboa, convinto nazionalista, che critica un racconto giudicato compromettente. [...] Lei ha bisogno di elaborare un lutto, ha bisogno di dire addio alla sua vita passata, ha bisogno di vivere nel presente, un uomo non può vivere come lei, dottor Pereira, pensando solo al passato. Verso la fine di agosto Pereira si espone al rischio di ospitare e nascondere a casa propria Monteiro Rossi, che proprio lì verrà ucciso da tre poliziotti. Spinto dalla rabbia, Pereira scrive immediatamente un articolo che riuscirà a pubblicare grazie ad uno stratagemma di sua invenzione con l'aiuto del dottor Cardoso, nel quale denuncia gli abusi del regime dittatoriale e che, diversamente da come aveva sempre fatto, firma. E si consacra come personaggio, mentre prima era sempre in cerca di autore, avvalendosi dei consigli del padre confessore e dello psicanalista, del barista, non sapendo scegliere e interpretare la sua vita.
Ciao Antonio, ci mancherai tanto.

sabato 24 marzo 2012

The Lady - L'Amore per la libertà - di Luc Besson 2011


San Suu Kyi c’è. E Besson la omaggia raccontando il suo lato umano, intimo, personale, quello cioè di una donna innamorata del marito, il professore di storia di Oxford, e dei suoi due figli. Una donna che non può rimanere però muta al grido di dolore del suo popolo birmano, sopraffatto da quarant’anni di dittatura. Una donna divisa in due quindi. Come solo le donne sanno esserlo.
Siamo lontani quindi dal taglio documentaristico e noioso, l'eroina tra le quattro mura è una donna comune. Si sa, Luc Besson è per antonomasia il regista amico delle donne: da Nikita a Giovanna D’Arco, qui si prende cura del Premio Nobel fin dalla sua tenera età, ritraendola dopo l'assassinio del padre, il generale Aung San, leader della lotta indipendentista birmana.
Sarà la condizione di salute precaria della madre a farla ritornare tra i suoi, tutti gli intellettuali si riuniranno nella sua casa progettando il cambiamento. La vera politica, la vera res pubblica, quella irrealizzabile, ma l'unica per cui valga la pena battersi.
"Tu puoi anche non pensare alla politica, ma la politica pensa a te!"
Un film sicuramente non eccezionale, ma è importante far conoscere la vita e l'operato dell'orchidea d'acciaio, tornata libera solo nel 2010.

domenica 18 marzo 2012

La sorgente dell'amore di Radu Mihăileanu. 2012


Il nuovo lavoro di Mihăileanu, ormai per me un garanzia dopo i capolavori Train de vie e il Concerto è ambientato in Medio Oriente, in un paesino diviso tra voglia di modernità e il perdurare delle tradizioni dettate dal Corano. Ma ad un certo punto comincia a pesare la ripartizione di ruoli e mansioni tra uomini e donne oramai ancestrale, le donne sono sinonimo di progresso e quel meccanismo arcaico comincia così a scricchiolare.
Una siccità che dura ormai da anni ha fatto in modo che gli uomini rimangano senza lavoro e così passano le loro giornate tra ozio e avvilimento per il venir meno della loro mansione di procacciatori e di sostentamento per la loro famiglia. Il viaggio delle donne verso la sorgente per prendere l'acqua è in realtà insidioso e cela pericoli e dolori, tra cui incidenti a donne che incinta si trascinano spesso cadendo, ma tacendo e inghiottendo sangue e lacrime amare per rispetto della tradizione. Fin quando non arriva la liberale Leila che trova una spalla d'appoggio nella carismatica 'Vecchia Lupa', andata in sposa a 14 anni ad uomo che non amava, sfornando figli finchè lui non è poi morto.La più giovane del gruppo delle rivoltose è Esmeralda, che crede che la vita sia una telenovela, Leila con l'escamotage di farle scrivere lettere per il suo grande amore le insegnerà a scrivere. Insieme decidono di protestare e di cominciare uno sciopero, lo 'sciopero dell'amore': fin quando gli uomini non risolveranno il problema dell'approviggionamento idrico loro non si concederanno più.
La celebrazione dei momenti più topici del fim è lasciata alla musica, al più antico mezzo di comunicazione, con il quale le donne sembrano in pubblica piazza motivare il loro sciopero e mettere in imbarazzo gli uomini per spingerli ad agire in fretta. Perchè come spesso Leila dirà non è una lotta tra uomini e donne ma tra tradizione e buon senso. Una fiaba romantica nonostante il valore documentaristico che in certi aspetti vien fuori: esistono ancora di sicuro dei villaggi in cui si vive senza corrente elettrica e senza acqua. Inoltre testimonia la reticenza nei confronti degli stranieri: Leila viene, infatti, dal Sud ed è portatrice di quella sensualità tipica della cultura orientale. Le donne sono più furbe degli uomini e meno subordinate al sesso rispetto agli uomini e quale migliore privazione se non la carnalità per fare riscoprire la potenza dell'amore? Leila si è sposata per amore, infatti, dopo questa piccola rivoluzione tutti gli uomini del villaggio la odiano, tranne il marito che è sempre più rapito dalla sua principessa. E andando avanti con la visione scoprirete anche che non è il solo.
Come lo stesso regista c'informa nell'incipit del film una storia simile è veramente accaduta in Turchia nel 2001, l’acqua è in fondo solo la metafora dell’amore e si dice, infatti, che l’uomo deve “innaffiare” la donna. “ La sorgente delle donne è l'amore, la sorgente di ogni donna è il suo uomo. ”

giovedì 8 marzo 2012

Mamma Roma di PierPaolo Pasolini. 1962

[...] Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto,
mi aggiro più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più
[...]
(Pier Paolo Pasolini, da "Un solo rudere")

Pasolini direbbe che Mamma Roma (Anna Magnani)fa la vita, è una prostituta che sposa il suo protettore per dare una svolta alla sua vita. Ciò che più le preme è recuperare il proprio rapporto con il figlio Ettore: sceglie la vita sottoproletaria aprendo un banco al mercato e guadagnandosi onestamente da vivere. La sua è una mentalità piccolo borghese che spera nella svolta. La mentalità che acquisisce non è quella che in realtà le appartiene e il messaggio che Pasolini cerca di lanciare è proprio la pericolosità del presunto cambio di uno stato sociale, sottolineandone i pericoli che potrebbe comportare. Mamma Roma si scontra, infatti, con il suo passato che torna a bussare alla sua porta, non è un matrimonio a dare la libertà e oggi festa della donna questo messaggio risulta quanto mai attuale. E per sottolineare il suo pensiero sul matrimonio Pasolini lo rappresenta come una sorta di "Ultima cena" di burini che, avvinazzati, si salutano intonando volgari stornelli sulle melodie di Vivaldi. Bellissime le scene di Mamma Roma ubriaca che barcollando grida il suo sdegno sul lungo viale della prostituzione, tutto attorno è buio, non s'intravede nulla, simbolo del destino che di lì a poco colpirà Mamma Rosa ed Ettore.
Il vero sconfitto della storia è tuttavia proprio Ettore, nello sguardo, nelle sue parole, nella sua mimica già una premonizione della sua caduta: un ragazzo che in fondo ha vissuto sempre per strada, pigro, senza vere voglia di fare, irruento come può cambiar vita? La sua storia richiama la passione cristologica, emblematica in tal senso la sua fine, steso in preda alle sue allucinazioni, con un primo piano dei piedi come nel Cristo morto di Mantegna.
La sua discesa negli inferi comincia quando s'innamora di Bruna, lui un ragazzo che vive di sole passioni, che non sa nemmeno esprimere i suoi veri sentimenti, sia verso la ragazza, che verso la madre: "non le voglio bene, ma se dovesse morire piangerei".
Una magnifica Anna Magnani. Questo il mio tributo per il suo compleanno.Auguri Anna!

mercoledì 7 marzo 2012

Caro diario di Nanni Moretti, 1993

il "monumento" a Pasolini, le condizioni in cui era nel 1993, frame del film.

Questo il mio omaggio a P.P.P. per il suo compleanno. Si può vivere senza Vespa, senza Beautiful, senza elettricità, senza un medico che sappia ascoltarti, senza Pasolini? Si, ma si vive male. E così Nanni Moretti in questo film autobiografico finge sopralluoghi per guardare le case da dentro: " Si, la cosa che mi piace più di tutte è vedere le case, vedere i quartieri [...] però non mi piace vedere le case solo dall'esterno, ogni tanto mi piace vedere anche come sono fatte dentro, e allora suono a un citofono e faccio finta di fare un sopralluogo". Un tuffo nelle borgate romane d'inizio anni 90, tra le isole, e un viaggio più intimo nel calvario di una malattia. Un film intimo. Fin troppo. "Sa cosa stavo pensando? - dice Nanni fermo ad un semaforo ad un tipo in cabriolet che non l'ascolta nemmeno- Io stavo pensando una cosa molto triste, cioé che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone".
Si sente addosso il vento caldo che Moretti taglia in Vespa nell'afa di agosto, quando "in città danno solo pellicole assurde", il trash del cinema americano. Il critico de Il Manifesto consiglia Henry, pioggia di sangue. Lui che ha sempre sognato di sapere ballare guardando FlashDance, si ferma a gustare merengue e salse caraibiche di festini latino.americani estivi. E questo primo episodio, che lui racconta a mho di pagina di diario, intitolato In vespa si apre con la Garbatella e si chiude simbolicamente ripercorrendo il sentiero dove fu ucciso Pasolini, a Ostia. "VOI gridavate cose orrende e violentissime e VOI siete imbruttiti. IO gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne".
Nel secondo episodio Isole cerca un posto tranquillo dove trascorrere le vacanze: le isole Eolie, prima a Lipari presso un amico che è lì per studiare,poi a Salina, dove s'imbatte in un educazione alternativa che viene impartita ai figli: eccezionale la scena delle cabine telefoniche e dell'amico che dopo trent'anni vissuti senza tv, diventa improvvisamente teledipendente.
Nel terzo e ultimo episodio Nanni racconta la sua esperienza (reale) con la malattia, e soprattutto con l'incapacità da parte dei medici di ascoltare, l'ascolto è una delle principali mansioni di un medico - sembra suggerire criticamente il malato Moretti-. Fastidiosi sintomi di prurito, insonnia e sudorazione eccessiva fin quando scopre di avere una forma curabile di tumore."Una cosa però l''ho imparata da tutta questa vicenda. No, anzi, due. La prima è che i medici sanno parlare, però non sanno ascoltare, e ora sono circondato da tutte le medicine inutili che ho preso nel corso di un anno. La seconda cosa che ho imparato è che la mattina, prima della colazione, fa bene bere un bicchiere d'acqua".
Da cornice le splendide colonne sonore di Nicola Piovani e l'interpretazione di Moni Ovadia con le sue perle di saggezza: "Io non esco mai, perché gli uomini sono spaventosi".

Buon Compleanno, a me è piaciuto renderti omaggio così. Grazie e scusaci.

sabato 3 marzo 2012

Hysteria di Tanya Wexler. 2011


Una storia vera. Perchè donne, grazie a questo film, simbolicamente nelle sale da Marzo, il mese a noi dedicato, verrete a conoscenza di nome e luogo di nascita dell'inventore del nostro piacere. Teletrasportatevi negli anni 80 dell’800, gli anni della scoperta dei germi, dell’evoluzione medica, gli anni dell'isteria al femminile, fortunatamente superata poi nel 1952, quando l’istituto psichiatrico americano smise di considerarla un disturbo mentale femminile. Ma forse l'unico escamotage per la "discesa in campo"giustificata del nostro caro amico vibratore.
Una pudica e fronzolante Londra che rendeva isteriche le donne. A curarle dottori particolarmente abili con le mani, che sfidando i crampi alle dita, le stimolavano fino a provocarne un parossismo. Il poco macho Joseph Mortimer Granville, contribuì a cambiare e stravolgere i costumi sessuali dell'epoca e a lui anche noi donne del terzo millennio dobbiamo rendere omaggio. Lui il padre dei vibratori, elettrici, domestici, a batterie, il brevettatore di un mezzo che serviva per alleviare i blocchi e i dolori muscolari.
Una commedia vibrante, divertente e che ci svela quanto in realtà l'Inghilterra abbia fatto soffrire con uno spiccato senso del purtitanesimo le donne, solo per spingere poi un medico a questa clamorosa invenzione. Un film bitannico nella scrittura, nell'umorismo, nella mancanza di pruriginosità nonostante il tema, britannico nel trattare il sesso, in senso scientifico e sentimentale e mai volgare.
Ho riso di gusto. Buona feste delle donne, lettrici, regalatevi questo film!

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