sabato 22 settembre 2012

The Reader di Stephen Daldry. 2009

"Tutti sapevano. Come hanno fatto a permetterlo?".
Berlino 1995. Michael Berg dalla finestra osserva un tram che lo riporta al proprio passato. Lo ritroviamo quindi quindicenne, soccorso durante un malanno da una trentenne, la vincitrice dell'Oscar Kate Winslet – qui Hanna –. Hanna lo seduce e inizia al sesso in una relazione che dura poi per tutta l'estate. Michael e Hanna non si limitano però ad avere una relazione di tipo esclusivamente sessuale ma instaurano anche una complicità intellettuale: Hanna ama infatti moltissimo i classici che Michael legge a voce alta per lei tutti i giorni creando con questa donna adulta e affascinante una affinità che non potrà più dimenticare. IL "ragazzo" cresce e come Hanna già sentiva, data la bravura del giovane, fa carriera e diventa un avvocato. 1966. Michael, studente alla facoltà di Giurisprudenza, assiste ad un processo contro alcune donne che durante la Seconda Guerra Mondiale avevano ricoperto il ruolo di sorveglianti SS nei campi di concentramento nazisti. C'è Hanna. La donna potrebbe avvantaggiarsi di un particolare che solo lei ed il ragazzo conoscono ed alleggerire la propria posizione d’imputata, ma entrambi per motivi diversi sceglieranno la via più difficile. Ma lui ne rimarrà nuovamente coinvolto."Quello che proviamo è irrilevante. Conta ciò che facciamo". Non m'interessano le critiche suscitate dal film per la banalizzazione dell'olocausto, Hanna Schmitz, è infatti, una donna ignorante e analfabeta che sta in quella maggioranza silenziosa, che sapeva ed eseguiva gli ordini, perchè “gli ordini non si discutono, si eseguono”. Il male è presente ovunque, anche in una donna qualsiasi,una donna che a fine guerra rimuove tutto l’accaduto come se nulla fosse. Il film non la giustifica, Hanna paga la sua colpa, ma se Hanna era allo stesso tempo una donna speciale che amava perchè non metterlo in scena? Intenso. Fin troppo.Non importa cosa pensi o cosa provi i morti sono morti

venerdì 21 settembre 2012

La pianista di Michael Haneke. 2001

"Mamma, ho appena visto il tuo sesso"
Vienna. Siamo negli alti borghi, anni 80. Erika Kohut vive con la madre anziana ed è una docente di pianoforte al Conservatorio della capitale. Una porta si apre e la madre è stizzita. Perchè? Tutto scorre troppo velocemente sotto i nostri occhi: tre ore di ritardo rispetto a quanto le aveva imposto la madre. La borsetta viene perquisita alla ricerca della prova del ritardo. Un abito firmato. E iniziano le grida: per la madre quelli sono solo soldi sprecati. Le due litigano tirando il vestito fin quando questo non si strappa. E così Erika continua a tirare, ma questa volta i capelli dell'anziana madre. Ma Erika quanti anni ha? Viene da chiedersi. Erika viene trattata come una bambina e lei stesse si comporta come tale: piagnucola chiedendo scusa alla madre ottantenne accarezzandola e abbracciandola e fanno la pace. Sembrerebbe essere tornata la quiete, ma più la storia va avanti più ci rendiamo conto che Erika è, in realtà, una donna frustrata, che ha abbandonato le velleità artistiche e si accontenta di impartirle nei suoi allievi. Erika ha solo la madre e dormono nello stesso letto, un rifugio nel quale chiudersi, provando ribrezzo per ciò che c'è fuori. Con questo ricatto la madre la tiene legata a sè ed Erika si prende cura unicamente di lei. Forti scene di masochismo: si mutila nelle parti intime, frequenta sexy-shop e spia le coppiette appartate. Il suo odio viene riversato sulla libertà dei suoi allievi, che a differenza sua in un rapporto sano con il mondo, non dedicano tutta la loro vita unicamente alla musica. Nessuna esecuzione è perfetta. Walter Klemmer è studente di ingegneria e si diletta al pianoforte. Il ragazzo vedendo esibirsi la professoressa ne rimane attratto, fino a desiderare una relazione con lei. E sarà l'inizio della fine: amore-arte-distruzione- morte. "Io non ho sentimenti, Walter, e anche se ne avessi per un giorno essi non prevarranno mai sulla mia intelligenza". Una donna, che nonostante i numerosi stimoli del giovane amante, si rivela completamente incapace di amare e sa avvicinarsi a Walter nel solo modo in cui ha conosciuto l'amore, cioè con proiezioni distorte: la perversione. Lei fa pervenire una lettera nella quale vi sono scritte le istruzioni che avrebbe dovuto seguire per approcciarsi a lei. Violenza e masochismo. Il solo modo in cui Erika sa amare, lo si capisce bene dall'invidia che sfocia in violenza quando vede Walter, l'unico uomo che nella sua vita l'abbia mai desiderata, approcciarsi alla sua giovane allieva migliore. Da questo brutto incidente comincia la discesa negli inferi senza fine. Erika nella serata che avrebbe dovuto decretare il suo successo rinuncia anche al suo grande amore: la musica. Così con i lividi della notte di violenza precedente, derisa dal giovane che ama, che preso quello che voleva si accompagna al concerto a braccetto di due giovani donne, si pugnala al petto con un coltello da cucina, ma non sa nemmeno uccidersi, il taglio provocato fa fuoriscire solo poco sangue. La porta del Conservatorio si chiude ed Erika scompare come un fantasma.

sabato 15 settembre 2012

Post mortem di Pablo Larrain. 2010

A Salvador Allende.
Santiago del Cile, 1973. Mario ha cinquantacinque anni e vive solo. Parla poco, la sua vita è scandita dal ritmo del ticchettio dei tasti di una macchina da scrivere. Dice di fare il funzionario, ma nello specifico batte a macchina i referti delle autopsie in un obitorio. Ma anche lui sa amare: desidera Nancy, la vicina di casa che lavora in un cabaret. La corteggia, poi l’11 settembre Nancy scompare, mentre per le strade scoppia il caos e il suo lavoro comincia ad intensificarsi: improvvisamente le autopsie cominciano a diventare moltissime in un giorno. Cadaveri, corpi da smembrare, Mario però pensa alla sua Nancy. Un percorso quello di Mario, metafora della sua terra, il Cile nel momento del golpe ai danni di Allende, che comincia ad abituarsi all'orrore e alla morte, come Mario che ogni giorno vede la gente fatta a pezzi e ormai non ci fa più caso. E'lavoro. Lo spettatore viene calato man mano in quest'orrore, grazie anche alla strepitosa fotografia tutta giocata su colori spenti, sul marrone, sul viola dei corpi dei cadaveri: autopsie in primissimo piano, scene di sesso anzi più che altro amplessi desolati dei due scheletrici protagonisti, masturbazione. E Mario nonostante tutto cerca l'amore perchè è alla ricarca in primis di se stesso ("niente relazioni con donne che vanno con altri uomini"), proprio come il Cile che cerca di rivendicare la sua identità. E il mondo occidentale? E'stato solo a guardare. Mario Crede che Nancy sia la sua fidanzata per poi accorgersi tristemente che non è così. E ad Allende viene negato l'esame interno e l’indignazione viene zittita a colpi di pistola. Non c'è speranza. Intorno al morto illustre divise silenti e minacciose. Primissimi piani sul cranio dilaniato di Allende e una fredda analisi inesatta: nessuno osa contraddire il regime, meglio il silenzio o peggio una menzogna. Suicidio. Spazi piccoli, inquadrature sempre asfissianti a simboleggiare che non c'è via d'uscita. Nemmeno la fede: - Nancy: "Ma tu sei cattolico vicino?" - Mario: "Si, quando ho qualcosa da chiedergli. Certo che si".

sabato 8 settembre 2012

Jane Eyre di Cary Fukunaga, 2011.

"Sono una macchina senza sentimenti? Credete che solo perchè sono povera, oscura semplice e piccola io non abbia nè anima nè cuore? Ho un'anima come voi e un cuore grande come il vostro e se Dio mi avesse donato bellezza e denaro, vi avrei reso difficile lasciarmi così com'è difficile per me lasciare voi. Non vi parlo attraverso le mie carni mortali, è il mio spirito che si rivolge al vostro spirito, come se avessimo visto la morte e fossimo ai piedi di Dio uguali come siamo..."
Tra tutti i riadattamenti di questo capolavoro lettereraio della scrittrice inglese Charlotte Bronte: dalla proiezione inglese con Orson Welles del lontano 1943, fino a quella del 66 di Zeffirelli, la mia preferita è questa targata 2011. Come ben sa già chi ha letto questo strepitoso romanzo occorre fare un tuffo nel perbenismo di pulsioni represse così care alle sorelle Bronte, che hanno, se pur credo non avendole mai vissute, anzi forse proprio per questo, fatto sognare fior di generazioni grazie alle loro passionali storie d'amore senza tempo. La carica passionale del romanzo era sempre stata a mio avviso trattata poco bene nelle precedenti pellicole, ora questo per me sconosciuto regista americano (di padre giapponese e madre svedese, ecco spiegato il bizzarro cognome) Cary Fukunaga ne ha accentuato piacevolmente l'atmosfera gotica di quell'Ottocento, grazie anche alla bravisisma Mia Wasikowska, l'Alice di Burton, e all'affascinante bisbetico Rochester Michael Fassbender. Il film ha degli interessanti salti temporali: la storia, infatti, comincia con Jane che nella notte con una nuova identità, fugge via disperata dalla tenuta di Thornfield Hall. Fino a raggiungere una casa di anime pie che la ospitano e le offrono le migliori cure. Un pastore St. John è il padrone della casa, che da subito rimane affasciato dallo sguardo della bella Jane. St.John vive con le sue due amorevoli sorelle, è in procinto di partire come missionario e chiede quindi Jane in moglie. Ma a Jane quella nuova vita che le si prospetta davanti, pur dignitosa e al fianco di un uomo onesto, appare impossibile. Così, nonostante gli forzi per reprimerle, le ingisutizie subite e quell'amore passionale a sprazzi vengono fuori e vengono così ricostruiti nel film motivando il perchè la ragazza non accetta la pur dignitosa proposta del pastore. Jane, come "tutte le governanti" ha una storia dolorissima alle spalle: è orfana di entrambi i genitori e viene affidata alle cure della perfida signora Reed, sorella di suo padre, ma il suo carattere forte, anche troppo per una ‘femmina' del tempo presto le alieneranno le simpatie della donna, la tipica borghese del tempo, triste e sconsolata di essere solo dedita ai figli che vede in Jane il germe del peccato. Così affida l'odiata nipote presso l'istituto di carità di Loewood, dove le bambine vengono cresciute nell'ossessivo rigore delle regole, castigate, picchiate e umiliate. Solo la dolce e pura coetanea Helen Burns le è amica, finchè non muore e Jane dopo questa perdita dolorosa temprerà ancora di più il carattere, e divenuta maggiorenne, lascerà il collegio per prendere impiego come istitutrice a Thornfield Hall. Entra qui in scena il signor Rochester, uomo irriverente e oscuro che nasconde un tetro passato. Ma che da subito si accorge della bellezza e rarità di Jane, tanto da rimanerne sin da subito folgorato, di contro la giovane non potrà fare a meno di sentirsi sempre più attratta da quell'uomo, anche se non riuscirà da subito ad accettarne il suo passato tanto tetro e doloroso. Altalenanti gli stati d'animo dell'eroina Jane e Fukunaga meglio di chiunque altro sa coglierli a pieno, vivida ed emozionante la fuga e poi la ricerca impazzata di quest'amore proibito. Ben riuscito.

domenica 2 settembre 2012

Buffalo 66 di Vicent Gallo . 1998

Noi siamo una coppia che non si tocca, che non si tocca! Ci piacciamo, ci piacciamo e stiamo un sacco di tempo insieme. Però non ci tocchiamo, va bene?
Billy Brown esce di prigione. E'confuso, arrabbiato e vuole togliere la vita all'ex giocatore dei Buffalo Bills che, truccando una partita su cui lui aveva scommesso tanti soldi, l'aveva costretto ad autoaccusarsi di un crimine non commesso perché impossibilitato a pagare la cifra. Un film di e con l'affascinante Vincent Gallo. Nevrotico, incapace a comunicare con le persone che ama, ha due genitori che non lo amano ma che ama. Un film dalla forte presa emotiva e intellettiva, interessanti i vari split-screen che partono sempre da suoi primi piano, piccoli quadrati che dallo schermo diventano sempre più grandi fino ad occupare lo spazio prominente mettendo in scena i ricordi che più hanno inciso nel renderlo così asettico e catatonico con asfissianti e stretti ambienti a ruotare intorno. Ed altrettanti asfissianti personaggi che ruotano attorno alla vita di Billy e che ne snocciolano tutte le sue stranezze a partire dai genitori che accolgono il figlio dopo cinque anni di assenza come se niente fosse, continuando ad ignorarlo e ad incolpandolo di essere nato proprio il giorno in cui i Buffalo hanno vinto una partita dopo anni e anni di sconfitte. Burrosa e dolce Christina Ricci sarà l'angelo sceso sulla terra a rinsaldare il suo equilibrio molto precario, spiegandogli l'inconsistenza dei suoi rapporti interpersonali che tanto lo affliggono e pronta ad amarlo di sentimenti veri. Un amore che nasce fin da subito: sotto minaccia la bella Ricci finge di essere da subito sua moglie, perché questi ha sempre mentito circa la sua permanenza in carcere, facendo credere loro di avere un ottimo lavoro e una bella famiglia. Malinconia e solitudine. Ma alla fine tranquilli scatta l'happy end.

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