mercoledì 24 ottobre 2012

Viola di Mare di Donatella Maiorca. 2009

Nello stesso mare di tutti, nuota un piccolo pesce che da femmina si fa maschio per amore. Io prendo per me il suo nome. Viola di mare.”
La viola di mare è più comunemente conosciuta come “donzella”. È un pesce ermafrodita del Mediterraneo che nasce femmina e, dopo aver depositato le uova, diventa maschio. Per ogni siciliano la donzella si chiama, più comunemente, minchia di re. Questo il titolo anche del romanzo da cui il film è tratto di Giacomo Pilati, scrittore e giornalista trapanese. Una struggente Sicilia di metà 800, quella chiusa, bigotta che bada solo all'apparenza, all'onore e al rispetto. Favignana per la precisione. Dura quindi per Angela innamorarsi di Sara. Sarà costretta a diventare Angelo, tagliandosi i lunghi capelli neri e fasciandosi il seno. Il padre in fondo aveva sempre voluto un "masculo" e l’avrebbe preferita ‘puttana invece che mezzo maschio’. Angela non si piega e vincendo le iniziali resistenze di Sara, attende la passione, che scoppierà davanti ad un fuoco mentre nel paese passa una processione di sinistri incappucciati di rosso. Feti nascosti in cantina. Preti non proprio immacolati. E l'amore alla fine trionfa: "Io questi vestiti me li tengo addosso tutta la vita, se rimaniamo insieme!" Splendida Lucrezia Lante Della Rovere: il suo bacio saffico è la scena più seducente del film che certo non si risparmia in scene di nudo e amplessi. Molte, troppe le falle del film. Ma tutto viene perdonato dalla scena finale: filere di pomodori stesi al sole ad asciugare, i muri a secco e il vestito di Angela: nero, come i suoi occhi, come i suoi capelli. Come quell'estremo dolore. Le colonne sonore della Nannini non sono un po'troppo rock?

sabato 20 ottobre 2012

Quell’oscuro oggetto del desiderio di Luis Buñuel. 1977

Ultimamente facevo il conto delle donne che ho avuto, e mi meravigliavo di non aver mai posseduto un’amante bionda. E così avrò ignorato per sempre questi pallidi oggetti del desiderio”.
Trentaduesimo e ultimo film di Bunuel, ricordato perchè la bellissima Maria Schneider fu considerata incompatibile come "oggetto del desiderio" (possibile?!)e così Conchita alla fine va in scena grazie a Carol Bouquet e Angela Molina, doppiate però con un unica voce per rappresentare la doppia ambivalenza dell'animo femminile, perchè una donna ha più facce. La storia, che nel romanzo si svolge a Siviglia, è qui spostata a Parigi dove il ricco Mathieu s'innamora della ragazza appartenente però ad una classe sociale inferiore. In realtà la pellicola ha però inizio a storia già avviata: Mathieu è sul treno Siviglia-Parigi e inonda Conchita con una secchiata d’acqua a cui assistono un magistrato, uno psicologo nano e una madre con la figlia che viaggiano nello scompartimento con lui e ai quali l'uomo finisce per narrare a ritroso la storia di quell'amore tormentato: “quella donna era la peggiore delle donne, la peggiore della terra, e la mia sola consolazione è che, quando morirà, Dio non le perdonerà mai! […] “Converrà che è meglio innaffiare le donne anziché assassinarle”. Conchita per tutta la durata del film, con la complicità della madre fingerà di donarsi all'uomo per poi scomparire e disilluderlo puntualmente: la diabolica vergine che balla il flamenco mostrandosi nuda ai turisti “La chitarra è mia e la suono per chi voglio io”. Una commedia dell'inganno dove l'uomo si riduce a un burattino nelle mani di Conchita, la classe borghese compra tutto, è incapace di amare sembra voler suggerire il regista e il prevedibile proletariato si beffa di ciò.

venerdì 19 ottobre 2012

Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim Ki-Duk. 2003

Finché dura lo spazio, finché permangono gli esseri senzienti, che io possa vivere per scacciare la sofferenza dal mondo
Un monaco buddista e il suo giovane discepolo vivono in una casetta galleggiante su un lago in Corea, simbolo del distacco dal mondo. Il film è diviso nella rappresentazione delle quattro stagioni, più una che rappresentano l'iniziazione alla vita e all'illuminazione. Fin quando l'arrivo di una ragazza scombina i sentimenti del discepolo..."Il desiderio crea dipendenza, e la dipendenza porta pensieri di morte”, dichiara, infatti, il maestro al suo giovane allievo innamorato in uno dei pochissimi dialoghi della pellicola. Il mondo esterno ha fatto dei desideri la sua unica ragione di vita. Questa la critica del maestro. Ma "non è colpa tua" consola la voce del maestro, ogni stagione ha le sue tentazioni ed è umano cedervi, compito del maestro sarà proprio mostrare al suo allievo ogni volta la strada per la redenzione, tramite anche il dialogo con cui accoglie il ragazzo appena tornato: “Dunque sei tornato. Sembri sconvolto, per quale motivo?” – “Io la odio, quella puttana!!! Ha detto di amare solo me, e poi ha trovato un altro uomo!!!” – “E tu che diritto hai di considerarla tua? Non può forse qualcun altro provare per lei quello che provi tu? La vita è trovare, e imparare a rinunciare a ciò che si è trovato.” Fin quando il lago si ghiaccia e arriva l'inverno. La poesia delle porte che dividono ambienti già aperti: non esistono infatti pareti. Il bello di Kim Ki-Duk che piace e convince anche quando non lo si capisce. Anche quando è semimuto come in questo caso. Perchè è bello. Il primo quadro è la Primavera, l'età della scoperta, dell'innocenza, che nel caso dell'allievo è però crudele: lega con un sasso un pesce, una rana e un serpente. Il monaco lo segue ed osserva e il mattino dopo lega a sua volta un sasso alla schiena del ragazzo, per liberarsene dovrà ripercorrere a ritroso il cammino fatto nel giorno precedente e liberare gli animali, avrà la libertà quando l'avrà restituita: “Se anche una delle creature che hai torturato muore, porterai nel cuore un peso per tutta la vita”. Sarà questa la sua prima lezione in assoluto. Poi verrà l'Estate con il tormento della carne: l'adolescenza. Una ragazza giunge al monastero perchè malata: “Quando la sua anima raggiungerà la pace, solo allora il suo fisico ritroverà la vita”. E la ritrova tra le braccia del giovane che poi la seguirà quando lei una volta guarita andrà via. E quel microcosmo protettivo che aveva fino a quel momento fatto da casa all'allievo verrà oltrepassato. L'autunno sarà la stagione della violenza: “Non sapevi che fosse così?” sembra rimproverarlo il monaco che per espiare le sue colpe lo percuote, lo lega e lo obbliga ad incidere sul pontile del tempio il Sutra, seguendo i suoi gesti: scrive a sua volta utilizzando la coda di un gatto. Fin quando non sopraggiungono i due poliziotti per arrestarlo ma finiranno per colorare le incisioni del giovane che intanto continua a scrivere per tutta la notte. L'allievo verrà condotto via. E sopraggiunge così l'Inverno, stagione dell'espiazione, stagione in cui una giovane madre si recherà al tempio per lasciare il suo giovane figlio lì e far si che il ciclo della vita si ri.compia, per questo "sarà di nuovo Primavera": un nuovo bambino sarà pronto ad affrontare il percorso. “Finché dura lo spazio, finché permangono gli esseri senzienti, che io possa vivere per scacciare la sofferenza dal mondo”

martedì 9 ottobre 2012

Amores Perros di Alejandro Gonzales Inarritu. 1999

Sai cosa diceva mia nonna? Se vuoi far ridere il buon Dio, raccontagli i tuoi progetti.
Una macchina corre inseguita da una jeep gialla e i due ragazzi alla guida guardano nello specchietto retrovisore sperando di riuscire a seminarla. Sul sedile posteriore un cane nero, disteso, agonizzante, coperto di sangue con uno dei due ragazzi che gli tampona la ferita. Fin quando l'auto non si scontra con quella di una donna. Octavio ha nella testa e nel cuore un amore impossibile: quello per Susana, la moglie del fratello Ramiro, rapinatore a tempo perso, che con lei ha anche un bambino già nato e un altro in arrivo. Octavio vuole fuggire con lei e per racimolare denaro usa il cane in battaglie clandestine. La donna colpita dalla macchina in folle velocità di Octavio è Valeria, una bellissimi fotomodella che sta per iniziare una convivenza con un uomo sposato ma che ama. Perderà una gamba e anche questa storia che s'innesta con la prima finirà quindi in tragedia. El Chivo, è invece un barbone ex-guerrigliero comunista, assomiglia infatti molto a Marx, dopo anni di carcere vive con i suoi cani, vivendo dei proventi di omicidi su commissione. Anche lui si trova sul luogo dell'incidemte. È il solo ad accorgersi che il cane non è ancora morto e deciso a salvarlo lo porta nel suo rifugio. Un cane addestrato per uccidere saprà però solo sterminare "la famiglia" di colui che gli ha salvato la vita, ed El Chivo si renderà conto di quanto è disumano togliere la vita a qualcuno. Stile Inarritu. Un episodio centrale, spesso un incidente d'auto e le diramazioni umane di chi ne e’ coinvolto. Frammenti di vite disordinate da un evento tragico che a tutti potrebbe capitare d'incrociare. Casualità allo stato puro. Ma che è un capolavoro.

venerdì 5 ottobre 2012

21 grammi di Alejandro González Iñárritu. 2003

Quante vite viviamo... quante volte si muore? Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso, nessuno escluso. Ma quanto c'è in 21 grammi? Quanto va perduto? Quando li perdiamo quei 21 grammi? Quanto se ne va con loro? Quanto si guadagna? Quanto si guadagna? 21 grammi... il peso di 5 nichelini uno sull'altro... il peso di un colibrì, di una barretta di cioccolato... Quanto valgono 21 grammi?
21 grammi. Il peso che il nostro corpo perde al momento della morte.21 grammi la misura dell'anima, della vita. Uno splendido Sean Penn nella prova migliore della sua carriera, è qui un cardiopatico in attesa di un trapianto di cuore che possa salvargli la vita e ridare la speranza a lui e alla moglie. Una coppia in crisi. Che spera di risollevarsi anche grazie ad una gravidanza, che la donna vuole ad ogni costo, nonostante stia per perdere il marito e il loro amore ancor prima della vita. Non si amano, ma continuano a prendersi cura l'un dell'altro. Christina è invece una moglie e madre modello dopo un passato da ex tossica. Terzo personaggio di questa intricata storia: Jack ( Benicio del Toro) ex galeotto che pare aver trovato la via delle redenzione attraverso il fanatismo religioso. Proprio lui, Jack investirà ed ucciderà marito e bambine di Christina, e l'uomo morente donerà il suo cuore a Sean Penn. La vita di tutti e tre da quel momento muterà profondamente. Jack sarà divorato dai rimorsi di coscienza e si costituirà, sordo al grido di dolore della moglie che non vuole togliere un padre ai suoi figli. Christina si ritroverà nuovamente nell'abisso della disperazione e della solitudine, mentre Paul col suo cuore nuovo di zecca, tenterà di ricominciare a vivere normalmente, innamorandosi della fragile Christina. Una storia smontata, frammentata e costruita senza un ordine pezzo per pezzo. narrandola per grandi temi: il capitolo dell'amore, della morte, della disperazione.

lunedì 1 ottobre 2012

Manolete di Menno Meyjes. 2010

"La corrida è per chi è morto dentro".
Un testa a testa con un feroce toro, emblema della donna che ama. Una gloria da riconquistare, una donna da meritare. Il matador ripercorre così, i mesi precedenti durante i quali la passione per la bellissima Penelope Cruz, ha sconvolto la sua umanità, rendendolo un nulla al di fuori del suo campo di battaglia che è l'arena. Lupe, la donna amata, risveglia la sua passionalità, quegli occhi freddi cominciano a pulsare. Ma ho trovato troppo eccessiva e banale la gelosia di Manolete, discriminante quasi per la memoria del grande matador, fuoriluogo i tanti incedere della pellicola su immagini e scene prive di significato ma solo accattivanti da un punto di vista estetico. Questa storia d'amore ridicolizza quasi il timido e malinconico Manolete, la Spagna neo-franchista aveva nel torero il simbolo della forza, della virilità, qui sembra non essere così e lagata a quell'immagine non ho saputo andare oltre guardando il film. Noioso. Deludente

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