lunedì 29 luglio 2013

Una separazione di Asghar Farhadi, 2011

Due punti di vista. Un film in cui a decidere le sorti è un giudice. Fin dall'inizio, abituatevi da subito: Naader e Simin vogliono divorziare. Lei vuole garantire un futuro migliore alla loro unica figlia e vuole andare via, ma lui che non ne vuole sapere: preferisce rimanere a curare il padre malato di Alzheimer che vive con loro. Razieh, una nuova donna, portatrice di sventura entra quindi nella casa dell'uomo e della sua vita: assunta come badante.Razieh è incinta di quattro mesi, ma Nader sembra non saperlo.. Mi ha commosso il padre di Naader, mi ricorda mio padre: “Ma che differenza fa per lui se stai o te ne vai? Tanto non ti riconosce neanche più”, gli dice Simin. “Ma io riconosco lui, io lo so che lui è mio padre”. Tutto molto scenico, teatrale, con una verità intricatissima, pirandelliana: dalle mille facce indistricabili. Bellissimi i volti di intesa che spesso si scambiano le figlie delle due coppie, vittime dell'agire troppo spavaldo dei padri, troppo fragile delle madri. Pessimo il doppiaggio, se potete guardatelo in lingua originale. Bellissima la camera a mano di Farhadi, per una regia impeccabile, puntuale. Kiarostami mi aveva un po' messo in guardia dai film iraniani così lenti,in questo film di iraniano c'è ben poco, la storia è universale: borghesi contro piani bassi. Comprenderete le ragioni di tutti e li assolverete, nè vincitori, nè vinti, ognuno incassa la sua piccola sconfitta e la porta a casa. E sarà infine la giovane Termeh che cresce e diventa donna in fretta a dover emettere una sentenza che rimane muta, perchè giungeranno prima i titoli di coda.

sabato 27 luglio 2013

Truman Capote: A Sangue Freddo di Bennett Miller. 2005

E' come se io e Perry fossimo cresciuti nella stessa casa. E un giorno lui è uscito dalla porta sul retro e io da quella davanti
1959. Londra. Le immagini di apertura mostrano spighe accarezzate dal vento. E poi quella parole vere, pronunciate con quel modo di parlare capotiano così particolare: “Io sono sincero su ciò che scrivo…dire che sei una cosa quando ne sei un’altra…”. Poi quell'omicidio. Le sue mani ritagliano l'articolo di giornale. Comincia così il film dello strabiliante libro che ha generato la non fiction novel, genere a metà strada tra la letteratura e il giornalismo. Nelle Harper Lee autrice de “Il buio oltre la siepe” lo accompagna durante le doglie di questo parto che darà vita aun nuovo modo di fare letteratura. Perry Smith, al quale si affeziona pericolosamente, tanto che l’amica Harper Lee teme che stia per innamorarsene, è uno dei due killer che ha sterminato una famiglia composta da quattro persone nel blando tentativo di rapinarli per un'informazione errata circa la somma di denaro che la famiglia possedeva in casa. Nel 1965 assisterà all’esecuzione dei due e porterà a termine l’ultima parte del suo folgorante romanzo. Capote parte inizialmente come inviato del “New Yorker” solo per scrivere una pagina di cronaca sull'efferato omicidio. Ma tramite una telefonata informa subito il direttore che le cose stavano, nella sua mente, prendendo una piega diversa. Poi quell'attaccamento a Perry, che nel romanzo però viene celato e alla fine sembra quasi che non attenda altro che venga giustiziato per poter porre fine a quel romanzo "così grande da togliergli il respiro". L'amore vero è solo nei confronti dell'arte, nasconde a Perry che il romanzo è quasi terminato, gli racconta di aver scritto ancora poco, di non aver nemmeno scelto il titolo. Capote rischia di perdere la fiducia di Perry, se si sentisse tradito, se decidesse di non parlare più? Capote vive dentro di sè l'inferno e il film lo trasmette in maniera potente. E alla fine non sarà la corda al collo ad uccidere i due killer, ma la cinicità di Capote che li muove come due pedine, li usa e poi se ne disfa. Ma Truman ama il Perry il personaggio, quello che si muove nel libro e non nella cella. Che eleganza. Tutto è così perfetto grazie a quel cronista spietato che ha dentro la tragedia dell'abbandono materno. Non è la personalità degli assassini quella che si cerca di ricostruire, diventa banale al cospetto di quella del genio Capote. Non è il dramma che v'interesserà, quello è in secondo o terzo piano, ma quanto Capote abbia capito che la crudeltà interessa e attira. E la povera famiglia sterminata diventa un romanzo vendutissimo. Bellissimi gli occhi di Perry, malinconici al punto giusto. Forse Capote non li ha mai dimenticati: morirà alcolizzato nel 1984.

giovedì 18 luglio 2013

Les petits mouchoirs di Guillaume Canet. 2010

...come posso spiegarti... ecco, amo le tue mani. Ti giuro che non so cosa mi succede ma è qualche mese che sento una cosa strana quando ti vedo. Eppure non sono gay, non sono omosessuale, è solo con te. Voglio dire che è solo con te che sento questa cosa e quindi cerco di capire... E' vero che io ti ho sempre ammirato: amo la tua personalità, il modo in cui ti batti per le cose ed anche i tuoi difetti, io li amo! E poi sei sempre stato una valvola di sfogo per me. Sei il mio amico, il mio confidente,e d all'improvviso adoro quando ci abbracciamo per salutarci o quando guardiamo le partite, sai, quando saltiamo e ci stringiamo capisci? Anche solo il contatto fisico è strano, mi smuove qualcosa!
Un film corale. Un piccolo capolavoro snobbato fatto di un gruppo di amici, quarantenni, ognuno con dei difetti messi in evidenza nel film, apparentemente ‘affettuosi’ ma in realtà bugiardi ed egoisti. Infatti nonostante uno di loro sia in condizioni gravissime in ospedale, in terapia intensiva in seguito ad un incidente, il gruppo decide comunque di partire per le programmate vacanze, ‘abbandonando’ di fatto per due lunghe settimane l’amico di sempre. Ansiosi, egositi, nevrotici, omofobi, sessualmente liberi ma poi sentimentalmente problematici e mentre uno di ‘loro’, lotta tra la vita e la morte, loro gli sono vicini godendosi la barca, il sole, la spiaggia, ricchi pranzi a base di pesce fresco. Una storia che non ha nulla di originale, ma che ti fa ridere (ho riso davvero tanto)ma non è un film comico e piangere senza essere un film drammatico. Ludo è l'uomo che apre il film con il suo sballo e il suo incidente, l'oramai celebre Jean Dujardin, di The artist. il ricco, omofobo e prepotente Max (il padrone di casa) è François Cluzet protagonista di Quasi amici, emblema di quel benessere: soldi, lo yacht, la casa al mare che non significano "star bene". Stupenda la scena finale del funerale ( bhe scusate lo spoiler ma l'amico muore) in cui il vecchio amico del molo compare bermuda, maglietta e un misterioso sacco in spalla durante la sepoltura (non vi dico il contenuto, emozionatevi, come mi sono emozionata io)

martedì 16 luglio 2013

Argo di Ben Affleck. 2012

"Quindi tu vuoi venire a Hollywood e far finta che stai lavorando a un grande progetto senza realizzarlo, giusto? Allora hai scelto il posto giusto!"
Un ben riuscito thriller politico, con un eccellente fotografia sgranata, nervosa, merito del direttore della fotografia, che è lo stesso di 21 grammi - Il peso dell'anima, Rodrigo Prieto. La storia vera è quella di Tony Mendez, per il quale il regista si è ritagliato il ruolo (azzeccato) da protagonista, agente della CIA che nel 1979 fronteggia la crisi di sei ostaggi americani a Teheran. Va in scena la beffa come nelle migliori commedie plautine: i sei faranno finta di essere membri di una troupe cinematografica in Iran per girare l’ennesimo film trash d’ambientazione esotica. Affleck non ce la fa a non essere di parte: si omaggia platealmente la politica Carteriana. Risulta difficile credere che questa storia sia avvenuta realmente: una montatura colossale che ebbe come gancio il noto truccatore (premio Oscar per "Il pianeta delle scimmie") John Chambers e il produttore hollywoodiano Lester Siegel per dare credibilità alla farsa. Argo mi sei piaciuto: “Argo vaffanculo!”

giovedì 11 luglio 2013

Atame! di Pedro Almodovar. 1990

Ho ventitré anni e cinquantamila pesetas, e sono solo al mondo. Cercherò di essere un buon marito per te e un buon padre per i tuoi figli.
Marina è un'affascinante e nevrotica attrice cinematografica. Prima pornostar e poi tossicodipendente in risalita. Ricky (Banderas) innamorato di lei, e non proprio sano di mente, si vede costretto a legarla a letto e sequestrarla per tenerla con sè. Si farà conoscere profondamente fin quando lei s'innamorerà di lui."Ho dovuto rapirti perchè tu possa conoscermi a fondo, sono sicuro che allora anche tu ti innamorerai di me, come io lo sono di te. Ho ventitre anni e cinquantamila pesetas, sono solo al mondo. Cercherò di essere un buon marito per te, e un buon padre per i tuoi figli" "Siamo tutti vittime delle nostre dipendenze" sembra suggerire l'ottavo film di Almodovar. Strepitosi i numeri musicali. Tutti abbiamo bisogno di appartenere a qualcuno. Meglio se questo qualcuno assomiglia anche vagamente a Banderas. Il realismo è ormai sinonimo di Almodovar. così come la Spagna. Non l'ho mai vista, ma la immagino passionale e colorata come quella da sfondo ai suoi film: turchese, giallo zafferano, rosso corallo. Consiglio: da vedere legati al letto.

mercoledì 3 luglio 2013

The Tree Of Life di Terrence Malick. 2011

"Mi ricordo quando sei nato. Non mi hanno lasciato venire a casa. In marina dicono che un ufficiale deve essere presente al progetto della nave ma non al varo!"
Sia per la Bibbia che per il Corano Giobbe è l'uomo giusto messo alla prova da Dio per dimostrare come non si debba giudicare l'operato divino in base ai parametri umani. Tree of life comincia con una citazione su Giobbe, il dolore dell'innocente. Brad Pitt è un padre troppo autoritario. Tre figli, uno dei quali muore.Sean Penn è il figlio maggiore ormai adulto, che ricostruisce la vicenda tra ricordi, sogni, immagini. Si signori, è un film visionario, è tutta una visione: a livello concettuale, narrativo, espositivo, visivo e anche uditivo. La storia stessa di questa famiglia della middle class americana anni Cinquanta risulta superflua, da contorno. Palma d’Oro 2011. Va in scena la lotta tra Bene e Male: la Grazia è rappresentata dalla rossa ed eterea madre dei tre giovani, da piccola le hanno detto che esiste la Natura che è violenta e vive solo per dominare, e poi c’è la Grazia che invece è la via dell’obbedienza e del sacrificio. Altalene. Vialetti lindi, bambini che giocano. Poi le tenebre, l'acqua che risucchia uno dei tre fratelli. Il padre intima loro di non fare tutto quello che lui poi invece fa, eppure quell'odiato padre è quello cui più risulta essere simile il maggiore dei figli: "Io non sono come lei, sono come te”. Lei è la Grazia, sopporta, finge di non vedere, rimane muta, gira le spalle, stende i panni. Una lunga preghiera laica, sussurrata, a fil di voce, con Natura e Grazia che si scontrano in immagini da screensaver.

martedì 2 luglio 2013

Melancholia di Lars Von Trier. 2011

La Terra è corrotta non c’è alcun bisogno di affliggersi per lei nessuno ne sentirà la mancanza.
Justine si sta sposando. Claire (Charlotte Gainsbourg), sorella della sposa, ha organizzato la festa di nozze nella sua tenuta, il marito è ricchissimo. Rancori. malumori. La sposa si allontana spesso, fugge. qualcosa non va. Lo sposo capisce e toglie il disturbo. Ha inizio la seconda parte: Justine è in uno stato di profonda depressione. Un pianeta chiamato "Melancholia" si dirige velocemente verso la Terra. Film realistico al punto da ferire, far male, Justine veicola il messaggio principale, lei che ormai si distacca completamente e suggerisce: il nostro è un mondo maligno che merita il suo destino. Lo spettro della fine del mondo diventa la metafora della patologia, la depressione, che toglie gioia di vivere, ti fa pensare che il mondo meriti la fine, perchè cattivo, vuoto, senza senso. Melanacholia è smisuratamente più grande della Terra, emana una luce blu, con la quale Justine di notte fa l'amore. Justine è in connessione con la Natura, infatti, a differenza di Claire, non teme la fine, il male, lo accetta. Eppure Claire è sposata con uno scienziato, un uomo inutile vigliacco, che muore da solo. Quando Von Trier contesta così tanto la borghesia malata, qui rapresentata da Claire e il marito, forti solo dei loro possedimenti materiali e attenti alla forma: organizzano un banchetto di nozze sfarzoso e si preoccupano di fare bella figura, mi ricorda Bunuel. Film perfetto.

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