giovedì 24 ottobre 2013

Gloria di Sebastian Lelio. 2013

Presentato all'ultima edizione del Festival di Berlino ha conquistato l'Orso d'argento per la migliore interpretazione della protagonista Paulina Garcia, Gloria e la sua vita affettiva da riempire. Una straordinaria cinquantottenne, sola, ma senza drammi, nè commedie. Il regista di Post mortem è sempre su di lei, non la molla nemmeno per un'inquadratura e la tiene sempre al centro anche quando in scena entra l'innamorato problematico, inaffidabile, un po'psicopatico, bugiardo. Piene di carica erotica le scene di sesso fra i due. Espressivissima Gloria, stupendi i suoi mezzi gesti che parlano, forti le sue emozioni che sentirete tutte anche sulla vostra pelle. Liberatorie le sue passeggiate per le strade di Santiago e la danza di uno scheletro sostenuto dai fili di un’artista ambulante. Le manifestazioni studentesche. Canzoni melense che Gloria ama canticchiare mentre guida, le salse nella sala da ballo, la bossa nova Aguas che due amici brasiliani cantano a cappella durante una festa, fino alla Gloria di Umberto Tozzi che chiude è dà il titolo (e quindi apre) l'intera vicenda. Pance flaccide sorrette dalla pancera, rughe, cazzi poco prestanti, eppure sensualità a gogò. Gloria offre una seconda possibilità anche se sa che non dovrebbe. Cade e si rialza. Accetta finalmente quel gatto nudo, senza pelo che in principio le fa schifo. Perchè anche lei si mette a nudo e non se ne vergogna. Quasi perfetto. Ma a me i film perfetti non piacciono.

giovedì 17 ottobre 2013

L'imbalsamatore di Matteo Garrone. 2002

Peppino Profeta è un nano di mezza età che imbalsama animali, con l'aggiunta di qualche "lavoretto sporco" per la camorra, per avere dei soldi per i suoi "vizi", uno in particolare su cui ruota l'intera vicenda del film. Valerio è un ragazzo prestante, pettorali scolpiti, sguardo accattivante. Un po' troppo giovane per i miei gusti, ma da dieci e lode comunque il ragazzo. Peppino gli offre lavoro come aiutante nella sua bottega, insegnandogli tutti i trucchi del mestiere e averlo vicino. Sa come attrarre il ragazzo: stipendio raddoppiato rispetto a quello da cameriere, vita mondana con annesse donne e festini privati. Fino addirittura ad ospitarlo, quando il fratello si lamenta dei suoi orari. Peppino segue un copione per allontanare il ragazzo da parenti e fidanzata. Tutta questa amicizia comincerà a puzzarvi e dopo un po', insieme a Valerio, e forse anche dopo, capirete le reali intenzioni di Peppino. A rompere l'equilibrio la svampita ragazza dalle labbra rifatte, per la quale Valerio prova una forte passione, tanto da convincere Peppino ad ospitarla sotto il loro tetto e scatenando la sua gelosia. Difenderà ad ogni costo il suo pupillo. Mai si capirà se in realtà la relazione tra i due si consumi, nonostante la ragazza di Valerio costantemente lo chieda. Qualcosa vi lascerà presagire che la fine sarà tragica. Esisteva veramente "un nanetto della Stazione Termini", Peppino qui romanza il tutto e con estrema bravura direi, un uomo dai tratti di showman che ben si presta alla personalità richiesta dal personaggio. Tutto è sottotono, ma affascinante e intrigante. Degno di nota l'inconsueto punto di vista del tacchino chiuso in gabbia allo zoo che assiste all'adescaggio di Peppino nei confronti di Valerio, attutito sia nella vista che nell'udito. Geniale. Primi piano improbabili, frequente alzarsi e abbassarsi della telecamera per seguire il nano Peppino e il gigante Valerio, stacchi improvvisi nella ripresa. Dialetto campano. Va verso questa strada il cinema italiano contemporaneo. Improvvisazione, realtà. Mi piace.

giovedì 10 ottobre 2013

L’Écume des jours di Michel Gondry. 2013

"Sento che tutta la mia vita dipende da questo istante".
Quando tutti gli altri linguaggi artistici confluiscono in una pellicola state pur certi che avete a che fare con quel genio di Michel Gondry, qui impegnato a portare sullo schermo il romanzo di Boris Vian, il trombettista, amante del jazz, L’Écume des jours. Colin, il protagonista è un ricco parigino, che s’innamora dello sguardo magnetico di Chloe, che sembra “essere stata arrangiata da Duke Ellington”. La ragazza contrae una malattia al palmone, male che sembra essere una poesia sia per il modo in cui viene curato, sia per come viene contratto. E' una ninfea quella che inizia a crescerle nei polmoni e l’unica terapia possibile sarà quella di circondare costantemente la paziente con fiori freschi che dopo pochi minuti nel tentativo di uccidere la ninfea appassiranno. Per il resto scorderete anche la trama, presi come sarete nello scoprire le invenzioni da piccolo chimico che la fanno da padrona in ogni sequenza: come il piano cocktail che tutti sognerete di avere. Il cibo si muove da solo e danza nel piatto, gli ogetti si rompono e si ricompongono. E poi la musica, tutto è un grosso tributo a questa dea: le gambe di chi la balla si allungano e diventano snodabili ballando lo "sbircia, sbircia", le camere diventano rotonde. Il cuoco vive nel frigo e nel forno e aiuta il suo "domestico": Chi è il cuoco? - No è il mio avvocato. E la mia guida intellettuale. Cucina perchè lo aiuta a stare calmo.. Eppure, sembra suggerire la morale del film, per quanto si viva una vita da favola, la perdizione, il nulla è sempre dietro l'angolo. Di sicuro non è la sua opera più riuscita, ma credo sia quella che meglio potrebbe essere apprezzata da un pubblico di giovanissimi, di bambini. Pennac disse qualcosa di molto giusto sulle opere di Vian: sosteneva che le sue novelle necessitavano di essere lette più volte nel corso degli anni, per gustarne ogni sfaccettatura: la passione amorosa, la critica sociale,il pessimismo cosmico. Nel film troverete traccia di tutto. Pilotare una nuvola sui cieli di Parigi poi. Bhe questa è un'impresa difficile da catalogare, spiegare. Quindi prendetela così. Senza spiegarla. Il film è pieno di romanticismo per quanto il protagonista dichiari più volte di odiare la mielosità. Ma come la catena di montaggio umana con macchine da scrivere che scorrono in fila sui tavoli suggerisce: il destino dei personaggi è già scritto. Questo film balla lo sbircia- sbircia anche lui, barcolla e non si regge sulle proprie gambe se lo separiamo dal geniale romanzo da cui è tratto, non si può capire l'enorme sforzo del regista prescindendo da esso. Gondry ad un certo punto, interviene a dare soccorso alla sua opera, è il dottore di Chloe. Concordo con Pennac, anche il film andrebbe rivisto. Alla prima visione non vi farà di sicuro impazzire. Comincia in quarta, diventa piacevole a metà e verso la fine rallenta troppo. Vi lancio però la sfida, così come Gondry la lancia a chi intende sposarsi. (Ma questo ovviamente lo capirete solo guardando il film.

giovedì 3 ottobre 2013

Non lasciarmi di Mark Romanek. 2010

"Non c'è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perchè della loro morte" (dall'incipit della "Storia" di Elsa Morante, citando a sua volta la testimonianza di un sopravissuto di Hiroschima)
Campagne inglesi autunnali e un romanzo: "Non lasciarmi" di Kazuo Ishiguro. Con voce narrante l' assistente Kathy H.. Un'atmosfera sospesa, irreale e annebbiata. Poi tutto man mano prende significato e forma sia nel film, sia addentrandovi nei capitoli di questo bellissimo romanzo. Chi sono questi donatori? Cosa donano? Un lungo flash-back: bambini in fila che giocano, studiano. Tutto ha una precisione geometrica, soprattutto gli edifici: quello di Hailsham fino ai Cottage e ai centri di completamento, architetture tutte uguali e spersonalizzanti. Tre bambini crescono e vanno verso un destino disumano: la libera clonazione sembra far passi da gigante in campo medico, ma a discapito di chi? Perchè i protagonisti non si oppongono? Perchè non scappano, perchè accettano questa "missione" così pacificamente? In fondo anche noi "normali" accettiamo il nostro destino crudele che ci porta a morire un giorno; quindi - come la protagonista suggerisce nella chiosa- forse le loro vite non sono poi così diverse dalle persone che salvano. Nessuno capisce fino in fondo cosa ha passato e ciascuno crede di non aver avuto abbastanza tempo. Eppure, è già tempo di morire. E le preghiere non servono. Come non servirà il appello ad una proroga. Era una bufala. Ed io questo l'avevo compreso sia nel film, sia nella vita. Per questo mi burlo di lei e cerco di godermela ogni istante. Ho percepito, da subito, questo film come una sentita metafora della vita, noi siamo le cavie, e dalla morte non si scappa, si urla - come uno dei protagonisti- ma poi si accetta. Possiamo solo sognare ed immaginare, sperare che oggi non sia il nostro turno, "ma non voglio che la fantasia prenda il sopravvento". Anche io voglio rimanere lucida. Devastante la conclusione. Ma tutto raffinatissimo.

Love, Marilyn di Liz Garbus.2012

«Voglio diventare un’attrice, non mi interessano i soldi, né gli uomini»
Tutti abbiamo un vecchio baule nel quale nascondere, per non disfarcene via del tutto, il nostro passato. Lee Strasberg non è un uomo qualunque. Era l'uomo di cui Marilyn, forse, di più si fidava, con un sospettoso tempismo da cinquantenario, sono sbucate dal suo personale baule di famiglia, nel 2012 centinaia di pagine autografe di Marilyn, la diva morta nel 1962, pubblicate poi in Italia, per Feltrinelli, col titolo Fragments. Poesie, appunti, lettere. In questo documentario in suo onore celebrità al femminile, monologano, interpretando le missive scritte dalla Monroe di suo pugno, tantissimi i frammenti in cui alle spalle delle attrici viene proiettata la sua grafia. Marilyn voleva a tutti i costi essere un'attrice, sentirsi nati per fare qualcosa e non sentirsi mai degni di farlo. Tralascerei l'immagine della bellissima bambina vittima di uomini e studios, capro espiatorio dei registi che non ce la fanno, la biondina martire della sua stessa fama: da fan di Marilyn quello che a me interessa è scoprire lei, cercare di percepirla tra i suoi sguardi, le sue parole. Con questo intento mi appresto sempre a studiare il materiale che la riguarda, perchè è un grande mistero dedicare la propria vita ad un'arte versa la quale non ci sentiamo degni. Marylin era un continuo cercare di fare l'attrice, tanto da recitare anche nella vita, perdersi e non ritrovarsi più. E anche le attrici cui è spettato il compito ingrato di impersonare le sue parole cercano di imitarla: ricalcandone il make.up e il platino dove possibile. Si sa che il potente capo della Twentieth Century-Fox: Zanuck la considerasse soltanto una bambola senza cervello e tutta sesso,ho apprezzato molto di più l'anzianissima ormai Jane Russell che con le sue poche parole e con i suoi tanti ammiccamenti di sopracciglia cercava di ricordare la normalità di questa donna disinvolta e sfrontata, di questo sex symbol immortale, che così ci era nata e che per tutta la sua vita ne ha dovuto portare il peso; Norma Jeane Baker, sapeva quando indossare la maschera di Marilyn Monroe per un suo fine, sia quando poteva toglierla. Questo suo sdoppiamento in alcuni momenti era troppo per lei, la sua insicurezza cresceva. Il suo senso di disagio anche. Lo ripete più e più volte nel documentario che essere felici era più difficile che essere una brava attrice. E che male c'è a sposare un uomo solo perchè bravo a letto? Anche se umilmente ho sempre pensato che fosse proprio Joe Di Maggio ad amarla veramente. Ma per lei, neonata disconosciuta dal padre e con una madre internata per problemi psichiatrici, l'amore vero non poteva essere possibile, dare amore a tutti: questa l'unica, grande e potente forma d'amore. Il suo nudo sulla rivista Playboy fu sfruttato senza essere pagato, "il sesso è come mangiare un gelato" in fondo. Puro gusto. Ma solo tu potevi capirlo, Marilyn. Mi ha commosso la sua liste di "cose da fare per migliorarsi", il suo parlare durante le interviste e coprirsi sugli uomini che le erano a fianco, un gesto di sottomissione totale a loro. Non un omaggio, ma l'ennesima autopsia su quel corpo stupendo che ogni volta mi rapisce e ipnotizza.Nulla di nuovo: santa, puttana, tutto già risaputo, anzi qui si glissa del tutto sui Kennedy. Trattare Marilyn non è facile, scoraggiamo altri a provarci. Grosso punto di demerito: la colonna sonora ultra glamour e moderna. Pollice giu'. Ma molto giu'. Attendo che qualcuno faccia un remake di un suo film, un retroscena lucido sulla sua carriera d'attrice. Un'analisi vera, critica. Lo vogliamo noi suoi fan e lo avrebbe voluto anche lei. Ti amo Marilyn.

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