sabato 19 aprile 2014

Love in the time of cholera di Mike Newell. 2007

A Gabriel Garcia Marquez
"Cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese"... Florentino Aziza è un uomo paziente, fiducioso e determinato, innamorato di Fermina Daza - la più bella ragazza di tutta la Colombia. Un trattato sull'amore di 392 non era certo cosa facile da mettere in scena, l'impresa non riesce soprattutto nella fotografia, le scene sembrano tratte da una soap opera Americana, il libro crea più magia e atmosfera, soprattutto nella scena più importante: quando il dottor. Juvenal Urbino (Benjamin Bratt), rimane folgorato alla vista della malata, l’innocente e virginea Fermina, sospettata di essere affetta da colera. In realtà la povera ragazza è solo malata d’amore e il lungimirante medico lo capisce e comincia a corteggiarla. Florentino, venuto a sapere delle nozze dei due, trascorrerà metà della sua vita a cercare l’amore nei letti caldi di altre donne, pur di dimenticare quell’unica mai avuta, alla quale spiritualmente rimarrà sempre fedele. Nessuna penna ci parlerà mai più d'amore come la tua, forse perchè nessuno più avrà un cuore pulsante d'amore come il tuo. ci mancherai.

giovedì 17 aprile 2014

Palermo Shooting di Wim Wenders. 2008

"Le cose sono solo superficie".
Per un fotografo quotato buttarsi sulla moda è un suicidio: Finn perde credibilità agli occhi di colleghi e pubblico. Sta per divorziare, soffre d'insonnia, ha un periodo di forte disagio. Finchè una sera schiva per un pelo uno scontro frontale in macchina, nel quale però riesce ad immortale un losco figuro sghignazzante. Palermo è la città nel quale ritrovare se stesso e porta con sè Milla Jovovich nei panni di se stessa per farle delle foto in terra siciliana. Rimane qui anche dopo aver completato il suo lavoro, addormentandosi in vari borghi palermitani ammirandone il cielo: voci deformate nei suoi sogni, immagini inquiete e surreali con protagonista sempre il solito uomo che prova ogni volta a trafiggerlo con delle frecce. Fin quando non compare Flavia, una restauratrice del Nord Italia. L'uomo dei suoi sogni è la Morte con cui dialoga verso la fine di questo film, nemmeno il carisma di Dennis Hopper sembra riuscire a tradurre la stupidità delle frasi pronunciate dalla Morte e in generale in tutti i dialoghi del film. C'è poco da salvare, forse la fotografia e gli occhi della Mezzogiorno (Flavia)ma anche lei per il resto è abbastanza spaesata, nemmeno lei capisce dove vuole andare a parare Wenders. Tutto poco ispirato e inconcludente.

sabato 12 aprile 2014

The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. 2014

“Perché le bionde?” “Perché sono tutte delle puttane”.
Inesistente Repubblica di Zubrowka in Ungheria, tributo ai libri dello scrittore austriaco Stefan Zweig e alle commedie anni Trenta di Lubitsch e Wilder. Una ragazza marcia con ritmo ma sola in un cimitero per celebrare la tomba di un autore che sembra interessare solo a lei. L'autore vecchio prima che muoia ci viene presentato frustrato nella sua metodologia, circondato da bambini che gli sparano con pistole giocattolo mentre lui cerca di lavorare, ricorda a metà anni ’80 quando incontrò nel 1968 il misterioso proprietario del Gran Budapest Hotel, il quale a sua volta gli raccontò le vicissitudini che lo portarono da semplice lobby boy a possedere uno degli alberghi più prestigiosi della vecchia Europa.Personaggi folli e fuori dal comune, ossessioni, citazioni letterarie. Tutto racchiuso nel protagonista: Monsieur Gustave, amatissimo dalle signore attempate alle quale rivolge anche piccanti attenzioni, è a capo di questo prestigioso hotel della MittelEuropa anni 30. Zero è l'orfano immigrato che lo affianca, il suo fattorino, che diventa in seguito il proprietario dell'albergo e con un salto temporale racconta a Law, il narratore, tutta la storia, con un meccanismo di narrazione a "scatole cinesi" che va dagli anni Ottanta, ai Cinquanta ai Trenta. Altro elemento andersoniano la divisione in capitoli, in cui la vera vittima è il nazismo e l'arrivismo che trasformerà un funerale in una rissa tra gli eredi, per questo l'ottantaquattrenne ama così tanto Gustave. L'hotel è, infatti, solo fittizio, Anderson intende il grande hotel che è la vita, consumistica e borghese di europea memoria. Lo stesso film che non è mai lo stesso film. Come riuscirci? Questa è l'arte. Questo è Anderson

lunedì 7 aprile 2014

Precious di Lee Daniels. 2009

"Il viaggio più lungo comincia con il primo passo".
1987. Precious, preziosa. L'unica parola gentile della madre. Un padre che la violenta e le dà due figli incestuosi. Precious trascina il suo corpo enorme ad occhi chiusi, lei, pluriripetente, analfabeta, sogna di sposare un giorno il suo prof di mate. Obesa, si rifugia in sogni in cui lei è una star, si specchia vedendosi magra e bionda, proietta se stessa e la madre in una sequenza de "La Ciociara", film animato da un legame parentale opposto rispetto al loro. La madre la costringe a cucinare e ad ingurgitare tutto, l'appella col nome di "troia", la vede come la rivale che le ha rubato l'uomo, invece che difenderla dai suoi abusi sessuali. Each One Teach One è il nome dell'istituto alternativo che l'accoglie e dal quale comincia la sua rinascita. Un pugno nello stomaco, ma necessario. Magnifica la dedica finale “For Precious Girls Everywhere”.

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