lunedì 15 giugno 2015

La Pirogue di Moussa Tourè.2012

E'cominciata ieri sera alle 20.30 nel quartiere Leuca di Lecce la rassegna "Cinema intorno al mondo" dell'associazione Meticcia. Il primo film ospitato viene dal Senegal, per capire cosa sia il mare, per guardarlo dall'altra parte del mondo: quello di chi non lo solca con una tavola da surf o per villeggiatura. Il viaggio è, infatti, uno di quelli clandestini e pericolosi, che pure si pagano in anticipo, e a caro prezzo, accettando le scomodità, la fame, la sete, il freddo, il rischio di non farcela e rimanere per sempre sepolti tra i flutti. Fin dall’inizio si intuisce che la spedizione non arriverà lontano. La tempesta fa una bella strage, un po’ annegano, altri muoiono per fame. Gli spagnoli rimandano a casa chi è rimasto vivo.

venerdì 12 giugno 2015

Berlin Calling di Hannes Stoehr. 2008

Ci sono dipendenze buone e dipendenze cattive, e se quella da droga può distruggerti, la fame di vita, di amore, di musica e in definitiva di Arte, può salvarti la pelle. E salverà Ickarus, il dj protagonista, figlio un po'della ribellione punk, un po' del cinismo dei bambini tossici dello zoo di Berlino. Ickarus, come molti, rifiuta la realtà e punta disperatamente all’estasi componendo la colonna sonora di un paradiso marcio per regalare ore di trance mistica a te stesso e a migliaia di ragazzi, ma poi rimangono gli effetti degli acidi e le convulsioni sul ciglio del marciapiede. Assonanza al celebre album dei Clash (London Calling)perchè la musica è la vera padrona indiscussa del film, anche se il sound con cui si muove la Berlino post-muro è solo elettronico. Martin non ha veri amici, la sua ragazza-manager preferirà a lui la sensibilità meno tormentata di una donna, forse perchè interessata più alla sua produzione che a lui; la famiglia è distante nonostante i buoni rapporti: il fratello ha scelto un'altra vita e il padre è un predicatore. Anche gli addetti al “recupero” in fondo lo vorrebbero solo dipendente in un modo istituzionalizzato.

mercoledì 10 giugno 2015

Into the Woods di Rob Marshall

Le streghe possono essere giuste, i giganti possono esser buoni. Decidi tu cos’è giusto, decidi tu cos’è buono”:
Raperonzolo, Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Jack e la pianta di fagioli, con l'aggiunta di una coppia ex novo: una madre e un padre in cerca di una gravidanza che non arriva. e quindi un narratore, come da tradizione, comincia a raccontare: C’era una volta, in una terra lontana, lontana……una bambina.…un contadino.…un’orfana.…una principessa.…una coppia di sposi.…una strega (Meryl Streep). Ho risploverato questo musical per godermi il lupo di cappuccetto Rosso: Johnny Depp, che ieri ha compiuto i suoi primi 52 anni. Come lascia intuire il titolo: il vero protagonista è il bosco, dove spesso i personaggi delle fiabe si addentrano per essere ingannati, braccati, sorpresi o soccorsi. Il bosco, e i suoi mille pericoli, mille inganni, mille sogni, mille speranze, mille futuri, a seconda del sentiero che si decide di imboccare o si intraprende in modo casuale, magari spinti da un lupo, o da una stupida mucca. Il bosco è la nostra zona d'ombra, quella che dobbiamo attraversare per rinascere o morire. Nessuno qui è perfetto: i fornai avrebbero rubato il mantello di una ingenua Cappuccetto Rosso, ingannato un contadinotto per sottrargli la mucca, strappato i capelli di Raperonzolo e tolto la scarpetta ad una Cenerentola nell'attimo della fuga, pur di avere un figlio. Tutto ciò aiutando la strega che, fin dall’inizio, ammette di essere la responsabile della maledizione che grava su di loro, ma lanciata solo per riparare ad un torto. Quindi siamo lontani da personaggi fiabeschi eroi ed eroine, perfetti e virtuosi. A parte questo i musical ancora una volta non mi convincono. Quando ho capito che Jonnhy Depp non sarebbe più riapparso, mi sono addormentata.Salvo costumi, scenografie e Jonnhy Depp. Tutto troppo lungo e noioso, il principe di cenerentola dongiovanni è un tradimento puro al genere femminile che sogna fin da 6 anni il principe azzurro, testi delle canzoni banali.

venerdì 5 giugno 2015

"Youth - La giovinezza" di Paolo Sorrentino. 2015

"L’ho chiamato Giovinezza perché se lo avessi chiamato Vecchiaia non lo sarebbe andato a vedere nessuno” (Paolo Sorrentino). «Tout enfant, j’ai senti dans mon coeur deux sentiments contradictoires: l’horreur de la vie et l’extase de la vie (fin da piccolo ho sentito nel mio cuore due sentimenti contradditori: l’orrore della vita e l’estasi della vita)» - Mon cœur mis à nu, Charles Baudelaire
Orrore che conduce all'estasi. Ho scelto di citare Baudelaire perchè è il messaggio, a me, veicolato dal film. Ho seguito per 120 minuti i passi e i gesti lenti di due generazioni sconfitte: quella degli ex-giovani e quella dei futuri vecchi. Non una senilità in senso sveviano, ma una vecchiaia fatta di consapevolezze, “Youth” mette a nudo una certa borghesia ben pensante di oggi molto snob, molto superficiale, intellettualistica – e per questo intrinsecamente volgare – statica, ma al contempo instabile per vocazione, reazionaria e pavida, in definitiva significativamente insignificante. Umani in vacanza si, ma dalla vita, ormai priva di impegni e interessi, in apparenza. Caine e Keitel sono amici di vecchia data ma hanno un rapporto strano: si raccontano solo alcune cose, senza mai dirsela fino in fondo; discutono e talora mentono spudoratamente anche sul lontanissimo passato: ‘ti sei poi portato a letto quella bellissima ragazza che amavo?’ Quanto durerà la bellezza di quel corpo perfetto di Miss Mondo? Caine ha tradito tante volte la moglie, così tante da avere sempre più la conferma che è lei l'unica ‘musa’, il punto di riferimento, tanto che oggi è proprio lei (e non la musica, non l’arte) a mancargli tanto: 'Le canzoni semplici. quelle le deve cantare solo mia moglie, le ho fatte per lei, e lei oggi non c’è più’.; la figlia invece soffre della fragilità dei sentimenti e degli ‘impegni di vita’ delle nuove generazioni, per le quali un matrimonio spesso non regge a lungo, senza che neppure si capisca bene perché finisca. La leggerezza, il compromesso, nella vita non è un difetto - suggerisce la chiosa del film-.Sorrentino mi cattura perchè in lui riconosco l’essere vittima dell’orologio biologico, della clessidra della vita,la paura della morte, che è anche la mia. Con Youth, forse lui, è riuscito a superare questa ossessione e proprio grazie alla passione per ciò in cui crede fermamente, la settima arte, che ha trovato il suo riscatto. O almeno glielo auguriamo. Prima o poi guarderò anche "la grande bellezza".

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