lunedì 27 giugno 2016

Smetto quando voglio di Sydney Sibilia. 2014

Una via di mezzo tra un "Breaking Bad" e un "Boris" ambientato alla Sapienza invece che alla Rai. Funziona l'idea di dare alla commedia la parvenza di un film d'azione, tre quarti della storia sono in flashback, la presentazione dei ricercatori per brevi spezzoni via via che vengono arruolati e l'antagonista sfregiato (Neri Marcorè!) Montaggio, inquadrature e velocità sono adrenaliniche. Se siete sul divano in preda alla voglia di fare qualcosa pari a zero per via del caldo, questo film vi darà ritmo. Tono azzeccato tra il fumetto e l'allucinato, sullo stile del Danny Boyle degli anni d'oro, rispetto alle luci piatte della commedia italiana, un risveglio per gli occhi.

martedì 21 giugno 2016

Ho Ucciso Napoleone di Giorgia farina.2015

«tutte le volte che esco con un uomo penso se è lui il padre con cui voglio che i miei figli trascorrano due weekend al mese» Il primo film di Giorgia Farina è Amiche da morire, ed è un piccolo gioiello di scrittura di Fabio Bonifacci. Ho Ucciso Napoleone ,invece, è una sceneggiatura scritta dalla stessa Giorgia Farina (aiutata da Federica Pontremoli) molto più nonsense. Una commedia pulp, dall'umorismo inglese, che, porta Anita (addetta alle risorse umane in una casa farmaeutica) a ritrovarsi, seduta sull'altalena di un parco giochi, licenziata in tronco e incinta del suo capo Paride alias Adriano Giannini, sposato padre di famiglia di cui è amante clandestina, ma anche che la conduce con glaciale freddezza a pretendere che tutto torni come prima, inclusa la libertà di non impegnata sentimentalmente senza figli. Non male la prima parte, meno la seconda chesconfina troppo nel surreale, per poi arrivare ad una salomonica conclusione con Anita riassunta in azienda e (apparentemente) di nuovo legata al suo capo. Biagio, una volta scoperte le sue malefatte, fugge all’estero e riesce a farsi assumere a Parigi da un’altra azienda (ignara della sua vera personalità). Il titolo riprende un’azione compiuta da Anita nel corso del film: non sapendo cosa farsene, uccide Napoleone, il pesce rosso che le è stato temporaneamente affidato da una bambina che vive con la propria famiglia nell’appartamento accanto al suo.

domenica 19 giugno 2016

To the Wonder di Terrence Malick. 2012

Forse solo David Lynch, negli ultimi venticinque anni, è riuscito a costruire un mondo audiovisivo così denso e originale nel conformismo del cinema americano. Come lui, Malick. “Neonata. Apro gli occhi. Fondo. Nella notte eterna. Una scintilla”: sono le prime parole pronunciate dalla voce interiore di Marina (Olga Kurylenko) Perchè anche qui, come già in The Tree of Life, l’essere umano è caduto nel mondo, gettato nella prigione terrestre, addormentato, ignaro della propria reclusione nella vita mortale e dimentico della scintilla divina che, sopita, dimora in lui. Venire al mondo significa dunque precipitare nell’oscurità della materia, nell’inconsapevolezza della propria origine, nella perdizione. La creazione non è opera della bontà divina, ma il prodotto di una divinità malvagia (Demiurgo): è tenebra, divisione, incompletezza, corruzione. Creazione sta per catastrofe, in una parola. E quindi l’amorosa meraviglia evocata e raffigurata non è che un ininterrotto e seducente catalogo di errori.Neil, ispettore ambientale, incontra Marina, madre single che vive a Parigi con la figlia, Tatiana, dopo che il compagno l'ha lasciata. Quando incontra Neil si innamora perdutamente e decide di lasciare la Francia per gli USA. Qui però la bambina fatica ad ambientarsi e Neil non sembra in grado di amare la donna fino in fondo. Per questo, alla scandenza del permesso di soggiorno, Marina decide di tornare a Parigi, mentre Neil riallaccia il rapporto con una sua amica d'infanzia. Marina, tuttavia, dopo che la figlia torna a vivere con il padre, decide nuovamente di tornare in America per sposare Neil, che dovrà scegliere a chi rivolgere i propri sentimenti. Una storia che in qualche modo si intreccia con quella di Quintana (Javier Bardem), un prete cattolico che di fronte ai mali della società nutre dei dubbi nei confronti della sua vocazione. Credere nell’incorruttibilità della relazione sentimentale, anche quella del sacerdozio, significa consacrarsi alla menzogna, scambiare l’ignoranza per conoscenza, l’apparenza per verità: “Questa certezza è così forte che ti appartengo”, mormora sempre Marina che presto tradirà il marito Neil, scoprendo dentro di sé l’esistenza di nature conflittuali (“Dio mio, che guerra crudele. Ci sono due donne dentro di me. Una piena di amore per te, l’altra mi tira verso la terra”).

lunedì 6 giugno 2016

Nymphomaniac di Lars von Trier. 2011

Ho amato Nymphomaniac di Lars Von Trier fin dalla scena d'apertura, che rompe un lungo silenzio con “Fuhre Mich“ dei Rammstein. La regia è eccelsa.Nymphomaniac è uno dei rari film di Von Trier a non aver debuttato al Festival di Cannes, da cui il regista venne cacciato nel 2011 per alcune dichiarazioni sconcertanti sul nazismo. Un nero prolungato che dura per un po' di tempo, sicuramente più del dovuto.Nymphomaniac si apre così e ci racconta la storia della ninfomane Joe da quando era bambina fino all'età adulta. Non è un film scandalo (altrimenti ve ne avrei parlato già da tempo) A livello sessuale ci sono un paio di pompini, una penetrazione, qualche scopatina e una lunga ed eterogenea galleria fotografica di peni. È semmai il tentativo di von Trier di racchiudere tutto il suo cinema in un'opera "definitiva" che va avanti per accumulo continuo di cose, idee, pensieri. La scena migliore si ha quando un frequentatore di Joe lascia la famiglia per lei, ecco che arriva Mrs H, (Uma Thurman) con figli al seguito pronta a far vedere ai bambini come sarà la nuova vita del loro papà che ha abbandonato la famiglia e che non li vuole più intorno. Una gita nella casa della ninfomane come se si trovasse dentro ad un museo, accuse fatte con sorrisi appena accennati e urli, di disperazione, più che di rabbia. In conclusione, Nymphomaniac è un film molto oscuro, ma con un senso dell'humor molto intelligente. Forse è un po' troppo lento (ma la lentezza aiuta lo spettatore nella riflessione), le musiche sono ottime, i dialoghi sono di alto livello, alcune scene potrebbero scandalizzare alcuni spettatori. Il film tratta argomenti originali, e le scene meno scioccanti sono proprio quelle di sesso. Quindi, dimenticavi del sesso. Ah, 10 e lode a Stacy Martin, è una gnoccolona, anche se ha le tette piccole.

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