mercoledì 16 dicembre 2009

Nessuna verità. “Se non stai pensando alla figa, allora non sei concentrato mio caro”

128 minuti di partita a scacchi fra l’intelligence americana e i terroristi islamici di Al-Qaeda, gareggiata con l'ausilio di satelliti-spia che possono rintracciare chiunque, in qualsiasi momento, captando il segnale emesso da un telefono cellulare o da un computer.
Bel film, ma prediligo quelli più introspettivi. Prediligo DiCaprio quando ha gli occhi blu e non lenti a contatto scure. Prediligo Russell Crow col capello lungo e quando è meno arrogante ed egocentrico rispetto ad Ed Hoffman (in certi frangenti ti metti addirittura a tifare per i terroristi). Poca l'interazione tra DiCaprio e Crowe. Parlano al telefono, si vedono poco, non gareggiano in bravura. Peccato. Roger Ferris (DiCaprio) rischia il culo sul campo, si infiltra nella rete di un terrorista fautore di ripetuti attentati. L'occidentale che guarda non con occhi da moralista, che s'innamora della sua infermiera e che "sposa" i suoi costumi (non le stringe nemmeno la mano accorgendosi di avere gli occhi della sorella e dei vicini di casa puntati addosso). La conturbante infermiera si fa portavoce della saggezza orientale(che ho molto apprezzato):“Un uomo non è il suo lavoro. E’ una cosa a parte, l’uomo”. Ma nonostante il bel DiCaprio sia divorziato, bello come sempre e innamorato, questa storia non sboccia, nonostante decida per lei di sacrificare sé stesso e la sua missione. “Beh in questo lavoro tutti i matrimoni vanno a puttane, perchè il tuo non dovrebbe.”
Ed Hoffman, invece, dirige dall'alto dei suoi satelliti, dando ordini, mettendo a rischio anche la vita del suo uomo pur di raggiungere gli obiettivi. Mentre gli impartisce distrattamente indicazioni per Ferris vitali, vive la sua vita comodamente in poltrona, accompagna i figli a scuola, gioca col suo cane. Non mi piace questo Russel così spietato e senza cuore. Odioso.
Entrambi combattono per la stessa “fazione”, ma lo fanno in maniera completamente diversa: Ed ha ormai una visione cinica della vita e della morte, DiCaprio è un idealista che combatte per sconfiggere i “cattivi”, ma che crede ancora in un codice etico da seguire e da difendere.
A distanziarli anche il punto di vista sul Medio Oriente: Ed lo guarda dall'alto del suo satellite, Roger ne sente gli odori, ne vede i colori. Se segui Ed ne rimani freddo e staccato, con Ferris ne sei coinvolto. Da contraltare ai due protagonisti: il capo dei servizi segreti giordani (Mark Strong). Nella conclusione la fatidica scena di tortura che immancabilmente arriva (che ho solo ascoltato dato che mi son coperta gli occhi) con un salvataggio in extremis che mette in luce la crudeltà di coloro che torturano si, ma soprattutto di coloro che“orchestrano” dall’alto, intervenendo solo quando la tortura è già bella che cominciata, qualche secondo e il loro uomo ci perde la vita (Non gliene può fregar di meno. E questo dovrebbe far riflettere!)

Ne vien fuori un'idea molto "americana" della guerra, combattuta come se si trattasse di un videogame. La fine dell'era Bush ha poi cambiato sul serio qualcosa? Noi c'illudiamo di si.

lunedì 14 dicembre 2009

Dorian Gray. "..l'attimo è fuggito..."


Dorian Gray è l'ultima trasposizione dell'opera di Oscar Wilde.
La storia è nota: Dorian, un giovane bello e dall'animo puro, alla morte del facoltoso zio, ne eredita le ricchezze e si trasferisce a Londra.
Qui conosce il pittore Basil, uomo buono e sensibile molto attratto dallo stesso Dorian di cui ne sta eseguendo un ritratto che risulterà essere un capolavoro. Insieme con lui c’è Henry Wotton, elegante quanto cinico lord londinese che con i suoi discorsi cattura l’attenzione di Dorian.
A poco a poco, Dorian, assimila e mette in pratica molte delle idee di quello che in pratica sarà il suo mentore. Comincia ad abbandonarsi ai piaceri e al lusso, tra bordelli e prostitute, violenze e droghe senza essere minimamente scalfito da alcuna delle esperienza che vive.
A portare i segni di una vita piena di eccessi, è invece il quadro dell'amico Hallward che diabolicamente, giorno per giorno invecchia, e si imbruttisce e manifesta quello che la coscienza di Dorian sta diventando, sempre più ripugnante e piena di sensi di colpa.
Finchè , un giorno, stanco del peso che il ritratto gli fa sentire decide che può cambiare vita.

Cosa mi piace :
la fotografia è riuscitissima!
sia quando si riprendono i grandi spazi esterni di una londra ottocentesca (soprattutto all'inizio), sia quando si riprendono gli interni delle sfarzose ville in cui la maggior parte del film è ambientato e sia quando sono ripresi gli angoli tetri e bui , a volte gotici , della londra "povera".
davvero bello! ..e anche i costumi sono curati fino al minimo dettaglio.

Altra cosa che mi ha colpito : i colori.
Nel film si possono notare almeno 3 o 4 registri diversi di colori (tecnicamente non so come descrivere questa cosa :-) )
il primo è quello "normale" durante tutta la narrazione ;
il secondo, nei brevi flash in cui Dorian ricorda la sua infanzia : lo stile è quello di una vecchia pellicola consumata dal tempo;
il terzo è quando si ha una visione dalla parte del quadro. E' come se si guardasse la scena attraverso gli occhi del Dorian "dipinto" e lo stile è quello di un vecchio film in bianco e nero.
Infine ci sono delle scene, soprattutto legate al primo amore di Dorian, in cui sembra di vedere delle vecchie foto polaroid anni 80, molto saturate nei colori;
questi balzi mi sono piaciuti molto.

Proprio la vista attravero gli occhi del dipinto, è stata un'altra cosa che ho apprezzato. Infatti, questa, unita a un sonoro fatto di respiri e sospiri, ha dato in certi momenti l'impressione che il quadro fosse "vivo".

Ho detto "primo amore" perchè , a differenza del Dorian Gray di wilde, quello del film sul finale della storia si lega alla giovane figlia dell'amico Henry. Questo personaggio nella storia originale non esiste.

Cosa non mi piace:
la narrazione temporalmente inizia con una scena che si svolge un'anno dopo l'arrivo di Dorain a Londra per poi tornare indietro e cominciare con la storia completa.
Per un bel pò, nel film , si ha come l'impresisone di un susseguirsi di scene , a mò di riepilogo, con tagli netti da una scena all'altra, fino ad arrivare al punto da cui si era partiti.
Questa cosa mi infastidisce molto.
Primo perchè secondo me si protrae troppo (anche più avanti nel film, i periodi sono più lunghi , ma il modo di passare da una scena all'altra rimane identico). n secondo luogo , questi tagli repentini non permettono di assaporare bene la psicologia di Dorian, che molto velocemente passa dal giovane pudico , imbranato e puro, ad insaziabile amante dei piaceri della vita e della carne ed è davvero un peccato perchè toglie anima alla narrazione.

Nessun commento ovviamente sulla storia, che a parte l'aggiunta di un personaggio nuovo sul finale, è ripresa fedelmente dall'opera originale.

"...l'attimo è fuggito...", dice ad un certo punto Henry all'ancora acerbo Dorian..
..che frase frustrante....soprattuto per chi non ha un alter ego su tela che assorbe il passare del tempo .. lasciandoti nella vita reale ...più e più attimi...

venerdì 11 dicembre 2009

Fortapasc. Storia di un giornalista abusivo

Giancarlo Siani, era un giornalista praticante (o abusivo) de Il Mattino. Fu ucciso a soli 26 anni (mio coetaneo argh!) per mano della camorra nel 1985.
Difficile quindi, in riferimento alla materia trattata, non azzardare un paragone con Gomorra. La storia di Giancarlo è concentrata sugli ultimi quattro mesi della sua vita. Mesi, nei quali, sguazzò senza scarpe nella melma partenopea, nella criminalità organizzata. Da qui il titolo, storpiatura del “Fort Apache” della tradizione western. I politici speculavano sulla tragedia dei terremotati per realizzare i propri interessi. Sparatorie. E schiaffi che arrivano dal nulla, a sottolineare la minaccia invisibile della camorra, l'omertà, il bar si spopola d'improvviso e capti con angoscia la solitudine del giornalista nella sua battaglia.
Siani non viene presentato come un eroe coraggioso, ma come un ragazzo normale, con i suoi difetti, l'infedeltà e una non marcata caparbietà. Ingenuo per certi aspetti.
Un'interpretazione semplice, non sfarzosa, definirei "semplice" l'intera pellicola che pur trattando di una tragedia annunciata in partenza, lascia fremiti di speranza, proprio perchè non mitizza. Tutti dall'inizio sappiamo che Siani da lì a poco perderà la vita, ma quando Giancarlo si accascia sotto i colpi di pistola ne rimani sorpreso, incredulo, allibito. Perchè questo è un film che convince. Così come convince il sogno di un ventiseienne che tra l'essere “un giornalista-giornalista e un giornalista-impiegato”, sceglie di essere un giornalista-giornalista: "Quella pioggia poteva fare pulizia, ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava subito fango".

venerdì 4 dicembre 2009

Lo spazio bianco. Purezza e attesa

Napoli. Spazio bianco. Alcune volte grigio, in nessuna scena esterna si vede mai il sole. Un involucro bianco. L'attesa. Quella infinita della protagonista: Maria, una donna dalla carnagione bianca. Una madre in attesa, sospesa in spazi bianchi. Lei, insieme alle altre madri interrotte. Anche loro in attesa.
Maria balla Call Me di Blondie. E ama. "Lo spazio bianco" è un viaggio all'interno dell'universo femminile. La disperazione del trovarsi e sentirsi sole. Senza protezione. Lacrime bianche e silenziose, speranze disattese. Abbandono. Dopo un’inattesa gravidanza, figlia di una relazione senza troppa importanza. Il parto prematuro. Irene (la piccola) per tutta la durata del film si trova in bilico fra vita e morte nel limbo di un incubatrice. In uno spazio bianco, quello dell'attesa, della non-vita. ("Non so se mia figlia sta nascendo o sta morendo")
Irene lotta e Maria vive nella sala d’aspetto, in terapia intensiva, insieme alle altre mamma in attesa. Lenta attesa. Che Maria riempie leggendo (e quest'arma di difesa mi risulta molto familiare).
Richiami ad illogiche realtà: perchè i figli se non riconosciuti dal padre figurano come illegittimi? (Maria viene abbandonata dal suo occasionale compagno quando questi scopre che lei è incinta, ma si rifiuta di compilare il modulo per figli illegittimi. Ovvio. La gravidanza è tutta al femminile, basta la sola donna a legittimare una vita. Ammesso che abbia senso la distinzione tra legittimo e non. Si viene al mondo. Punto. Chissenefrega da chi, come e perchè).
Lo consiglio ad un pubblico prevalentemente femminile! (Gli uomini non coglierebbero alcune sfumature). Entrate nello spazio bianco, dove l'esistenza è sospesa. Tra vita e morte. Tra certezze e dubbi. Tra presente e futuro. Avrete voglia di essere mamme (ed è grave, lo so!)

..."Imparerò a fare le pappe, i bagnetti, la porterò al giardino, la farò giocare tutto il giorno, farò tutto Fabrizio, io ce la posso fare, io ce la voglio fare..."

Coming Soon