giovedì 29 settembre 2011

Anita Ekberg e i suoi 80 anni in clinica

di Marianna D'Ambra


Anita Ekberg e La Dolce Vita - Credits:Lapresse
Federico Fellini l’ha resa celebre nel mondo intero grazie alla leggendaria passeggiata notturna nella Fontana di Trevi. Per anni è stata il sogno proibito di milioni di uomini con la sua bellezza, le sue form da Pin-up e il suo fascino nordico. Sono passati 51 anni da quando interpretò la giovane donna che seduceva un Marcello Mastroianni totalmente rapito dal suo fascino.
A proposito di Anita Ekberg Federico Fellini affermò:

Se mi chiedete de La dolce vita come nel test delle associazioni, rispondo subito: Anita Ekberg! A distanza di trent’anni il film, il suo titolo, la sua immagine, anche per me, sono inseparabili da Anita. Era di una bellezza sovrumana. La prima volta che l’avevo vista in una fotografia a piena pagina su una rivista americana “Dio mio” pensai “non fatemela incontrare mai!” Quel senso di meraviglia, di stupore rapito, di incredulità che si prova davanti alle creature eccezionali come la giraffa, l’elefante, il baobab lo riprovai anni dopo quando nel giardino dell’Hotel de la Ville la vidi avanzare verso di me preceduta, seguita, affiancata da tre o quattro ometti, il marito, gli agenti, che sparivano come ombre attorno all’alone di una sorgente luminosa. Sostengo che la Ekberg, oltretutto, è fosforescente

Oggi Anita Ekberg compie 80 anni e, per uno scherzo del destino, spegnerà queste importanti candeline nel letto di una clinica per lungodegenti, un posto dove la vita tutto è tranne che dolce. Le suore che la assistono hanno organizzato per lei una festa e le staranno vicino in questo giorno di festa. L’attrice si definisce sola: non è sposata e non ha mai avuto un figlio, ma la sua vita è stata davvero un sogno ad occhi aperti. Tra le tante gioie che l’attrice può ricordare primeggia la proposta di matrimonio da parte di un innamoratissimo Frank Sinatra, oltre al successo planetario che ha riscosso nel corso della sua carriera. Noi vogliamo farle i nostri auguri ricordando la scena che l’ha resa celebre in tutto il mondo.

giovedì 22 settembre 2011

Super 8 di J.J. Abrams, 2011

Visto il cast ed il trailer, le aspettative per "Super 8" sono grandissime anche perchè è stato annunciato da una campagna promozionale ricca e appassionante che ha incantato il pubblico e gli addetti ai lavori. 
Il film ha avuto un notevole successo negli Stati Uniti e pare che anche qui in Italia abbia molti riscontri positivi.
A dirigere il film c'è J.J. Abrams, il creatore di Lost e Alias e Fringe, una delle 100 persone di Hollywood che devi assolutamente conoscere, secondo People.
Produttore invece è Steven Spielberg, che non ha bisogno certo di presentazioni.
L'ambientanzione è fine anni 70 nell'Ohio. Il film parte con un funerale di una donna, morta in un incidente nella locale fabbrica.

lunedì 5 settembre 2011

Stalker di Andrej Tarkovskij. 1979

Tu sei re.
Vivi solo.

Scegli liberamente la strada
e va dove ti conduce il tuo libero ingegno,
perfezionando i frutti dei tuoi diletti pensieri,
senza chiedere premi per la tua nobile impresa.

Essi sono dentro di te. Tu stesso sei il tuo giudice supremo: tu sai giudicare, più severamente di ogni altro, la tua opera.

Ne sei contento, o giudice esigente?


Uno "Stalker" è un esploratore e questo film ne è la sua storia. Un esploratore abbandona moglie e figlia e si unisce ad uno scienziato e ad uno scrittore per scoprire un paese lontano e proibito, quella che da subito e ossessivamente chiameranno "la zona", una stanza misteriosa, dove pare si esaudiscano tutti i desideri umani più reconditi.
Difficile parlare di questo film, difficile catalogarlo, perchè saranno i dialoghi a rapirvi. Non c'è azione, i personaggi sono spesso inermi, sdraiati, in silenzio, in ascolto. Un film che potete guardare anche ad occhi chiusi (senza addormentarvi però), ma la troppa radice "intellettuale" disturba, perchè c'è solo quella. Una guerra che nessuno vede, ma che solo l'artista, l'intellettuale, con la sua sensibilità, lungimiranza vede e combatte. Poi quando finalmente (dopo due luuunghe ore) si arriva nella Zona, c'è una grande scacchiera, ci sono i dadi e c’è un percorso.
Lo stalker sposato e padre di una bambina senza l’uso delle gambe, si incontra in un tetro bar con due clienti, uno scrittore etilista che ha perso l’ispirazione e uno scienziato tutto pieno di certezze. La loro meta è il cuore della Zona, la Stanza dove vengono realizzati i desideri. Se lo scienziato camminerà sui binari arrugginiti del razionalismo più piatto, lo scrittore s’interrogherà tra desiderio e avversione per la Stanza:“Supponiamo pure che io entri in quella stanza, divento un genio e ritorno nelle nostre città dimenticate da Dio. Ma l’uomo scrive soltanto perché si tormenta, perché dubita e perché deve continuamente dimostrare a se stesso e agli altri che davvero vale qualcosa. Ma se sapessi con certezza di essere un genio, perché dovrei continuare a scrivere? Me lo sa dire perché?”
L'incarnazione dell’idiota dostoevskijano, la cui “santità” risiede nell'essere fedele fino alla disponibilità nei confronti degli altri, si riflette nella figura dello Stalker che personifica la preghiera, la fede, la credenza sulla parte recondita e spirituale dell’uomo. La mancanza di fede da parte del fisico e dello scrittore manderà in crisi il compito dello Stalker: “Ma gente così può credere a qualcosa? Nessuno crede più, non soltanto quei due. Chi posso portare là? Oh Signore! E la cosa peggiore è che non serve a nessuno. A nessuno serve quella stanza e tutti i miei sforzi sono inutili”.
La debolezza apparente che anima lo Stalker è in realtà concepita da Tarkovskij come una virtù: perchè non spinge mai a voler sottomettere l’altro e ad utilizzarlo per la realizzazione dei propri intenti. Non a caso, la debolezza sarà palesata durante il film con i versi originariamente tratti dal Tao tê ching di Lao Tzu: “Quando nasce, l’uomo è tenero e debole; quando muore, è duro e rigido (forte). I diecimila esseri, piante e alberi, durante la vita sono teneri e fragili; quando muoiono, sono secchi e appassiti. Perché ciò che è duro e rigido (forte) è servo della morte; ciò che è tenero e debole è servo della vita.
Armatevi di pazienza, tutto qui è lasciato al libero arbitrio e alla vostra immaginazione, cos'è la zona? Forse un posto governato da misteriose energie aliene,un luogo "neutro", esterno alla vita ordinaria, al contesto sociale che circonda la vita di ciascun uomo in cui occorre con la meditazione saperci arrivare?
La "Zona" cambia continuamente, si evolve, si modifica negli elementi naturali che la compongono (compresi gli eventi atmosferici) perché rispecchia i moti dell'animo di chi vi si addentra. E smaschera i suoi fantasmi, le sue angosce. Potrebbe essere una trasposizione della seduta di una psicanalisi, dove si vede riflessa la propria interiorità e ne si subiscono gli effetti.
La Guida, l'Arte e la Scienza ad accompagnarci in questo viaggio quasi dantesco dei regni celesti prosegue con metafisica lentezza, al limite del ralenty e di silenzi lunghissimi, per scoprire il proprio inconscio, le proprie paure. Un cammino spirituale contrastato dagli scetticismi della Scienza (il professore di Fisica vuole spesso interrompere questo cammino)fino alla fanciullesca stanza dei Desideri, quella dei giochi, fatta di ceste piene di giocattoli da versare e lasciar ciondolare e rotolare per tutto il pavimento.
Quando si arriva alla Stanza, dopo essere sopravvissuti ai cambiamenti e alle trappole della "Zona" del proprio animo, si dovrebbe essere pronti a varcare la sua porta e a mostrarsi per quello che si è. Una sorta di giudizio universale, è Dio che si dovrebbe incontrare? Tarkovskij del resto era un ortodosso e la Stanza, si dice spesso nel film, renderà giustizia e punirà gli esseri avidi, corrotti, meschini.
"La 'Zona' lascia passare soprattutto gli infelici, coloro che non hanno nulla e il cui cuore è perciò rimasto puro, quelli che hanno fede, che non hanno smesso di sperare, quelli che credono in qualcosa:"La rigidezza e la stabilità, nella loro ottusità, sono compagne della morte, mentre la debolezza e la fragilità esprimono la freschezza dell'esistenza."
Forte l'insistenza sui primi piani dei protagonisti che parlano, talvolta interpellando direttamente lo spettatore con lo sguardo, inquietandoti, spesso ho avuto l'impressione che parlassero direttamente con me (!!!).
Molti gli oggetti sparpagliati alla rinfusa in varie parti della "Zona" alla Giorgio De Chirico.
Insomma vi consiglio questo film solo se siete indenni all'angoscia, perchè ipnotizza e distorce l'animo soprattutto per via delle sonorità vibranti dei dialoghi. Ma un gran bel film.

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