venerdì 27 aprile 2012

Hunger Games di Gary Ross, 2012

“Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!” I successi commerciali made in Usa non rientrano nei miei gusti, soprattutto poi se facenti parte di trilogie e di casi letterari solo fittizi...troppa carne al fuoco, quindi mi sono recata in sala per stroncare cinicamente questa creaturina già nella sua anteprima, visto che l'uscita nelle sale è prevista per il 1 maggio. L'ambientazione è quella di un imprecisato futuro ipertecnologico in cui un capo governa su 12 distretti e per via di una rivolta avvenuta parecchi decenni prima rispetto ai fatti narrati, come commemorazione di quegli anni di lotte ogni anno si terrà un evento. Come apprendiamo dalle didascalie ad apertura film è il Giorno della Mietitura in cui si svolgono i cosiddetti Hunger Games. A contendersi la vittoria un uomo e una donna tra i 12 e i 18 anni estratti a sorte da ogni distretto, per poi sfidarsi all’interno di un reality che ha come unica regola quella di sopravvivere al gioco, i ragazzi si uccidono tra di loro e chi rimarrà in vita sarà il vincitore. La bellissima Katniss Everdeen rappresenta il distretto 12, non viene sorteggiata lei in realtà, ma la sorella minore che lei aveva tanto rincuorato i giorni prima: "È il tuo primo anno Prim, il tuo nome è lì dentro per la prima volta, non sceglieranno te!" Decide quindi di sacrificarsi al posto della sorella minore: "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!", ma in realtà ha paura e si confida con l'amico di sempre, Gale: “Katniss, si tratta solo di andare a caccia. Sei il miglior cacciatore che conosco. - Non si tratta solo di andare a caccia. Loro sono armati. - Anche tu. E tu hai più esperienza. Sai come si uccide.- Si, ma io uccido animali, non la gente" In ogni distretto la popolazione è ridotta in schiavitù, il solo modo per poter permettere che questi giochi possano tenersi ogni anno, vezzo per "chi abita nella parte giusta", quindi fuori dai distretti di vedere dei ragazzini scannarsi per la sopravvivenza. Già da questa breve descrizione vi sarete dunque resi conto che una grossa pecca del film è la banalità e la prevedebilità, manca infatti del tutto uno scavo psicologico dei personaggi, che appaiono per questo superficiali, la sensazione è che quello che vada in scena non convinca del tutto, non basti, non sia sufficiente. Un belthriller fantascientifico per teenagers, nulla di più, tuttavia ho ritenuto interessante l'enfatizzare il prezzo che si paga per la ribellione al potere, tema fortemente attuale per via dei richiami ai rituali, per il simbolismo della dittatura e l'esaltazione delle passioni. Mi rivedo molto nell'eroine mascolinizzate e le protagoniste dei film che seguono questa linea attirano subito la mia simpatia e ammirazione, Katniss riuscirà a farsi notare anche per il suo carattere forte e sicuro e per la sua spiccata personalità: “Grazie per la vostra considerazione.” Dice prima di uscire di scena durante la prova di presentazione, mentre tutti sono intenti a banchettare e lei con il suo arco come moderna Guglielmo Tell colpisce in pieno una mela: “A cosa pensavo, mentre scagliavo una freccia? A niente, è ovvio, ho tirato contro la mela per la rabbia di essere ignorata. Non stavo mica cercando di ucciderli." Ma ciò che fa deconcentrare è che dalle prime battute del film si capisce che ovviamente sarà lei a vincere e ad avere la meglio nel massacro e ciò si evince da tutto il clima che permea il film e dalle parole del suo compagno di gara Peeta “Sai cosa mi ha detto mia madre quando è venuta a salutarmi, tanto per tirarmi su? Che forse il Distretto 12 avrà finalmente il suo vincitore. Poi ho capito che non parlava di me, parlava di te!" Il ragazzo parrebbe essere segretamente innamorato di lei e quando il presentatore dei giochi gli chiede se ha una ragazza Peeta esita, poi scuote la testa in modo poco convincente. - Un ragazzo bello come te! Ci deve essere una ragazza speciale. Coraggio su, come si chiama?- Bé, una ragazza c’è. Ho una cotta per lei da che mi ricordo. Ma sono praticamente certo che lei non sapeva nemmeno che esistessi, prima della mietitura.-Ti suggerisco io cosa fare. Vincere e tornare a casa. A quel punto, non potrà respingerti, ti pare?- Non credo che funzionerà. Vincere… non servirebbe, nel mio caso- E perché mai?- Perché… perché… lei è venuta qui insieme a me.- Signore e signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio. Buon divertimento anche a voi spettatori.

venerdì 20 aprile 2012

Vacuum di Giorgio Cugno. 2011



E'arrivato il turno dell'Italia in concorso nella terza giornata del festival del cinema europeo di Lecce. Il giovane regista torinese Giorgio Cugno con questo suo primo lungometraggio affronta il tema della depressione post-partum. Qui il regista veste anche i panni di uno dei protagonisti: è il padre di Mattia, il nascituro su cui ruota l'intera vicenda. Quasi inesistenti i dialoghi per permettere allo spettatore di permeare ed entrare quasi dentro al dramma della madre. Lunghissimi i piani di sequenza a simboleggiare questo malessere che tormenta la giovane donna. Interessante i primi piani soffocanti sul viso dell'attrice, Arianna, la telecamera le sta sempre addosso, con un crescere di fuori fuoco. Arianna comincia a vivere meccanicamente in funzione del suo bambino e il suo corpo si strania da lei diventando puro nutrimento del suo bambino. Dov'è Arianna?
Aperto il finale drammatico, si presta a varie interpretazioni. Nonostante i limiti di una produzione con un budget ridottissimo, il film è molto interessante e intimo.
Incrocio le dita e tifo per Vacuum.

giovedì 19 aprile 2012

Miss Julie di Linda Wendel. 2011


In gara nella 13 edizione del festival del cinema europeo di Lecce, Miss Julie tratto dall'omonimo romanzo di Strindberg del 1888 è ambientato nel mondo contemporaneo, ed esattamente attorno al giro di affari che ruota nel mondo del tennis. La bellissima Julie è una famosa tennista, ma è vulnerabile come ogni prima donna, in cerca di amore, di consenso.Suo padre è sull’orlo del fallimento economico quindi spera che siano le gare vinte da Julie ad aiutarlo. Ma Julie è in cerca di autenticità. Un film dal genere particolare, che definirei indie, basato solo sui dialoghi un po'nonsense dei protagonisti che ben rendono la trappola in cui si trova a vivere la giovane. Fin quando non decide di ribellarsi e di buttarsi in quella che le crede un'avventura passionale con il suo allenatore. Cerca di sentirsi viva e forse ci riuscirà.

sabato 14 aprile 2012

I Tenenbaum di Wes Anderson, 2001

Ogni famiglia ha la sua pecora nera, in questa lo sono tutti.

Un film letterario e articolato quindi in capitoli, proprio come se si stesse leggendo un libro, ma per certi versi ricorda anche il fumetto e il cartone animato. I personaggi, infatti, sono delle macchiette che si vestono semppre allo stesso modo: Stiller ha infatti sempre addosso per tutto il film la tuta di ginnastica rossa come anche i suoi due figli, da bambino era un genio delle finanza, vestiva in cravatta, ora quelle cravatte sono appese e sono lo spettro di quello che sarebbe potuto diventare. Stesso dicasi per la bellissima Paltrow, ha una pelliccia beige quattro stagioni che indossa da quando ha dodici anni, lunga prima, molto più corta poi. La madre è Anjelica Huston, si, vi sembrerà di conoscerla, solo che non è vestita di nero, è infatti la moglie in La Famiglia Addams. Va in scena una società consumistica che genera bambini prodiglio: i tre bambini protagonisti, di cui la femminuccia adottata sono uno un genio degli affari, l'altro un tennista e la ragazza una drammaturga che la separazione dei genitori fa sprofondare in depressione. Cosa accade a coloro che a 16 anni hanno già percorso tutte le tappe del successo? Chi si ricorda più dei piccoli attori e sportivi e scrittori-bambini? Da sfondo l'odioso perbenismo americano, il desiderio di voler, comunque, apparire “puliti”, politically correct, alla fine il capofamiglia che prima abbandona la famiglia torna per mettere tutto in ordine e tra i due fratellastri scoppierà l'amore, per la serie vissero tutti felici e contenti, salviamo almeno le apparenze. Una non realtà, meno vera della pagina di un libro, di una canzone dei Beatles o dei Rolling Stones.
Un film geniale, dalle inquadrature perfette e dai dialoghi sublimi.

martedì 10 aprile 2012

Yalla Shebab. Il Medio Oriente è qui


Ha inizio oggi il primo festival dedicato ai giovani del Medio Oriente ospitato presso le Manifatture Knos, al Cineporto e al CineTeatro BD d'Essai di Lecce. Una sei giorni di film, cortometraggi, documentari, animazioni, mostre, musica e incontri con i registi. Sono più di cinquanta i lavori in lingua originale sottotitolati in italiano che verranno presentati, realizzati interamente dai ragazzi egiziani, palestinesi e libanesi, che racconteranno anche la loro triste primavera araba, con gli eventi di Piazza Tahrir.
La festa di apertura comincia questo pomeriggio alle 18 con le due mostre:Libano. Oltre lo schermo e The Blue line. Il confine tra Libano e Israele alla presenza di Martino Lombezzi. Ad accompagnare il tutto un aperitivo arabo-salentino e dj set Ubik.
Alle 21.00 sarà poi proiettato il capolavoro, presentato a Cannes nel 2009, del pluripremiato regista e attore Elia Suleiman sulla storia degli arabi palestinesi a partire dal 1948, anno della proclamazione dello Stato di Israele: Il tempo che ci rimane . Buona visione.

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