venerdì 27 aprile 2018

Silent Souls di Aleksei Fedorchenko. 2010

"Se la tua anima soffre, scrivi delle cose che vedi intorno a te."
Freddo visivo e corpi silenti in viaggio per la purificazione. Un uomo, di spalle pedala in mezzo al bosco diretto verso casa con una gabbia con due uccellini ("zigoli" è la traduzione di "Ovsyanki", titolo originale del film) fissata sul portapacchi della bici. Poi parte con il suo amico e gli uccelli per sepellire la moglie dell'amico e un lungo piano sequenza ci mostra Miron teneramente occupato nel lavare il corpo della moglie con la vodka, mentre Aist prepara delle treccine colorate con cui ornare i peli pubici della donna, un'usanza Merja che le damigelle svolgono allo stesso modo con la sposa il giorno del matrimonio. Sono entrambi ad avere amato Tanya e a raccontarsi le reciproche solitudini, nell'abitacolo di quell'auto, con Tanya dietro avvolta teneramente in una coperta. Fuori paesaggi desolati, dentro il cinguettio degli uccelli chiusi in gabbia. Non c'è nessuna rivalità fra i due uomini, soltanto rispetto reciproco e condivisione del dolore. Compiuto il rito della sepoltura: le ceneri di Tanya vengono cosparse nel fiume, da tradizione- e a Molochai ("una città triste e dolce, per noi, come Parigi per gli europei") trascorrono la notte con due prostitute, "perché il corpo vivo di una donna è come un fiume che trascina via il dolore" e privarsene è solo una conseguenza dell'istituzione del peccato. Due le scene memorabili: il flashback della sposa "senza volto", con la veste alzata, che permette alle damigelle di ornarla, lo slittino che trasporta la macchina da scrivere, la splendida sequenza di immagini che descrivono la città di Molochai. Esempio di Poesia che salva.

giovedì 26 aprile 2018

Jackie di Pablo Larrain. 2016

Chi è davvero la ex signora Kennedy?Jackie non è una Kennedy, lo è solo in maniera acquisita. E morto suo marito rimane quindi "soltanto" una donna senza più nulla, se non i propri figli. Quanta ipocrisia c'è in Jackie? Quanto vero dolore? Quanto narcisismo? Il regista risponde con una lunga intervista. Una donna a cui guardiamo con diffidenza, come il giornalista che la intervista a una settimana esatta dal "fattaccio". Affranta, afferma che il marito a volte andava "nel deserto per essere tentato" ma poi "tornava sempre dalla sua amata famiglia", trasfigurando biblicamente i tradimenti del marito, pur essendo ben consapevole dell'ipocrisia intrinseca a questa visione delle cose. "E io non fumo", dice con la sigaretta alla mano. Perchè la tragedia di Jackie è proprio questa: la consapevolezza -che la straordinaria Portman rende con i tantissimi primi piani- del dover ogni giorno raccontare una favola. Al sacerdote che officerà le esequie del marito (John de Maria nella sua ultima apparizione sullo schermo) rivela: "Tutto quello che ho fatto per il funerale non è per lui, né per il suo lascito, ma per me". Per non essere dimenticata - emblematica la scena in cui guarda dei manichini con la sua stessa pettinatura-
vorrebbe gli stessi funerali che furono di Lincoln, presidente assassinato anch'egli durante il proprio mandato. Jackie mira a ricreare una seconda Camelot, la mitologica reggia di Re Artù, perchè ormai è sola e l'unica risposta è procedere all'edificazione del mito: raccontare al mondo una favola per coprire le ombre, facendosi in definitiva attrice della stessa grande ipocrisia che ha messo lei sotto scacco. Fenomenale la sceneggiatura di Noah Oppenheim (premiata a Venezia) accompagnata dai toni bassi e distorti delle notevoli musiche di Mica Levi

venerdì 20 aprile 2018

L'ordine delle cose di Andrea Segre. 2017

Un funzionario ministeriale e la questione libica degli sbarchi di migranti, provenienti dalle coste del territorio nord africano, con tutte le attività politico-diplomatiche con le quali il nostro governo sta cercando di convincere le autorità della Libia a collaborare per arrestare il flusso di persone che ogni giorno si imbarca in direzione del nostro paese. Con l'aggiunta della complicità di chi lucra sul traffico illegale di vite umane nel Mediterraneo. Più denaro europeo ai libici per migliorare l’accoglienza e ampliare la ricettività, frenare il loro stesso affarismo nel traffico di disperati, bloccare gli imbarchi già nelle loro acque territoriali riportando indietro i migranti. In uno status di accoglienza da leggersi però come detenzione.
Corrado bada all'"ordine delle cose" però: piega perfettamente le camicie sul letto,colleziona ampolle con la sabbia delle spiagge visitate nel mondo. Perchè lui sa come difendersi e quando attaccare, ha praticato la scherma in dimensione olimpionica. Poi però incrocia Swada, una giovane somala cui là dentro le guardie hanno ammazzato il fratello, che lo scongiura di aiutarla a raggiungere il marito in Finlandia. Tentenna, ma poi non cambia le cose. Quello che rimane, nella fissità di un breve piano sequenza è l’indifferenza, il cinismo e i nostri occhi volontariamente chiusi. Poca poesia, molta realtà

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