mercoledì 27 gennaio 2016

La corrispondenza di Giuseppe Tornatore. 2016

«mi piace riaprire gli occhi alla fine di ogni morte»
Amy Ryan è una studentessa fuori corso di astrofisica che nel tempo libero lavora per il cinema e la tv cimentandosi in controfigure acrobatiche, incidenti, salti mortali, impiccagioni. E mentre il suo doppio soccombe tra fiamme e atrocità lei si risveglia nella vita reale, più forte di prima, convinta di aver fatto un passo avanti nell’espiazione di un vecchio senso di colpa che lascia a marcire nella melma del cuore. Ama solo ed esclusivamente il professore Ed Phoerum, il quale a un tratto però sembra essere svanito nel nulla, lasciando attorno a sè solo un anelito di segni che, se da un lato consolano la sua compagna, dall’altro la travolgono in una matassa di incertezze ed enigmi difficile da districare. Scritto malissimo. Bastano i primi 2 minuti per capire che il problema più grosso del nuovo lavoro di Tornatore sono i dialoghi. Peccato…ma proprio nun se pò vedè. TNT ti sostiene sempre, anche dopo la tua dipartita. Ridicolo!! Unica frase che salverei:«mi piace riaprire gli occhi alla fine di ogni morte» e poi le tette e le lacrime di Olga Kurylenko

venerdì 22 gennaio 2016

Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu. 2015

"Non ho più paura di morire: sono già morto una volta"
Lande selvagge dell’America settentrionale del 1820. Prima della corsa al petrolio, all’oro o al carbone, qui si spingevano brigate di avventurieri senza scrupoli alla ricerca di preziose pellicce, veri pionieri del capitalismo di mercato. Poi un grave ferimento: Hugh viene brutalmente ferito da un orso Grizzly, a cui segue un amaro tradimento.Stremato e con un gruppo di indiani alle costole, il capitano Henry è costretto a lasciare indietro la guida apparentemente agonizzante insieme ad un gruppo di volontari. Il morente Di Caprio, infatti, spinto da una conseguente esplosiva voglia di vivere supportata da un certo darwinismo e notevoli botte di fortuna, tra un grugnito e l'altro porterà poi avanti due ora e mezzo di pellicola, con lunghi primi piani, quasi totale assenza di dialoghi e movimenti di camera al limite della cinetica. Da dieci e lode la fotografia di Emmanuel Lubetzki e una colonna sonora di Sakamoto che più elegante di così non avrebbe potuto essere. Se tuttavia non amate i sussurri fuori campo, i ritmi e la tensione, il mistero e il misticismo che Iñárritu condivide con Malick, lasciate stare. Siete avvertiti.

mercoledì 6 gennaio 2016

Il primo uomo di Gianni Amelio. 2011

"se i poveri siamo noi, allora va tutto bene".
ad Albert Camus, morto in un incidente d'auto il 4 gennaio del 1960 Su quell’automobile non doveva salire; nelle tasche aveva il biglietto del treno; al volante c’era Michel Gallimard, nipote del suo editore, che muore cinque giorno dopo all’ospedale. Nella sua sacca, scrive la figlia Catherine, vengono trovate «centoquarantaquattro pagine scritte di getto, a volte senza punti né virgole, con una grafia rapida e difficile da decifrare, mai rielaborate».l testo, incompiuto venne in uno primo momento dattiloscritto dalla moglie di Albert Camus, Francine, e in seguito rielaborato dalla figlia Catherine. Il regista riprende questo romanzo incompiuto di Albert Camus. Algeri. Lo scrittore Jean Cormery (alter.ego di scrittore e regista) torna a distanza di anni nella sua terra natale. Il film si apre con Cormery/Camus curvo sulla tomba del padre mai conosciuto, morto nel ’14, a ventinove anni in una trincea sul fronte franco-tedesco. Su quella tomba anonima il figlio che non ha mai conosciuto suo padre perché morto prima che lui nascesse, grida in silenzio tutta l’assurdità di una storia insensata subita dai più. Camus era un pies noire e venne espulso dal Partito Comunista franco/algerino per le sue divergenze con i dirigenti quando questi, su ordine di Stalin, decisero di espellere dal partito gli arabi. Nel 1937 il Partito Comunista Francese, i cui ideali erano quelli dell’uguaglianza, della libertà e della fratellanza, espulsero, quelli che, secondo loro, non essendo francesi non corrispondevano al “modello del comunista francese”. Come sarebbe il Nord africa se la speranza di Camus di creare una Stato algerino dove i nativi, arabi e europei, potessero vivere insieme con gli stessi diritti e con le stesse possibilità identitarie, si fosse realizzata? … forse non ci chiameremmo più europei e nordafricani, italiani e tunisini ma unicamente mediterranei.

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