lunedì 29 dicembre 2014

Closer di Mike Nichols. 2004

“Chi ama a prima vista tradisce ad ogni sguardo” La sceneggiatura più forte e potente del 2004: essere folgorati su una strada di Londra, ma quella fotografa per la foto di copertina del libro...in realtà lei non cede, così lo scrittore, per dispetto, inizia una conversazione in chat con il dermatologo Larry e, fingendosi Anna, gli combina un appuntamento, facendolo incontrare con lei senza dirle nulla. Inaspettatamente, i due si piacciono e il loro reciproco interesse li porterà a vivere insieme. Dan continuerà a cercare Anna, che, alla fine, deciderà di stare con lui, lasciando Larry. “Perché me l’hai detto?” “Perché non volevo mentirti!” “Perché?” “Perché ti amo.” Ecco il punto: l’amore o la verità? La bellezza eterea di una foto o la realtà che delude? Quanto conta la sincerità in un rapporto intimo? Scabrosità senza nudità volgari, è questa la potenza della pellicola che ho scelto per augurarvi un buon 2015, perchè il sesso è importante ed è la manifestazione più brutale dell’amore, ma non per questo è la più vera. Si può essere sensuali, ma puri, disarmati e indifesi. Uno scandalo reinventato: dove nulla mai è palesato, nudità e pornografia non fanno più scalpore, sono all'ordine del giorno. Alice consapevole della doppiezza del suo compagno, non riesce a smettere di amarlo, sperando che l’uomo faccia la scelta giusta resistendo alla tentazione di rovinare tutto per una stupida sbandata. Dan, invece, non riesce a togliersi dalla testa Anna e, in preda ad un impulso infantile e vendicativo, finirà per gettarla nelle braccia di un altro, perchè è una grande impresa essere felici. Risulta anche a voi che molti medici, forse per allontanare le pulsioni di morte legate al mestiere, sono sessualmente sfrenati, un po' morbosetti e molto espliciti? Un saluto e un pensiero ai medici che conosco. E gli lancio un quesito: perchè, visto che viviamo in un'era molto libera, ci si masturba in rete? Buon 2015 amici

venerdì 26 dicembre 2014

Lecce. Festival del cinema invisibile: Zavorra di Vincenzo Mineo. 2012. Piccola storia di mare di Dario Di Viesto. 2013. L'amore necessario di Alessandro Tamburini.2012

Un documentario che ascolta le parole di un gruppo di anziani trapanesi ospiti in una struttura geriatrica, nel momento della loro esistenza più brutto. Malattia, troppa solitudine, ricordi. Chi prega, chi non sa più in chi o in cosa credere in un susseguirsi di giorni tutti uguali. Nel 1800 le navi che arrivavano nel porto di Trapani scaricavano la “zavorra” nei pressi delle saline. La “zavorra” è la terra, cioè i sacchi di terra che le navi usavano per tenersi in equilibrio. Su quella terra un secolo più tardi è stato costruito un ospizio per anziani. Il documentario ha vinto il Miglior Film Sezione "Human Rights Doc" al V Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli / Rassegna Nazionale ed è ora in concorso al Festival del cinema del reale di Lecce
Un anziano pescatore malato non esce di casa da molto tempo e mentre sta pulendo il pesce trova fra le viscere un pesciolino ancora vivo. Nella vita dell’anziano si risveglia qualcosa: la sua vita che sta per finire ritrova vigore nel dimenarsi di quel piccolo pesce finito nelle viscere di quel pesce più grande. Un narrato essenziale snocciolato nell'ultimo tragitto del pescatore verso il mare
L'amore necessario è il più breve dei tre cortometraggi: solo 7 minuti. Protagonista una coppia romagnola di 71 anni lui e 61 lei. Lui è un pittore un po'sregolato, lei un'infermiera con un bellissimo e accomodante sorriso. Il regista vuole cogliere il loro vivere a mille, nonostante l'età non giovanissima. Il sesso due o tre volte a settimana "fatto a volte con il cervello e a volte con l'uccello", sembra suggerire la paura del non vivere tutto pienamente, la paura della morte, la speranza di essere accudito dalla moglie e di morire prima di lei. Una docufiction semplicistica, ma simpatica.

mercoledì 24 dicembre 2014

La spettatrice di Paolo Franchi. 2003

"Il regalo è una miseria, ma tu mi amerai per il prezioso regalo che non c'è."
Una traduttrice simultanea è ossessionata dal suo sconosciuto dirimpettaio tanto da arrivare a seguirlo nei suoi trasferimenti professionali. Ho scelto questo film per la Vigilia, perchè trasmette inquietudine, un po'come il periodo natalizio. E'freddo al punto giusto: una gelida Torino di finestre e fermate d'autobus. Di sciarpe che ti coprono il viso. E poi silenzi, parole soffocate, pedinamenti, inseguimenti del cuore. E'l'esordio alla regia di Paolo Franchi: aspro, ruvido, minimale, dominato da una messa in scena molto potente (la panoramica sul molo di Trieste che annega tra i capelli di Valeria sferzati dalla bora è un piccolo gioiello da stringere al cuore). Il professionista ha una compagna matura, Valeria ne diventa collaboratrice editoriale. Penetra, pian piano, fra le pieghe del loro rapporto incrinandone il precario equilibrio. Ma Valeria poi scappa, come se il suo compito fosse concluso, in preda ai fantasmi di sé. Roma impressionista: riflessi opachi, vetrate, diagonali strette, angoli acuti. Perchè attraverso le lenti della propria solitudine si finisce spesso per guardare il mondo da spettatore, osservando gli altri ingegnarsi per cambiare il corso della propria vita, di prendere decisioni e fare scelte. Ma rimanendo fermi. Stupenda e misera città, che m’hai insegnato ciò che allegri e feroci gli uomini imparano bambini, […] come andare duri e pronti nella ressa delle strade, rivolgersi a un altro uomo senza tremare […] Scriveva Pier Paolo Pasolini che amava Roma come si ama una donna, tanto da aver l’ardire di “lasciarci pure la pellaccia”, lui che veniva dal nord ma che cercava il mistero del vivere al Sud, quello dei profondi affetti, del profondo dolore, del profondo sentire. Ma che nasconde: “Ti invidio perché sai stare da sola” - dice l’amica bionda mentre la musica del locale da ballo dove è ambientata la scena prende il sopravvento sulle sue parole e inghiotte avida il corpo magro della silenziosa e tormentata protagonista.

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