“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
domenica 15 maggio 2011
Me and you and everyone we know.Miranda July. 2005
La gente si rassegna al mal di piedi, ma la vita ha in serbo di meglio
Il microuniverso di Miranda July, con questa pellicola al suo esordio, è intriso dalla difficoltà di comunicazione e dall’isolamento nel quale sono rinchiusi i suoi singolari personaggi. Miranda è Christine, una dei protagonisti: una folle artista senza successo, lavora come autista per persone anziane, ma ha solo un cliente, e come ogni artista confonde continuamente, nell'arte come nella vita quotidiana, la realtà conla fantasia. Incontrerà Richard, commesso di scarpe in crisi coniugale.
Due solitudini che s'incontrano e dispiegano le loro assurdità con i bambini che osservano straniati ed alienati gli adulti del tutto folli. E' un teatro beckettiano, dell'assurdo, che si perde nei difetti del cinema indipendente: discorsi banali, stile trascurato. Ma toccanti le scene che rievocano la caducità umana: Richard brucia la mano che non ha saputo ricomporre la sua famiglia, il pesciolino rosso che si cerca a tutti i costi di salvare, una gara di pompini, il bacio impossibile fra il bambino nero e la donna della chat.
Lirismo, poesia e scandolo, come i biglietti pornografici rivolti alle due adolescenti, qui sesso e amore non viaggiono all'unisono, è l'amore che comunica e il sesso ne esce svilito, ma è un istinto del tutto naturale, primordiale, al quale tutto è permesso senza falsi tabu'. Questo punto di vista, che voi lo condividiate o meno, dopo un po'diventerà, senza che ve ne accorgiate, anche il vostro:l'oscenità di alcune scene se all'inizio vi farà rabbrividire, poi vi divertirà. Questo è vero talento, anche un benpensante accetterebbe la scabrosità di questo film, che definirei uterino, vaginale, pensato da una donna e quindi mai volgare. E profondamente consolatorio: La gente si rassegna al mal di piedi, ma la vita ha in serbo di meglio.
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Bellissima recensione. L'ho visto visto diversi anni fa e mi ricordo che mi è piaciuto tanto.
RispondiEliminaDelizioso questo film.
RispondiEliminaMi piace la selezione di cinema del tuo blog.
Mi sono aggiunta ai tuoi lettori.
A presto.