martedì 7 febbraio 2012

Lezioni d'amore di Isabel Coixet. 2009


Se avete letto il romazo da cui la pellicola è tratta: L'animale morente di Philip Roth, rimarrete un po'delusi. Meno profondità nella messa in scena. Tutto qui, in effetti, è basato su noiose riflessioni filosofiche sulla vecchiaia e sulla morte.
Il sesso dovrebbe quindi essere una sorta di antidoto e via di fuga da entrambe,ma il film non riesce nell'intento, così come fallisce anche l'obiettivo di regalarci la nascita di una storia d'amore profonda e vera. Poco credibile il professore, sia in qualità di cinico, che soprattutto in quella di amante. L'unico personaggio ad avermi affascinara è Carolyn, la sua amante occasionale da oltre oltre vent’anni. Entrambi fuggono al passare del tempo, alla morte e in effetti sono gli unici a "salvarsi". Indecifrabile il messaggio che la regista vuole lanciarci: il sesso aiuta davvero? E allora come mai entrambi si innamorano? Come mai, entrambi sono gli unici, se pur vivendo senza amore a non ammalarsi e morire? Se il professore in realtà sa amare, perchè s'innamora della sua giovane allieva, come mai non riesce a stabilire un rapporto affettivo con il figlio?
Kepesh è ossessivo, insicuro e geloso, non sa lasciarsi andare. Fredda e distante anche la fotografia. Nulla sembra davvero appassionare in questo film. A parte i nudi integrali della bellissima Penelope Cruz, una vera opera d’arte da ammirare, avere sessualmente.
Ma non c'è traccia di quell'eccesso, di quella corporalità repellente, del puzzo della decadenza fisica della vecchiaia, del sesso impulsivo e compulsivo. E anche la scena finale della morte è troppo lirica nel suo tentativo di lasciar intravedere una speranza. Consuelo sebbene sia qui la metafora dell'arte, della perfezione pittorica di quadri goyani muore: "Quando ragiono su tutte le cose che sembravano così importanti, tutte le arrabbiature a causa di mia madre, che stupida.. Tutto il tempo sprecato, a dormire… a dormire sulla mia vita".

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