“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
lunedì 1 ottobre 2012
Manolete di Menno Meyjes. 2010
"La corrida è per chi è morto dentro".
Un testa a testa con un feroce toro, emblema della donna che ama. Una gloria da riconquistare, una donna da meritare. Il matador ripercorre così, i mesi precedenti durante i quali la passione per la bellissima Penelope Cruz, ha sconvolto la sua umanità, rendendolo un nulla al di fuori del suo campo di battaglia che è l'arena. Lupe, la donna amata, risveglia la sua passionalità, quegli occhi freddi cominciano a pulsare. Ma ho trovato troppo eccessiva e banale la gelosia di Manolete, discriminante quasi per la memoria del grande matador, fuoriluogo i tanti incedere della pellicola su immagini e scene prive di significato ma solo accattivanti da un punto di vista estetico. Questa storia d'amore ridicolizza quasi il timido e malinconico Manolete, la Spagna neo-franchista aveva nel torero il simbolo della forza, della virilità, qui sembra non essere così e lagata a quell'immagine non ho saputo andare oltre guardando il film. Noioso. Deludente
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