“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
giovedì 30 aprile 2015
Adaline - L'eterna giovinezza di Lee Toland Krieger. 2015
Quanto sollievo, alle volte, può destare un capello bianco, perchè Adeline sembra una giovane donna impiegata in una biblioteca, ma in realtà mentre, intenta a sbobinare una vecchia pellicola dei primi anni del 900, attraversa eventi, luoghi, accadimenti, ci fa scorgere in quelle immagini proiettate, momenti salienti della sua vita che si è fermata appunto in un giovane tempo. Tutto ebbe inizio nel 1908 quando ella nacque, eppure giureresti che l'ambientazione non ti è sembrata così vetusta; poi ormai cresciuta, ebbe un tragico incidente con la sua automobile, momento tragico in cui rischio’ la vita, se non fosse stato per la coincidenza di fenomeni fisici, climatici e forse anche di magia che la coinvolsero a tal punto da restituirla da quel momento in poi per sempre giovane alla vita.
Adaline da quel momento in poi cessa d'invecchiare, si fermerà per sempre a 29 anni. Ogni dieci anni, per non finire in un laboratorio come cavia, deve però cambiare vita e identità, uffici, lavori, persone, ambienti..ma non sicuramente l’amore per sua figlia, che, intanto, cresce, invecchia e sembra sua nonna.
Adaline (ma anche Jennifer e altri nomi) è testimone di quel “diventare spettro” a cui si riferiva Barthes quando assimilava la fotografia ad un’esperienza di morte. Poco scavo psicologico, possibile che la figlia sia così serena e senza traumi nel vedere sua madre sempre così giovane?
Scontato il finale e privo di colpi di scena, tutto viene salvato da recitazione e fotografia.
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