giovedì 2 febbraio 2017

Te doy mis ojos di Iciar Bollain. 2003

Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità. Te doy mis ojos di Iciar Bollain analizza questa situazione attraverso Pilar e Antonio e le persone che li circondano: una madre che giustifica la situazione, una sorella che non capisce fino in fondo, ed un figlio che vede tutto ma non dice niente. Quando l'amore si trasforma in paura, controllo e potere in un inverno spagnolo che ricopre con un manto freddo e intimo le membra gelate di un passato funestato dalla violenza. Pilar scappa, ma continua a fare l’amore con lui, in un'unione solo fisica dai cuori asincroni. Scoperto il nascondiglio della moglie Antonio inizierà una pressante opera di riconquista, corteggiandola e riempiendola di pensieri affettuosi e regali per riportarla sotto il tetto coniugale, iscrivendosi anche ad un gruppo di terapia collettiva rivolto a uomini che maltrattano le proprie donne e cercando così di dare concretezza alle sue promesse di cambiamento. Un film onesto che mette in luce tanti meccanismi viziosi della violenza domestica: la tendenza all’ereditarietà del rapporto umiliante, con la madre di Pilar che invita la figlia a tornare comunque da Antonio per sopportare ogni prevaricazione come lei ha fatto con il defunto marito.
Laia Marull è eccezionale, il suo sgaurdo è quelle delle donne umiliate, che amano nonostante tutto il loro carnefice. Il mostro che anche se lasciato rimetterà in scena gli stessi meccanismi con la prossima donna che incontrerà. Grazie per questa testimonianza. Lo dico da donna.

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