“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
domenica 23 gennaio 2011
Delicatessen. Jean-Pierre Jeunet, Marc Caro. 1990
Siamo in Francia in un futuro prossimo, non precisato, nel palazzo semidistrutto di un macellaio, qui, giunge l’ex pagliaccio Louison, che dopo la morte della scimmietta Livingstone, sua compagna di gag, accetta di prestarvi servizio come portiere. Da una settimana nessuno qui mangia carne, intorno solo distruzione, degrado, dove trova dunque la materia prima il venditore di carne?
Il dubbio balena subito, sarà proprio quello a cui di getto penserete la risposta.
La società dei carnivori vive in superficie, nella parte visibile del mondo, i rivoltosi vegetariani occupano invece il sottosuolo. All'arrivo di Lousion, che certo è un po'magrolino, si sfregano tutti le mani, se non fosse per la figlia del macellaio, che del pagliaccio s'innamora. Con l’aiuto dei Trogloditi, i vegetariani dei piani bassi, cercherà, infatti, di salvare il nuovo arrivato dalle grinfie del padre e coronare il suo sogno d'amore.
Un riuscitissimo cult movie francese, grottesco e divertente, denso di immagini e maschere che celano significati ampi e concreti. Ci si addentra negli anni 90, nei nonsense del consumismo incallito, nella stupidità un pò figlia della ripetitività delle azioni, emblema della piccola catena di montaggio dei due fratelli e la disperazione atroce della donna che cerca di suicidarsi in vari modi ma che proprio non ce la fa.
Bellissima la fotografia giocata sulla saturazione dei colori, soprattutto nella riuscitissima scena dell’invito a bere un the (tra le più belle del film) quando la figlia del macellaio toglie gli occhiali per sembrare più carina agli occhi di Lousion e che ricorda molto la sequenza di Frankenstein junior di Mel Brooks.
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