“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
domenica 13 marzo 2011
Lola corre. Tom Tykwer. 1998
Lola ha i capelli rosso fuoco, tatuaggi bene in vista, canotta e anfibi ai piedi per correre. E'una ribelle, una di quelle che amano, talmente tanto da essere disposta a tutto. I suoi genitori la ignorano e s'ignorano tra di loro e per trovare senso alla sua vita, il ritmo con cui sceglie di viverla diventa frenetico, vorticoso, senza pause, una lunga maratona a fiato corto. Corre su e giu'in una severa Berlino, accompagnata da note ossessive, luci, suoni techonpunk e colori.
La sua corsa è in realtà contro il tempo: un telefono rosso fuoco come i suoi capelli squilla, Manni, il suo ragazzo, quello per cui Lola corre tanto, per arrivare sempre in tempo, si è messo nei guai, ha bisogno di 100.000 marchi in venti minuti o non avrà salva la vita. La trama non esiste, composta solo da questa breve telefonata e poi tutto si scompone, un puzzle fatto di momenti noir, di cartone animato, commedia, dramma sentimentale in un rave-party di 81 minuti esatti.
Ci si sente frastornati, come la musica ad alto volume che ovatta le orecchie e il cervello, senza mete, senza punti certi: "la palla è tonda e la partita dura novanta minuti"- dice uno dei suoi personaggi- "cosa sarebbe se io non fossi io e tu non fossi tu, ma io sono veramente io e tu sei veramente tu?"
Un padre a cui chiedere aiuto e i tanti personaggi con cui Lola si scontra in questa sulla folle corsa: una donna con carrozzina, un ragazzo in biciletta, una macchina che esce da un garage, un'impiegata di banca, un barbone (che non è un personaggio da snobbare come tutti gli altri, perchè è lui ad avere i 100.000 marchi andati perduti) un autista di ambulanza. Al suo passaggio, ognuno vede per una frazione di secondo materializzarsi il proprio futuro sotto forma di una serie di velocissime istantanee... e poi come in una sorta di sliding doors, ci si chiede: ma se, una volta terminata la telefonata iniziale, la giornata di Lola fosse andata diversamente? Se scendendo le scale di corsa qualcuno le avesse fatto lo sgambetto? E se non si fosse frapposta sul cammino dell'uomo che usciva dal garage? Se il barbone avesse comprato la bicicletta? Se l'ambulanza avesse rotto la lastra di vetro?... I venti minuti che separano Lola dal suo Manni saranno così ripercorsi per tre volte, mostrandoci altre possibilità di epilogo della vicenda e puntando l'attenzione su come basti un secondo, alle volte, per cambiare tutto. O di come alle volte basti un urlo!
Non finiremo mai di esplorare, e dopo tanto esplorare saremo di nuovo al punto di partenza e conosceremo finalmente il posto per la prima volta
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