“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
giovedì 18 aprile 2013
Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini. 2001
L'istinto frega, ma la paura è ancora peggio.
Irene ha una casa molto grande, ma ai suoi tre figli sta comunque stretta. Sara, Rita e Claudio non hanno avuto un'infanzia felice, ma Irene è sempre stata tenuta fuori dal dolore. E ancora oggi, infatti, non lo comprende. Virna Lisi (Irene) è sempre uno schianto, appanna del tutto la sempre isterica Margherita Buy (la figlia maggiore Sara) che vedova non si è più risposata e stressa il suo unico figlio. Anche Rita (la figlia minore) non è felice per quanto sposata e Claudio è ancora costretto, seppur grande, a nascondere alla madre la sua omosessualità o meglio fingere di essere un eterosessuale. Poi un giorno, finalmente, - e quando stavo per spegnere, data la monotonia del film- un dibattito animato si accende mentre tutti pranzano una domenica e il film diventa da questo momento in poi decisamente più interessante.
E dal sentimentalismo comencino si penetra nel vivo, nel corpo, nella carne, il tutto però raccontato dalla più piccola, la giovane Chiara che con toni religiosi da pre.comunione filtra tutto con la purezza dei suoi otto anni. Una Roma barocca da cornice, la perfezione estetica di questi corpi di pietra, come quelli dei protagonisti, immobilizzati, saranno alla fine finalmente posseduti. E amati.
Credo sia il fiore all'occhiello della Comencini questa commedia, soprattutto per il cast, che definirei perfetto.
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