“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
mercoledì 25 settembre 2013
One Hour Photo di Mark Romanek, 2002
Le foto di famiglia ritraggono volti sorridenti: nascite, matrimoni, vacanze, feste di compleanno dei bambini. Si scattano fotografie nei momenti felici della propria vita, chiunque sfoglia un album fotografico ne concluderebbe che abbiamo vissuto un’ esistenza felice e serena senza tragedie, nessuno scatta una fotografia di qualcosa che vuole dimenticare.
Lavorare con professionalità in un punto di sviluppo rapido della fotografie di un grande ipermercato. Offrire professionalità in un luogo dove la gente va di fretta, compra, si rilassa, non bada alla qualità. Sy Parrish (Robin Williams, impeccabile ogni sua performance, è un mostro di bravura) è un uomo solo e come tale ha sviluppato una serie di ossessioni che riempiono la sua giornata: mangia solo alla tavola calda, un lungo corridoio dal quale accedere ad uno spoglio appartamento, senza colori e luce.
Inquietante: supermercato con scaffali con la merce tutta in ordine, atmosfere autunnali, foglie che cadono, neon accecanti. Una regia non ottima, un film non brillante che prende ritmo quando ad un certo punto Sy viene licenziato e, nello stesso momento, da alcune stampe vien fuori che il signor Yorkin (padre della famiglia che il fotografo ha a cuore) è in realtà un marito infedele...
Suggestionante il sogno in cui il fotografo immagina del sangue uscirgli dagli occhi: qual è, infatti, il difetto più comune delle foto amatoriali? Gli occhi rossi,un flash troppo invadente. Per un personaggio che vive in un mondo di foto, il simbolo dell'orrore non potevano che essere questo. Azzeccatissima la scelta. Come anche la scelta splatter di farlo schizzare. Robin Williams è un uomo sempre vestito di bianco, ha i capelli di un biondo quasi arancione, si muove in atmosfere senza spessore, senza colore. Delineate abilmente le ossessioni di Sy, il suo mondo, la sua estraneità ai contesti sociali. Mediocre però il resto.
Non ho ben compreso cosa fa esplodere la sua follia, l'allontanamento dalla macchina da lavoro? Un uomo alineato quindi? Peccato che il regista non sia andato a fondo. Buona la conclusione e il dialogo finale con l'ispettore di polizia illuminante. Anche questo si svolgerà in un ambiente totalmente bianco.Prodotto medio dell’industria hollywoodiana, costato pochissimo e con un Williams che funge da specchietto per le allodole. Peccato, avevo sperato in qualcosa di più.
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L'avevo visto al cinema appena uscito. Ricordo ancora l'incubo di lui, un momento scioccante che mi aveva fatta saltare dalla poltrona. Il resto, invece, è dimenticabile, peccato.
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