“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
giovedì 24 ottobre 2013
Gloria di Sebastian Lelio. 2013
Presentato all'ultima edizione del Festival di Berlino ha conquistato l'Orso d'argento per la migliore interpretazione della protagonista Paulina Garcia, Gloria e la sua vita affettiva da riempire. Una straordinaria cinquantottenne, sola, ma senza drammi, nè commedie. Il regista di Post mortem è sempre su di lei, non la molla nemmeno per un'inquadratura e la tiene sempre al centro anche quando in scena entra l'innamorato problematico, inaffidabile, un po'psicopatico, bugiardo. Piene di carica erotica le scene di sesso fra i due.
Espressivissima Gloria, stupendi i suoi mezzi gesti che parlano, forti le sue emozioni che sentirete tutte anche sulla vostra pelle. Liberatorie le sue passeggiate per le strade di Santiago e la danza di uno scheletro sostenuto dai fili di un’artista ambulante. Le manifestazioni studentesche. Canzoni melense che Gloria ama canticchiare mentre guida, le salse nella sala da ballo, la bossa nova Aguas che due amici brasiliani cantano a cappella durante una festa, fino alla Gloria di Umberto Tozzi che chiude è dà il titolo (e quindi apre) l'intera vicenda. Pance flaccide sorrette dalla pancera, rughe, cazzi poco prestanti, eppure sensualità a gogò. Gloria offre una seconda possibilità anche se sa che non dovrebbe. Cade e si rialza. Accetta finalmente quel gatto nudo, senza pelo che in principio le fa schifo. Perchè anche lei si mette a nudo e non se ne vergogna.
Quasi perfetto. Ma a me i film perfetti non piacciono.
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