“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
venerdì 8 novembre 2013
Pauline alla Spiaggia di Eric Rohmer. 1982
"La perfezione è opprimente"
Trentaseiesimo lavoro di Eric Rohmer, presentato alla rassegna Rievoca presso il cinema Elio di Calimera, fa parte del ciclo Commedie e proverbi: “Chi parla troppo si danneggia”, è la frase di Chrétien de Troyes che apre la pellicola.
Una piccola auto entra in una stradina attraverso l'apertura di un cancello. Ultimi giorni di vacanza settembrina. Villette a schiera su una spiaggia della Normandia. Una trentenne e un'adolescente. E l'amore. Quello fisico di pelle. Rosette, la venditrice di accendini sulla spiaggia. La più disinvolta. La trentenne Marion cerca l'amore vero, ma forse negli uomini sbagliati. La parte interessante del film è l'episodio dell'equivoco, in cui Henry, l'uomo di cui Marion s'invaghisce, cerca di nascondere il suo momento di passione con Rosette, per non deludere Marion.
Il linguaggio è sovrano nelle pellicole di Rohmer, il suo cinema è dialogico, ci piace per questo, eppure qui il verbo ha dei limiti:non sempre è in grado di svelare tutto ciò che accade. Tramonti grigi, l'estate muore, come anche le passioni che si sono accese, fulminee, fugaci. Gli adolescenti emulano i "grandi", li smascherano e costringono a venire allo scoperto. E alla fine Pauline accetterà il consiglio della delusa ma navigata Marion: cioè, quello di autoingannarsi e vedere a suo favore quanto accaduto nella sua liason d'amore. E così Pauline in quel momento supera la fase adolescenziale della purezza, della verità ad ogni costo. E la ninfa e la dea richiudono la cancellata alle loro spalle e ritornano in città con delle consapevolezze in più.
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