“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
venerdì 27 dicembre 2013
Philomena di Stephen Frears. 2013
"Chi viaggia in prima classe, non è detto che sia di prima classe!".
Il dramma delle lavanderie irlandesi, strizzare panni per espiare le colpe. Questo secondo le suore irlandesi degli anni 50. Che come se non bastasse, oltre a mettere in pericolo la vita delle giovani donne partorienti, ospiti presso il loro istituto, tanto da far morire spesso di parto nascituro e madre, vendevano poi questi bambini agli americani.
Nonostante questo suo passato Philomena, con un'anca al titanio, è una cattolica molto devota, appassionata di romanzi rosa, di quelli un po'patetici in cui il granduca s'innamora della sua sguattera, salvo scoprire alla fine che ovviamente è nobile anche lei. Martin Sixsmith non è come lei. E'un ex giornalista, ateo, faceva parte dello staff di Tony Blair, ma poi ne viene allontanato e si appassiona, mentre è in cerca di dare una nuova svolta alla sua carriera, alla storia di Philomena. Philomena e Martin hanno realmente compiuto questo viaggio alla ricerca del figlio di lei e attraverso i titoli di coda finali, il regista c'informa di come molte madri ospiti in questi istituti religiosi ancora siano in cerca dei loro figli. Indignazione, viene da chiedersi dove fosse il governo irlandese quando si perpetravano simili vili azioni.
Ma la chiave del film è nella frase "Ti perdono" con cui Philomena accetta la sua sofferenza e scagiona le suore cattive che le hanno impedito di riabbracciare il figlio.
Un film dal gusto british e quindi politicamente corretto. Un po' troppo. Ma è pur sempre Natale.
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