“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
domenica 23 marzo 2014
Jeune et jolie di Francois Ozon. 2013
Non si può essere seri a 17 anni. (Rimbaud)
Isabel è di famiglia borghese, parigina, un po' come la Denevue di Luis Buñuel che si prostituiva non per denaro, infatti qui Isabel incassa si i soldi, ma li nasconde in una borsetta senza mai spenderli. Isabel non è sposata, come potrebbe? Ha solo diciassette anni. Perde la verginità durante le vacanze estive e al ritorno in città diventa Lea, tutto questo fin quando il suo cliente più affezionato, un cardiopatico, muore. Quattro i capitoli del film scanditi dalle quattro stagioni accompagnati da quattro meravigliosi brani di Françoise Hardy. Inizia un lento percorso di risalita simboleggiato da flebili cambiamenti: Lea che si fa scopare da chiunque la cerchi per trecento euro, si sottrae con dolcezza ed eleganza a quel coetaneo che comincia a frequentare perchè non "starebbe bene far l’amore la prima volta che ci s’incontra". Bella la conclusione che strizza l'occhio a chi della morale se ne frega, l'ho molto apprezzata.
Non si sconfina mai nel pornografico, è solo l'esaltazione di una personalità sessuale, una donna che ama fare sesso: gracile si contorce su un cuscino simulando un amplesso ancor prima di avere il suo primo rapporto sessuale. Pregevole l’interpretazione di Marine Vacth, di una bellezza senza paragoni.
P.S. Nessuna bussa prima di aprire le porte, nè del bagno, nè della camera da letto. Si usa così in Francia?
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