“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
lunedì 22 settembre 2014
Le ricamatrici di Éléonore Faucher. 2004
Claire è incinta, una gravidanza indesiderata e ormai troppo avanzata per essere interrotta volontariamente.Capelli arancioni rossi e ricci a cui aggrovigliare tanta solitudine: nonostante sia solo diciassettenne, Claire ha già imparato a vivere lontano dalla famiglia e a non aspettarsi nulla dai genitori.
Le colleghe del supermercato notano il suo aumento di peso, per mantenere il suo segreto, inventa un tumore a causa del quale è costretta a seguire una terapia cortisonica. Per rendere più verosimile la sua storia si strappa una ciocca di capelli e corre via piangente, ma nessuno la raggiunge per consolarla. Anche il ragazzo che l’ha messa incinta, o almeno così si presume, si allontana da lei. Ma all'anaffettività Claire è abituata, non si stupisce. Anche la ginecologa impone un atteggiamento giudicante verso la ragazza, chiaramente debole e confusa. Claire vuole abortire!Alla fine si decide per un parto in anonimato e chiede alla ginecologa di scrivere su un foglietto il sesso del feto riconosciuto con l’ecografia. Il foglietto viene inserito in una busta, a mò di lettera, e conservato dalla protagonista fino alla fine del film.Finchè non conoscerà l’identità del figlio, Claire potrà continuare a fantasticare che non esista. Claire non ha una madre da prendere come modello, la presa di coscienza di ciò che significhi essere madre, avviene in una scena in cui Claire e la sua vice-madre ricamano insieme un vestito molto impegnativo e la signora Melikian le parla di un diario in cui ha descritto minuziosamente i primi mesi del figlio. “Avrei voluto regalarlo a mio figlio per il suo matrimonio, per quando sarebbe diventato padre”.
Stupendo il tabù del desiderare una donna incinta - il fratello della sua migliore amica è attratto da Claire- struggente la sofferenza di Claire a causa del suo corpo deformato e ancor più a causa della sua nuova identità di madre che minaccia la sua vita sessuale, prima così libera e spregiudicata. Fin quando nella signora Melikian Claire proietta se stessa, perciò le dona il suo affetto, la sua complicità incondizionata e immotivata dalla conoscenza inizialmente superficiale tra le due. Quando la signora Melikian tenta il suicidio, Claire la salva e la va a trovare in ospedale tutti i giorni nonostante la signora la respinga. Grazie a Claire riscopre la possibilità e la bellezza di un rapporto affettivo profondo, la vita in senso lato. Ritorna così a provare piacere per il ricamo, addirittura si mette a cantare durante il lavoro, prende parte ad una festa e porta dei nuovi campioni ad un famoso stilista di Parigi.
Un film al femminile, dove gli uomini sono assolutamente in secondo piano, poco narrati, e tutto sommato poco utili all’intreccio della trama.
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