“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
lunedì 20 luglio 2015
The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese. 2014
"Mi chiamo Jordan Belfort. L'anno in cui ho compiuto 26 anni ho guadagnato 49 milioni di dollari, il che mi ha datto molto incazzare, perchè con altri 3 sarei arrivato a un milione a settimana"
Il gotico Shutter Island del 2010mi aveva letteralmente conquistata. Insomma Martin Scorsese è un fuoriclasse e non si discute. Eppure questo film non merita di essere visto. Il film è tratto dalla storia vera di Jordan Belfort che lui stesso ha raccontato in un libro. Ogni lupo che si rispetti deve vivere in branco e Belfort se ne è costruito uno fatto di suoi vecchi amici. Non gangster, qui siamo però nel mondo della finanza.La sceneggiatura convince, è perfetta: Belfort racconta al passato ricostruendoci la vicenda volgare e patetica
Soldi, sesso e stupefacenti. Questo film ha tutti gli ingredienti per essere definito una classica americanata, regola delle tre esse compresa."Fuck" viene ripetuto un milione e mezzo di volte, anche senza motivo.Sesso con prostitute divise con metodo accurato per fasce di prezzo, orge in ufficio al suono della campanella di fine contrattazioni, nani imbracati lanciati come freccette contro un bersaglio carico di dollari, droghe consumate fino a sfinimento per non esaurire il propellente del delirio.
E la scena della ragazza nuda con i soldi incollati sulle chiappe?
No, grazie, ho visto abbastanza. Senza emozioni.
Gli affari diventano qui un mezzo per sostenere l’edonismo da teatro dell’assurdo, l’epica ostentazione di ciò che fa vibrare gli organi meno coscienti del corpo, con la banalissima conclusione che alla fine non tutto poi si può comprare.
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