“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
giovedì 13 agosto 2015
La forza della mente di Mike Nichols. 2001
"morte non esser fiera, pur se taluni t'abbiano chiamata
terribile e possente, perché tu non lo sei
che quelli che tu credi di travolgere
non muoiono, povera morte, né tu puoi uccidere me
...
tu schiava del fato, del caso, di re e di disperati
tu che ti nutri di guerre, veleni e malattie
oppio e incantesimi ci sanno addormentare
ugualmente e meglio di ogni tuo fendente
perché dunque insuperbisci?
trascorso un breve sonno, veglieremo in eterno
e morte più non sarà (virgola) morte tu morrai"
La professoressa Vivian Bearing riceve una diagnosi di carcinoma ovarico in stadio avanzato e decide di sottoporsi ad un regime di chemioterapia altamente aggressivo, di fatto inutile ai fini della guarigione.
"lei ha un cancro...lei ha un cancro metastatico alle ovaie in stadio avanzato...un insidioso adenocarcinoma”. Che significa otto cicli di chemioterapia “a dose piena” con annesse spiegazioni dettagliate del medico: “i farmaci antiblastici danneggeranno alcune cellule sane, comprese quelle lungo il tratto gastrointestinale dalle labbra all’ano e i follicoli piliferi”. Insidioso? Ma come un medico può usare questo termine? Cosa significa insidioso?
la medicina ha la grande pecca di usare termini pseudoscientifici, mettendo il paziente in una situazione di disagio ancora più estremo e questo film lo sottolinea molto bene. Per non parlare delle frasi di circostanza: "sono sicuro che lei saprà essere forte...dobbiamo spingere al massimo...lei darà un significativo contributo alla nostra conoscenza” per ottenere l'adesione della paziente al trattamento anche perchè “la combinazione di incapacità di difesa, mancanza di competenza tecnica e disturbi emotivi fa del malato un oggetto particolarmente esposto allo sfruttamento".
"Avrei dovuto fare più domande" lamenta, infatti, ad un certo punto la professoressa "visto che sto per diventare una cavia". Tutto ruota attorno a Jason, un giovane ricercatore, ex-studente della professoressa Bearing, la prof ad un certo punto gli chiede: "perchè hai scelto proprio i tuori?", dal dialogo si evince che Jason è oncologo solo perchè affascinato dalle interazioni cellulari, quindi completamente incurante dell'aspetto umano della malattia, finge di essere dispiaciuto quando "perde"una paziente. Il dialogo spiega profondamente la formalità dei medici: “come si sente oggi”, “grazie per la sua collaborazione” ma non può fare a meno di esclamare “Cristo!” mentre palpa il tumore di Vivian, spaventandola;patetica la scena in cui i tirocinanti con taccuino sono intorno a Vivian e fanno a gara per fare bella figura nei confronti del primario Kelekian, sorridono quando l’oncologo gli fa notare che la paziente ha perduto i capelli, perchè ormai “è normale, non si ci fa caso...”.
L’unico conforto per Vivian arriva da Susie, infermiera di colore, che si rivolge alla paziente con empatia, fermandosi con lei a mangiare un gelato, raccontandole della propria vita. Susie le svelerà l'inutilità della sua cura, impedendo quel goffo tentativo di rianimazione, ordinato proprio da Jason (perchè Vivian “è della ricerca, è della ricerca”, a dispetto del testamento biologico della professoressa Bearing (una N.R., cioè da non rianimare)
La visita, proprio appena in tempo, della vecchia professoressa Ashford, colei che aveva iniziato Vivian alla carriera accademica tanti anni prima è l'unica visita mai ricevuta da Vivian durante tutti i mesi di ricovero. La professoressa Ashford le si stenderà al fianco, e come una madre amorevole, madre che Vivian non ha più, le leggerà un libro, per bambini, "Il coniglietto fuggiasco", piccola metafora dell'anima.. E' venuto il momento di andare. "che voli d'angelo possano condurti con canti al tuo riposo".
Anche questa volta del titolo originale Wit, si perde del tutto il richiamo alla poesia di John Donne, l’autore studiato e amato dalla protagonista, che è nota, ai suoi cultori come “wit poetry”, poesia dell’ingegno, dello spirito arguto e profondo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento