“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
giovedì 13 marzo 2014
Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson. 2007
Naif. Colori pastello. Umorismo demenziale ma geniale. Tre protagonisti in viaggio con le valigie firmate Louis Vitton. Movimenti di macchina orizzontali, zoom improvvisi. E'un viaggio di formazione,trasformazione, un viaggio di tre fratelli per ritrovarsi. Non si parlano da un anno e decidono di partire per l'India. Antidolorifici senza prescrizione medica, sciroppi per la tosse con cui ubriacarsi. Uno scrittore che scrive su personaggi non inventati, ma Jack Whitman, uno dei fratelli prende coscienza di ciò che gli accade solo mettendolo nero su bianco.Preda della sua ex ragazza: la strabiliante Natalie Portman. Il treno per il Darjeeling ha una tratta lunghissima e si presta bene ai fratelli che avendo da poco perso il padre sono alla ricerca della madre che vive in India come missionaria cristiana, ma devono prima fare i conti con se stessi. Pregano, seguono dei riti, fin quando il treno imbocca un binario sbagliato e si perde. Francis ha da poco tentato di schiantarsi con la moto e ne è uscito con la testa fracassata. Organizza lui il viaggio, ma nessuno dei tre cambierà: questo treno gli servirà solo per conoscersi ed accettarsi forse.
Elegantissimo Adrien Brody (in qualsiasi versione) spaventato dal suo dover diventare papà a breve, acquista un serpente velenoso ed è l'unico dei tre fratelli a non riuscire a mettere in salvo il giovane fratello indiano che tenta di attraversare il fiume.
Mi rivolgo ancora una volta ai traduttori dei titoli: si potrebbe mai forse dire "il treno per il Milano?" Siete tristi.
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