“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
venerdì 27 marzo 2015
Suite francese di Saul Dibb. 2015 (Dal romanzo di Irène Némirovsky)
Ho cercato di dimenticare le cose del passato, ma la musica mi porta indietro
3 giugno del 1940, dominazione tedesca in Francia, con Vichy. Una signora francese con marito disperso al fronte si innamora di un tenente della Wehrmacht, colto e sensibile: come lei, suona il pianoforte e compone. Nonostante le iniziali resistenze di lei, tra i due nasce un’appassionata storia d’amore che la farà etichettare da alcuni come collaborazionista, da altri come ragazza da ammirare, ma la realtà è che “nessuno sapeva come si sentiva”. L'infedeltà di Lucile non è solo coniugale ma assume i toni gravi di un tradimento alla propria nazione, per un nemico amato che le fa dimenticare il proprio dovere di cittadina e di moglie. In questo film manca il dolore autentico del libro.
Di francese questo film ha solo il titolo e i riferimenti storici, la storia è girata tutto in inglese e con attori anglofoni. Moltissimi limiti, dati anche dall'avvincente genesi letteraria dal romanzo di Irene Némirovsky, che di per sè meriterebbe di finire nelle sale. Buona resa della psicologia e delle velleità dei personaggi femminili, tutto aiuta a creare emozione in in film che sa diramarne poche. Le lacrime arrivano con le parole che appaiono sullo schermo subito dopo la scena finale, vi colpiranno dritto al cuore.
Un merito, uno solo, però il film ce l’ha, spingerci a saperne di più della Némirovsky, perchè tra gli infelici che non videro la fine della guerra c’è stata proprio lei: Irène Némirovsky.
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