“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
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domenica 4 agosto 2013
Come l'acqua per il cioccolato di Alfonso Arau. 1991
“Solo le pentole conoscono il bollore del loro brodo”
Questo piccolo gioiello di sensualità svela gli ingredienti della passione. Sono i tempi della rivoluzione di Pancho Villa. Soldati e fuorilegge devastano il Messico. In una fattoria nascono, vivono e soffrono delle donne. Una storia al femminile, di donne diverse. Tita nasce da un impressionante fiume di lacrime, originato dalle cipolle che la madre affettava in gravidanza. Quindi questa unione con la cucina viene sancita già dalla nascita: Tita nasce sul tavolo da cucina.Cresce e diventa un'adolescente calda e dagli occhi grandi, vispi, intelligenti. E il bel Texano Pedro li nota e desidera possederli. Ma la madre dice che questo matrimonio non s'ha da fare: Tita non si può sposare, perché è destinata, in quanto figlia minore, a prendersi cura della madre nella vecchiaia. Quindi Pedro sposa Rosaura, la sorella maggiore, ma solo perchè è l'unico modo che gli è consentito per rimanere accanto all'amata. E Tita con le sue mani magiche e le sue ricette incantate lo lega a sè con le catene di una passione fulminea che intacca chiunque mangi quel cibo così grondo di emozioni. L’unica consolazione di Tita è, infatti, la cucina su cui sfoga tutti i sentimenti repressi, come quella matassa di lana che giornalmente trasforma in una interminabile coperta. Bellissima la scena del pranzo per Pedro: quaglie con petali di rosa (regalate da Pedro a Tita) “Sembrava che per uno strano fenomeno di alchimia, non solo il sangue di Tita, ma tutto il suo essere si fosse sciolto nella salsa di rosa, nella carne delle quaglie e in ogni aroma del cibo. In questa maniera l’essere di Tita penetrava nel corpo di Pedro, voluttuoso, profumato, caldo ed irresistibilmente sensuale. Sembrava che avessero scoperto un nuovo codice di comunicazione, nella quale Tita era il mittente, Pedro il ricevente e Gertrude la fortunata nella quale si realizzava questa relazione sessuale per mezzo del cibo". Anche Gertrude, che si scoprirà essere nata da una relazione extraconiugale della donna, sarà colta dalla passione improvvisa dei piatti di Tita e fugge nuda a cavallo con un rivoltoso.
E la passione tra i due serpeggia per anni, perchè Pedro e Tita sono l'uno per l'altra "come l' acqua per il cioccolato": la polvere di cacao, infatti, ha bisogno della fluidità dell'acqua per dare origine a una voluttuosa crema, non sono gli ingredienti singoli a renderla così buona. E mentre Tita macera il cacao in una bacinella il suo sguardo, così come quello di Pedro si accende. Anche da morte la madre, sotto le sembianze di fantasma, tormenta Tita e anche la sorella rivendica il suo ruolo di vera moglie di Pedro, ma l'uomo non la sfiora e quando hanno un bambino usa il lenzuolo con il classico buco e prega: “Non lo fo per piacer mio ma per far piacere a Dio”. E il seno vergine di Tita genererà anche il latte per il nascituro di Rosaura, Roberto, che poi morirà in quanto la madre li allontanerà per gelosia, Roberto risulterà allergico a qualsiasi cibo. La morte di Roberto genera finalmente un moto di ribellione in Tita che va a vivere in Texas col medico di famiglia che si prende cura di lei, perchè anche lui da lei stregato. Quando anche finalmente anche Rosaura, dopo Elena muore, quando i due sono finalmente liberi di amarsi Pedro durante l'amplesso muore e Tita con lui attizzando un incendio alla capanna dove si stavano amando.
A raccontare la storia è la nipote di Tita che da lei eredita il quaderno delle sue ricette magiche: c’è addirittura un modo per evitare che le cipolle facciano piangere, basta mettersene metà sulla testa.
Questo film mi ha letteralmente conquistata, scade un po' nel ridicolo perchè sfocia nella fantascienza, ma glielo perdoniamo.
mercoledì 21 novembre 2012
Pomodori Verdi Fritti – Alla fermata del treno di Jon Avnet. 1991
"E poi, il nulla. Forse solo.. il rumore del silenzio, come quello che sentono gli uccelli quando volano in alto sopra la terra respirando l'aria pura e fresca della libertà".
Una grassa signora è ossessionata dal cibo, sfoga il senso di vuoto che la sua vita e soprattutto il suo matrimonio gli dona. Ispezionerà la sua vagina ma senza successo. Un incontro le cambierà la vita: quello con l'ottantaduenne Ninny in una casa di riposo. Ninny racconta una storia. Una bellissima storia. La storia di due donne, due amiche forse. Ma l'impressione è che il film volutamente glissi sulla relazione omosessuale tra le due. Avendo letto il libro, Idgie e Ruth non si amano esplicitamente nemmeno su carta, ma qualcosa di molto forte le lega. Forse una favola: “C’era una volta questo grande lago e noi ci andavamo a pescare, a fare il bagno, a remare. Un giorno di novembre un branco di anatre si posò sul lago e la temperatura si abbassò di colpo fino a far gelare il lago, allora le anatre spiccarano il volo portando con sé il lago”. Emozionatevi amiche.
martedì 6 novembre 2012
La doppia vita di Veronica di Krzysztof Kieslowski. 1991
L'identità di una persona è il composto di se stessa e della sua circostanza. Ma se la circostanza comprende un altro se stesso, come può agire il proprio sentimento?
(Ortega Y Gasset)
"Il 23 novembre 1966 è stato il giorno più importante della loro vita. E' in quel giorno, alle tre del mattino, che sono nate in due città diverse, in due diversi continenti... Quando tutte e due avevano due anni e sapevano già camminare, una si bruciò toccando il forno. Qualche giorno dopo anche l'altra avvicinò il dito al fuoco, ma all'ultimo momento lo ritirò e pertanto non poteva sapere che si sarebbe bruciata. Ti piace? Potrebbe intitolarsi 'la doppia vita di...' ma non so che nome da loro".
Le due Veroniche non s’incontreranno mai, solo una delle due però vedrà l'altra, privilegio che dura pochi istanti, e poi perderà la vita. Un intimo ed elegante dialogo con se stessi. Specchi, lenti e prismi, il trasparente che permette di vedere, la specularità e il doppio. Pellicola priva di un plot ma giocata tutta su accattivanti suggestioni poetiche. Perchè diciamocelo Kieslowski è un autore e non un semplice regista. E così l'eroina Veronica vive senza saperlo due vite differenti, il film si apre, infatti, con una sequenza che mette in mostra due neonate: Veronique e Weronika, la prima di nazionalità francese, la seconda polacca. Le vicende cominciano con Weronika, i suoi gesti semplici raccontano chi è la ragazza, parole essenziali e banali ma immagini potentissime: mentre tutte le sue colleghe coriste (Weronika è la voce solista in un coro)fuggono da un incessante pioggia, la ragazza rimane a bagnarsi. Weronika canta, è allegra e ama. Ma ha un'inquietudine interiore che da subito manifesta: è come se non fosse sola in quello che fa, come se ogni suo gesto fosse complentare a qualcos'altro. Ma a cosa esattamente? "Ho una strana sensazione. Mi sembra di non essere sola al mondo", confida al padre. "Non lo sei", risponde riferendosi a sé stesso, dimostrando quindi una natura diversa da quella della figlia, ignorando il significato vero delle parole di Weronika. Fin quando i nodi sembrano venire al pettine: vede su un bus una ragazza scattare delle foto, nella quale riconosce se stessa. E cosa succede quando appare il nostro se? Non siamo quindi univoci come fino a quel momento avevamo pensato. Quindi l'inquietudine di Weronika era il suo altro se? L'unità del suo ego fino a quel momento sostenuta si sgretola e questo ha effetti devastanti per il suo corpo: la ragazza già malata di cuore, mentre canta ha un attacco e cade a terra esamine. La crisi dell'identità è stata fatale per Weronika. Nell'immagine successiva la terra ricopre la sua bara e intanto Veronique fa l'amore con il suo ragazzo. La vicenda si sposta quindi in Francia. Veronique che ama il canto anche lei, abbandona tale passione: "Ho deciso di abbandonare... Non so perché, ma so che devo abbandonare adesso". La morte del suo doppio ha scosso Veronique e lo spettatore lo intuisce subito. Anche Veronique sente che "qualcosa non è più al suo posto" e anche lei è malata di cuore. S'innamora di un burattinaio che l'aiuta nella scoperta della verità: le fa notare che in una foto scattata a Varsavia è venuta particolarmente bene "Per tutta la vita ho avuto la sensazione di essere nello stesso tempo qui e altrove. E' difficile da spiegare. Ma io so, io sento sempre quello che debbo fare". Non una figura qualsiasi quindi quella del burattinaio, ma essenziale per rivelare a Veronique il motivo della sua inquietudine.
E cinque anni dopo questo film, il profeta-regista morirà d’infarto, come la sua protagonista.
O voi che siete in piccioletta barca,
desiderosi d’ascoltar, seguiti
dietro al mio legno che cantando varca,
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, ché forse,
perdendo me, rimarreste smarriti. [Dante, Paradiso, II]
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