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mercoledì 3 settembre 2014

Il futuro di Alicia Scherson. 2013

«tutta la scrittura è porcheria. Le persone che escono dal vago per cercar di precisare una qualsiasi cosa di quel che succede nel loro pensiero, sono dei porci»
Roma. Bianca e Tomas restano orfani a seguito di un incidente che ha causato la tragica morte dei loro genitori. Da quel momento, come un fulmine a ciel sereno, ai due non resta che crescere di botto e farsi una vita. Vada come vada. E va che i poveri fratello e sorella s’imbattono in due scansafatiche (tra cui uno è Nicolas Vaporidis, qui anche in veste di produttore associato), che escogitano il “colpo da maestro”: intrufolarsi nella villa di un attore sepolto sotto le macerie del tempo, messosi in mostra per il suo bel fisico e per una lunga serie di film in cui ha interpretato sempre lo stesso ruolo, quello di Maciste. Bianca è asettica in tutto il film, deve trovare la chiave che apre la cassaforte di Maciste. Ma avrà la sua prima cotta, anche se descritta in una maniera veramente banale. Ma poi perchè è sempre così oliata? Lui con mani grossolane le prepara sandwich e le chiede delucidazioni in merito al colore del proprio sperma. Un film veramente vuoto.Fallimentare. Una porcheria. Tuttavia ringrazio la giovane regista cilena e tutti i registi che, in Italia, ci parlano di angoli nostrani.

giovedì 24 ottobre 2013

Gloria di Sebastian Lelio. 2013

Presentato all'ultima edizione del Festival di Berlino ha conquistato l'Orso d'argento per la migliore interpretazione della protagonista Paulina Garcia, Gloria e la sua vita affettiva da riempire. Una straordinaria cinquantottenne, sola, ma senza drammi, nè commedie. Il regista di Post mortem è sempre su di lei, non la molla nemmeno per un'inquadratura e la tiene sempre al centro anche quando in scena entra l'innamorato problematico, inaffidabile, un po'psicopatico, bugiardo. Piene di carica erotica le scene di sesso fra i due. Espressivissima Gloria, stupendi i suoi mezzi gesti che parlano, forti le sue emozioni che sentirete tutte anche sulla vostra pelle. Liberatorie le sue passeggiate per le strade di Santiago e la danza di uno scheletro sostenuto dai fili di un’artista ambulante. Le manifestazioni studentesche. Canzoni melense che Gloria ama canticchiare mentre guida, le salse nella sala da ballo, la bossa nova Aguas che due amici brasiliani cantano a cappella durante una festa, fino alla Gloria di Umberto Tozzi che chiude è dà il titolo (e quindi apre) l'intera vicenda. Pance flaccide sorrette dalla pancera, rughe, cazzi poco prestanti, eppure sensualità a gogò. Gloria offre una seconda possibilità anche se sa che non dovrebbe. Cade e si rialza. Accetta finalmente quel gatto nudo, senza pelo che in principio le fa schifo. Perchè anche lei si mette a nudo e non se ne vergogna. Quasi perfetto. Ma a me i film perfetti non piacciono.

sabato 15 settembre 2012

Post mortem di Pablo Larrain. 2010

A Salvador Allende.
Santiago del Cile, 1973. Mario ha cinquantacinque anni e vive solo. Parla poco, la sua vita è scandita dal ritmo del ticchettio dei tasti di una macchina da scrivere. Dice di fare il funzionario, ma nello specifico batte a macchina i referti delle autopsie in un obitorio. Ma anche lui sa amare: desidera Nancy, la vicina di casa che lavora in un cabaret. La corteggia, poi l’11 settembre Nancy scompare, mentre per le strade scoppia il caos e il suo lavoro comincia ad intensificarsi: improvvisamente le autopsie cominciano a diventare moltissime in un giorno. Cadaveri, corpi da smembrare, Mario però pensa alla sua Nancy. Un percorso quello di Mario, metafora della sua terra, il Cile nel momento del golpe ai danni di Allende, che comincia ad abituarsi all'orrore e alla morte, come Mario che ogni giorno vede la gente fatta a pezzi e ormai non ci fa più caso. E'lavoro. Lo spettatore viene calato man mano in quest'orrore, grazie anche alla strepitosa fotografia tutta giocata su colori spenti, sul marrone, sul viola dei corpi dei cadaveri: autopsie in primissimo piano, scene di sesso anzi più che altro amplessi desolati dei due scheletrici protagonisti, masturbazione. E Mario nonostante tutto cerca l'amore perchè è alla ricarca in primis di se stesso ("niente relazioni con donne che vanno con altri uomini"), proprio come il Cile che cerca di rivendicare la sua identità. E il mondo occidentale? E'stato solo a guardare. Mario Crede che Nancy sia la sua fidanzata per poi accorgersi tristemente che non è così. E ad Allende viene negato l'esame interno e l’indignazione viene zittita a colpi di pistola. Non c'è speranza. Intorno al morto illustre divise silenti e minacciose. Primissimi piani sul cranio dilaniato di Allende e una fredda analisi inesatta: nessuno osa contraddire il regime, meglio il silenzio o peggio una menzogna. Suicidio. Spazi piccoli, inquadrature sempre asfissianti a simboleggiare che non c'è via d'uscita. Nemmeno la fede: - Nancy: "Ma tu sei cattolico vicino?" - Mario: "Si, quando ho qualcosa da chiedergli. Certo che si".

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