“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
Visualizzazione post con etichetta grottesco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta grottesco. Mostra tutti i post
martedì 4 settembre 2018
Paradies: Liebe di Ulrich Seidl. 2012
Un po' cinico e volgare, a volte crudele. Perchè è la verità ad esserlo. Ma vincente, come la scelta di girare un film di finzione come fosse un documentario. Gli autoscontri e un gruppo di disabili, la provincialità, l'emarginazione, la bruttezza esteriore, quotidiana, distruttiva
Qui non c'è spazio per la magia cinematografica, la pellicola lavora di sottrazione, il quadro è fisso: gli effetti dell'economia e la cultura occidentale.
Va, infatti, in scena il turismo sessuale praticato da attempate signore austriache e tedesche. Ma chi è la vittima, chi il carnefice?
Il viaggio di Teresa in Kenya è un safari, è una caccia a uomini che sono visti come animali. Hakuna matata, non ci sono problemi, le signore hanno i soldi e il materiale umano abbonda, arrendevole, corrotto per bisogno, a sua volta cinico, ma senza scelta.
Degrado, umiliazioni, disgusto e pietá. Le pieghe massicce del corpo di Teresa e le ossa sporgenti del giovane offerto dalle sue amiche come regalo di compleanno.
Un cinema antiborghese volto a smascherare quel finto benessere insito in molti europei.Teresa è sola: la figlia dimentica di chiamarla il giorno del suo compleanno, cerca dolcezza mentre fa sesso, moralisti e sentimentali i suoi lunghissimi preliminari, umiliante quando al festino il giovane del posto non raggiunge l'erezione. Subito dopo, il rifiuto del barista in camera da letto di praticargli un cunnilingus, la sconfitta finale, la perdita della dignità, la maestosità nel lasciarsi vincere dal disgusto verso se stessi. Funziona. Perchè per quanto un po'confusi, si vuole solo andare avanti nella visione per capire dove siamo finiti, senza accorgercene.
lunedì 30 maggio 2016
Synecdoche, New York, di Charlie Kaufman. 2014
Synecdoche, New York ha avuto sua prima mondiale a Cannes 2008, solo che da allora è rimasto nel freezer della distribuzione italiana – sei anni! – , e tirato fuori e messo nel microonde a scongelare solo nel 2014, in estate, per chissà quale imperscrutabili motivi.
Scia mediatica dell'attore protagonista? Forse. L'attore è qui un regista Sta preparando un allestimento di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller con attori molto più giovani dei loro personaggi ed è, come ogni regista alla vigilia della prima, assai teso. La moglie è un' artista di ritratti-miniatura che ricordano i corpi alterati e sfatti di Lucien Freud e Francis Bacon,ma qualcosa non funziona, il matrimonio non marcia nonostante l’apparente tranquillità. Poi Adele, decide di prendersi la solita quanto ipocrita pausa di riflessione trasferendosi a Berlino, laboratorio di ogni sperimentazione (esistenziale, artistica), e portandoci pure la figlia. Caduta abissale di Caden, che da tempo del resto vede e sente il suo corpo indebolirsi, decomporsi, ammalarsi.La sineddoche qui è il grande schermo per il cinema, un film junghiano.
Adele raggiunge la piccola Olive in bagno, che ha finito di fare i suoi bisogni. Dopo aver pulito la figlia, però, Adele si accorge che la cacca lasciata sulla carta igienica è verde. “Non è un problema, tesoro” dice Adele a una preoccupata Olive, “devi aver mangiato qualcosa di verde”. La cacca è una figura centrale in Synecdoche. In un’altra scena vediamo Caden sezionare le sue feci con un cucchiaio, in cerca di tracce di sangue. Si parla di feci dal dottore e in macchina. Caden parla del colore delle sue feci con Sammy (“Non l’ho mai vista grigia, la tua cacca” gli dice Sammy, che lo segue anche in bagno per studiare la parte. “E’ la prima volta”, gli risponde Caden). Ma anche la pipì gioca un ruolo di rilievo. Pipì dal colore improbabile, ovviamente. E pustole sulle gambe. E infiammazioni cutanee in faccia. Attacchi epilettici. Prosciugamento delle lacrime (in una scena meravigliosa, Caden deve mettersi alcune gocce di lacrime artificiali sugli occhi per potere piangere dinanzi a una dolorosissima scoperta). Problemi respiratori. I rifiuti del corpo umano, andati a male, sono i primi segni di un disfacimento fisico, reale o immaginario (forse la letteralizzazione di una violentissima ipocondria), che si fa bizzarramente vecchiaia (il tempo che passa è indecifrabile) e morte.
Caden piange prima e dopo i suoi rapporti sessuali, ma tra le donne che attraversano il mondo di Caden, Hazel è quella che sembra riempirlo maggiormente di calore e speranza. Innamorata di Caden sin da quando era impiegata al botteghino del teatro locale di Shenectady, poi sua fedele assistente durante l’immane allestimento del suo opus magnum, Hazel sta accanto a Caden fino alla fine. Hazel compra una casa che è perennemente in fiamme (“I venditori sono fortemente motivati in questo momento” le dice l’agente immobiliare), sposa un ragazzo del luogo (il figlio dell’agente immobiliare, che vive nello scantinato: “Se non le dà fastidio”, le dice l’agente durante la visita della casa), invecchia, ma è sempre innamorata di Caden allo stesso modo. Quando Caden infine accetta la serenità che Hazel gli sta offrendo da decenni, è troppo tardi. Hazel morirà il mattino dopo quel loro tardivo incontro e Caden deciderà che la sua opera si svolgerà lungo l’arco di una sola giornata: “il giorno prima della tua morte, Hazel: il giorno più felice della mia vita”.
Tag:
2008,
Drammatico,
film indipendente,
grottesco,
USA
giovedì 30 maggio 2013
L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino, 2006
La madre di Geremia: "Tutti rubano, Geremia, e tutti sono infelici".
Patate chiuse in una benda attorno alla testa per curare l'emicrania. Geremia Cuoredoro è brutto, sudato e vive in una casa senza luce con l'anziana madre sempre sdraiata sul letto, vive lì senza muoversi mai.
Geremia non ha il cuore d'oro, è un usuraio, cuore d'oro è la descrizione che la sua mente malata fa di se stesso. Il geniale Bentivoglio è il suo fedele compare, vive in una roulotte tappezzata di donne nude. Rapporto ossessivo col sesso, rapporto ossessivo coi soldi, in queste sequenze oniriche in cui la muisca psichedelica la fa da padrone vanno in scena le varie manie-ossessioni dei personaggi.E poi arriverà l'amore per la bella miss, bionda, arrogante, sfrontata, cinica e arrivista (la bellissima Laura Chiatti):
Rosalba: “Come si diventa disperato come te?”.
Geremia “Trascorrendo un’infanzia felice.”
Un uomo viscido, orribile, con l'unghia del mignolo molto lunga, è lui l'amico di famiglia del titolo. Un film ricco di immagini, suoni, di sinestesie. Stupenda l'immagine di apertura: la testa di una suora che emerge a malapena dalla sabbia. Una sceneggiatura che seduce, incanta, prende. Estetismo di altissimo livello a corredo della la psicologia degli uomini, li contagia di pienezza.
La mediocrità provinciale: il kitsch, le bombiere di matrimoni celebrati solo per fare bella figura, la dipendenza dal gioco, i ritocchi dal chirurgo plastico, marchette orali il giorno del matrimonio.
Sorrentino ti stordisce come quando ti trovi davanti un uomo che capisci al volo sia interessante e vuoi portartelo a letto: “Noi abbiamo il tanfo delle persone malate, Amanda. Siamo malati, ma siamo bellissimi”.

sabato 20 ottobre 2012
Quell’oscuro oggetto del desiderio di Luis Buñuel. 1977
“Ultimamente facevo il conto delle donne che ho avuto, e mi meravigliavo di non aver mai posseduto un’amante bionda. E così avrò ignorato per sempre questi pallidi oggetti del desiderio”.
Trentaduesimo e ultimo film di Bunuel, ricordato perchè la bellissima Maria Schneider fu considerata incompatibile come "oggetto del desiderio" (possibile?!)e così Conchita alla fine va in scena grazie a Carol Bouquet e Angela Molina, doppiate però con un unica voce per rappresentare la doppia ambivalenza dell'animo femminile, perchè una donna ha più facce. La storia, che nel romanzo si svolge a Siviglia, è qui spostata a Parigi dove il ricco Mathieu s'innamora della ragazza appartenente però ad una classe sociale inferiore. In realtà la pellicola ha però inizio a storia già avviata: Mathieu è sul treno Siviglia-Parigi e inonda Conchita con una secchiata d’acqua a cui assistono un magistrato, uno psicologo nano e una madre con la figlia che viaggiano nello scompartimento con lui e ai quali l'uomo finisce per narrare a ritroso la storia di quell'amore tormentato: “quella donna era la peggiore delle donne, la peggiore della terra, e la mia sola consolazione è che, quando morirà, Dio non le perdonerà mai! […] “Converrà che è meglio innaffiare le donne anziché assassinarle”.
Conchita per tutta la durata del film, con la complicità della madre fingerà di donarsi all'uomo per poi scomparire e disilluderlo puntualmente: la diabolica vergine che balla il flamenco mostrandosi nuda ai turisti “La chitarra è mia e la suono per chi voglio io”. Una commedia dell'inganno dove l'uomo si riduce a un burattino nelle mani di Conchita, la classe borghese compra tutto, è incapace di amare sembra voler suggerire il regista e il prevedibile proletariato si beffa di ciò.
Iscriviti a:
Post (Atom)