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giovedì 22 dicembre 2016

INLAND EMPIRE - L'impero della mente di David Lynch. 2006

“Supponete di trovarvi in ufficio. Avete duellato o scritto tutto il giorno e siete troppo stanco per continuare a duellare o scrivere. Ve ne rimanete seduto, guardando nel vuoto, intontito, come capita a tutti qualche volta. Una graziosa stenografa che già conoscete entra nella stanza… voi la guardate…apatico. Lei non vi vede, benché le siate molto vicino. Si sfila i guanti, apre la borsetta e vi rovescia il contenuto su un tavolino…' Stahr si alzò, gettando sulla scrivania il mazzo delle chiavi. 'Ha due monetine d'argento, un nichelino… e una scatoletta di svedesi. Lascia il nichelino sul tavolo, rimette le monetine nella borsetta, prende i guanti neri, si avvicina alla stufa, l'apre e vi mette i guanti. Nella scatoletta c'è un solo fiammifero e lei fa per accenderlo inginocchiata accanto alla stufa. Voi notate che la finestra aperta lascia passare una forte corrente d'aria… ma proprio in quel momento suona il telefono. La ragazza prende il ricevitore, dice pronto… ascolta… poi in tono reciso dice - non ho mai posseduto un paio di guanti neri in vita mia - Riattacca, si inginocchia di nuovo accanto alla stufa, e proprio mentre accende il fiammifero voi vi voltate di colpo, e vedete che nell'ufficio c'è un altro uomo…' Stahr tacque. Prese le chiavi e se le mise in tasca. 'Avanti' disse Boxley, sorridendo 'cosa succede adesso?' 'Non lo so' rispose Stahr 'stavo soltanto facendo del cinema.'” Francis Scott Fitzgerald, Gli ultimi fuochi, Milano, Mondadori, 1974 “Il mio film è chiarissimo” David Lynch, 2006
A Inland Empire, un quartiere residenziale alle porte di Los Angeles, una donna è nei guai. C'è un film maledetto, un marito geloso e un amore pericoloso. C'è un mistero che si dipana tra sogno e realtà. Laura Dern si guadagna la parte da protagonista di un film-remake maledetto e mai realizzato, un'agghiacciante famigliola di conigli ad altezza d'uomo, un quadro di Magritte, con squallida gentaglia polacca, un cacciavite trapiantato nello stomaco. Una discesa infernale nelle strade di Hollywood, con balletti e baci alla camera. Ma quanta poesia nei discorsi tra puttane, sulla griglia del barbecue, nelle lacrime amare consumate davanti alla tv e nelle sfrenate passioni amorose, nei banali e terribili dialoghi tra una barbona nera e una tossicodipendente asiatica. E poi il digitale, arma tanto cara ai filmaker indipendenti, scrutatrice di realtà quotidiane in continuo mutamento. Il pianto incessante della ragazza sta tutto nel dramma del tradimento del marito, del senso di colpa per la perdita di un figlio, concepito fuori dal matrimonio. Il tradimento produce perdita di consapevolezza, confusione, avvilimento: una vera e propria involuzione, che passa dalla realtà al sogno, dal film originale al remake. Costruisce quindi un alter ego: l’attrice Nikki Grace, plasmabile e mutevole, come solo le grandi attrici sanno essere, che comincerà un viaggio nelle pieghe del senso di colpa, rivivendo l’adulterio, la morte e l’abiezione della prostituzione, sino a ricongiungersi alla protagonista in un bacio impossibile, attraverso lo schermo. Ah, e se vi chiedete cosa diavolo siano quei conigli antropomorfi che ogni tanto compaiono, la risposta la sapete già, in fondo: quei conigli siamo noi.

domenica 28 agosto 2016

MARIE ANTOINETTE di Sofia Coppola. 2006

Di questa pellicola ho amato fianco i titoli di testa: un contrasto tra il fondo nero e il rosa shocking dei titoli, che non sono accompagnati da una melodia austera che sarebbe peculiare in un film ambientato nella Francia del Settecento, bensì dal ritmo rock-punk che accompagna tutto il corso della pellicola.A Sofia Coppola basta un solo elemento per accostare Maria Antonietta alle teenager del ventunesimo secolo: una scarpa Converse è posta ‘casualmente’ accanto alle innumerevoli paia di scarpette della regina in una delle sequenze più memorabili del film sulle note di “I Want Candy”. La pellicola serve a far interrogare il pubblico circa la stupidita' dei francesi, incastrati in protocolli impossibili che fanno dell'inutile una prioritaria e asfissiante scelta di vita (riflessione che, in effetti, sorge durante la visione), o piu' semplicemente stregare con colori e suggestioni fashion una platea esclusivamente femminile, assetata di abiti, scarpe e art dèco? O entrambe le cose? il messaggio a me è arrivato chiaro.bellissima la storia con il conte, perchè contrariamente a quanto spesso si pensa, la loro non fu una semplice relazione clandestina fatta di attimi rubati, ma una vera e propria storia d’amore basata su un rapporto intimo e profondo, che li accompagnò per tutta la vita. Non ci sono prove certe che fossero amanti a tutti gli effetti, certo era invece che entrambi attribuissero a questo romantico rapporto un’importanza speciale, che gli permise di non dividersi mai veramente, nonostante la distanza che molto spesso li separava. Nel 1784 Maria Antonietta si ritrovò nuovamente incinta, e questa volta era teoricamente possibile supporre che il bambino potesse essere del conte Fersen, dato che per la prima volta le date coincidevano. E’ tuttavia poco probabile credere in una simile eventualità, tanto più che il Re non ebbe mai a mettere in dubbio la paternità del bambino, segno che le sue sporadiche visite notturne alla moglie continuavano.

venerdì 26 agosto 2016

Shortbus – Dove tutto è permesso di John Cameron Mitchell. 2006

In una New York post 11 settembre uomini e donne si ritrovano allo Shortbus, locale underground nel quale inibizioni e vergogna lasciano posto a sesso, libertà, amore e piacere. inno anarchico sulla libertà fisica ed emozionale, apologo sfrenato al sesso e alle sue variazioni (e deviazioni, tutte apparentemente giustificate e giustificabili). Un approccio giocoso, spensierato ed esplicito ma mai volgare. film compulsivo intimamente. Un indie corale, spesso incoerente, ma affascinante proprio per questo.Presentato fuori concorso, con inaspettato successo, al Festival di Cannes. la storia racconta la vita di alcuni personaggi che frequentano lo Shortbus, locale underground di NY, nel quale le inibizioni non sono ammesse e il sesso e la libertà di espressione fanno da padrone. So che sembrerò eccesiva, ma se ogni 16enne, perchè no, anche a scuola, vedesse questo capolavoro di pellicola: il sessismo, l’omofobia, l’ignoranza, e il puritanesimo che stagna nella cultura (soprattutto italiana) della gente di oggi sarebbero annientati. Un amico mi ha informata del fatto che gli attori sono semisconosciuti, splendida colonna sonora ed eccezionale montaggio. Un piccolo capolavoro intimista e umanista, probabilmente il film del secolo, da vedere e diffondere. Perchè non è la bellezza che ci salverà, ma il sesso.
(Non segnalatemi, grazie)

domenica 4 gennaio 2015

7 km da Gerusalemme di Claudio Malaponti. 2007

“vado a Gerusalemme”, “come mai a Gerusalemme?”, “perchè non ho nient’altro da fare qui”.
Due discepoli lungo la strada da Gerusalemme a Emmaus, che nella Bibbia è indicata come una località a sette miglia (e non sette km) dalla città Santa si imbattono in Cristo risorto. Non lo riconoscono e lo invitano a fermarsi con loro per la notte. Nel momento in cui l'ospite spezza il pane viene immediatamente riconosciuto, ma scompare. E'la cena di Emmaus, in questo film riproposta in chiave moderna, con personaggi moderni. Alessandro Forte è un pubblicitario che attraversa una profonda crisi interiore e sulla via di Emmaus si imbatte proprio in Gesù, che si offre di guidarlo e di prenderlo come nuovo discepolo, affidandogli una serie di missioni. Gesù è il solito rabbino/filosofo che le Scritture ci propinano. kitsch e cattivo gusto, un film veramente poco riuscito e non solo per me che sono atea. Voto:4

giovedì 30 maggio 2013

L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino, 2006

La madre di Geremia: "Tutti rubano, Geremia, e tutti sono infelici". Patate chiuse in una benda attorno alla testa per curare l'emicrania. Geremia Cuoredoro è brutto, sudato e vive in una casa senza luce con l'anziana madre sempre sdraiata sul letto, vive lì senza muoversi mai. Geremia non ha il cuore d'oro, è un usuraio, cuore d'oro è la descrizione che la sua mente malata fa di se stesso. Il geniale Bentivoglio è il suo fedele compare, vive in una roulotte tappezzata di donne nude. Rapporto ossessivo col sesso, rapporto ossessivo coi soldi, in queste sequenze oniriche in cui la muisca psichedelica la fa da padrone vanno in scena le varie manie-ossessioni dei personaggi.E poi arriverà l'amore per la bella miss, bionda, arrogante, sfrontata, cinica e arrivista (la bellissima Laura Chiatti): Rosalba: “Come si diventa disperato come te?”. Geremia “Trascorrendo un’infanzia felice.” Un uomo viscido, orribile, con l'unghia del mignolo molto lunga, è lui l'amico di famiglia del titolo. Un film ricco di immagini, suoni, di sinestesie. Stupenda l'immagine di apertura: la testa di una suora che emerge a malapena dalla sabbia. Una sceneggiatura che seduce, incanta, prende. Estetismo di altissimo livello a corredo della la psicologia degli uomini, li contagia di pienezza. La mediocrità provinciale: il kitsch, le bombiere di matrimoni celebrati solo per fare bella figura, la dipendenza dal gioco, i ritocchi dal chirurgo plastico, marchette orali il giorno del matrimonio. Sorrentino ti stordisce come quando ti trovi davanti un uomo che capisci al volo sia interessante e vuoi portartelo a letto: “Noi abbiamo il tanfo delle persone malate, Amanda. Siamo malati, ma siamo bellissimi”.

sabato 29 ottobre 2011

This is England. Shane Meadows. 2006

"When the daylight all goes around/ And by chance we're both down the town/ Please meet, just walk, walk on by/ Oh, darling, please don't you cry/ You and me, at the dark end of the street/ You and me"
(Percy Sledge - The Dark End Of The Street)

Siamo nel 1983 (l'anno della mia nascita, piccola digressione), anno in cui l’esercito inglese combatte una guerra da molti considerata "inutile" per le isole Falklands. Al governo Margaret Thatcher e non mancano i riferimenti al suo mandato scomodo. Proprio come oggi, da sfondo la crisi economica spacca nettamente il paese tra poveri e ricchi.
Da noi la prima Fiat Uno, Bettino Craxi, la "vita spericolata" di Vasco. In Inghilterra "War" degli U2. colonna sonora dei tanti soldati che morivano in SudAmerica e lasciavano orfani di padre i loro figli. Uno di loro è il protagonista, il dodicenne Shaun. La guerra gli ha strappato il padre appunto, la mancanza di questa figura lo ha reso fragile ed è, infatti, vittima del bullismo dei compagni di scuola. Chiuso nella sua solitudine, i soli amici che trova sono un gruppo di skinhead, ma molto più grandi di lui. Il messaggio intrinseco del film è che questi ragazzi non sono "razzisti" così come l'accezione comune li identifica (anzi come è noto le origini di questo movimento nato negli anni 60, erano di "sinistra", fusione tra i proletari inglesi e i Rude boy jamaicani), ma fu in quegli anni sbandati, senza punti di riferimento per alcuno che fecero della "xenofobia" uno dei loro valori. La prima parte del film è focalizzata nel suo ingresso in questo "club", fatto come di consuetudine di piccoli riti di iniziazione, compresa una vera e propria vestizione con gli abiti di “divisa” per essere riconosciuto come uno di loro. Poi musica ad alto volume, birra e tanti atti da teppista, l’equilibrio però si rompe quando un ex carcerato, dopo tre anni di prigionia rientra nel gruppo cercando di dare significati politici alle loro scelte. Tutta la seconda parte del film è quindi arroventata dalla violenza e dal razzismo, e inizialmente per Shaun quella sembra essere l’occasione per rivendicare il padre morto alle Falklands. Per dare sfogo al suo immenso dolore.
Ma poi qualcosa cambia, l'equilibrio si rompe, quando a farne le spese sarà Milky, skinhead di origini giamaicane, altra faccia di questo movimento, opposto in tutto, stile di vita, background e atteggiamento, infatti mentre Combo sta per scatenare su di lui la sua rabbia lui gli sorride con fare sfrontato. Shaun in quel momento diventa adulto.
Uno stile volutamente essenziale, quasi scarno, asciutto, la pellicola è breve, ma
la violenza che ne sgorba improvvisa e inaspettata sarà un pugno nello stomaco anche per lo spettatore e darà modo di riflettere su quanto la parabola del giovane Shaun sia, in realtà, metafora dell'intera nazione allo sbando in quegli anni drammatici, che cerca il gruppo e la violenza per sfogare la propria rabbia e indignazione.
Un cinema sociale che ritrae l'Inghilterra, Questa è l'Inghilterra, già nel titolo il messaggio bypassato è duplice, come nell'intero film: si rimarca il concetto razzista: questo è inglese, questo non è inglese, questo è posto è nostro, questo non è di voi immigrati e il secondo significato è quello che vuole legare lo"ieri" all'"oggi".
Ottima la resa delle scene:la suspance del primo incontro tra l'ex galeotto Combo e il gruppo di Milky è di eccezionale intensità, così come tutte le volte che Combo parla perchè ciò che i suoi occhi e silenzi esprimono, fa capire benissimo il preludio dei suoi atti di violenza sia verbali che fisici. Divine le colonne sonore del nostro Ludovico Einaudi.
"Non siamo razzisti, ma realisti".

giovedì 3 marzo 2011

Little Miss Sunshine. Valerie Faris, Jonathan Dayton. 2006


In una società ingorda, superficiale, dedita solo alle apparenze, tra miti televisivi, ideologie alienanti: essere bellissimi, magrissimi, vincenti, diventare qualcuno, una commedia on the road con protagonista la divertente famiglia Hoover che viaggia a bordo di un pulmino giallo anni '70 e rivendica il suo diritto alla "non eccezionalità". Dove sono diretti i sei protagonisti?! E dove, se non alla finale del concorso che dà poi il titolo al film (“Piccola Miss California” anche se la traduzione è pessima), al quale la dolcissima Olive, fortuita vincitrice delle selezioni regionali, è chiamata a partecipare.
Il capofamiglia è il teorico dei “nove passi” per essere un vincente quando è lui stesso, in realtà, un perdente. Il fratello di sua moglie, studioso di Proust, è reduce da un tentato suicidio per amore di un suo studente che gli ha preferito il suo antagonista; e l’immancabile nonnetto arzillo erotomane ed eroinomane (che non fa una bella fine). I più piccoli a bordo, i due fratelli: lui un quindicenne misantropo che coltiva studi nietzschiani, non parla da nove mesi perchè vuole diventare un pilota, lei, la forza motrice dell'intero narrato. Riuscitissima la gag della partenza a spinta del furgoncino, che si presta proprio per la sua efficacia anche a manifesto del film e divertente l'intero film, perchè quest'epopea dei perdenti conquista.
Un viaggio nel viaggio, durante il quale ognuno dovrà scontrarsi con la propria coscienza e il proprio io, tanti gli spunti di riflessione e tutti accompagnati dalle divine colonne sonore dei Devotchka.
Sai una cosa? Vaffanc**o ai concorsi di bellezza… In fondo, la vita è tutta un fottuto concorso di bellezza dopo l'altro… Il liceo, l'università, poi il lavoro… vaffanc**o! E vaffanc**o l'accademia aeronautica… se voglio volare, il modo di volare lo troverò… fa' la cosa che ami e vaffanc**o il resto!

Coming Soon