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venerdì 7 ottobre 2016

Hard Candy di David Slade. 2005

-Questo è quello che dicono tutti- -Chi?- -Chi? I pedofili. Lei era così sexy, lo voleva. Tecnicamente era una ragazzina, ma si comportava come una donna. E’ così facile incolpare un bambino. Solo perchè una ragazzina sa come imitare una donna, non implica che lei sia pronta a fare quello che fa una donna. Tu sei quello cresciuto qui. Se un bambino dice qualcosa di malizioso, lo ignori. Non lo incoraggi.
La parola chiave di “Hard Candy” è sovversione. Prima di tutto sovversione dei ruoli. Jeff è un trentenne oltremodo affascinante, con il sorriso lucente. E’ un fotografo professionista, ma i suoi soggetti preferiti sono le ragazze adolescenti. Hailey, se così davvero si chiama, è una 14enne impavida interpretata da una sorprendente ed inquietante Ellen Page. Sexy e intelligente.Hailey si lascia sedurre in chat da Jeff ed organizza un incontro, accettando persino di farsi ospitare a casa sua.Palesemente sociopatica e bugiarda, in chat ha ingannato Jeff conoscendo bene le dinamiche del dating online (per esempio, effettuo una piccola ricerca su Google ed in 30 secondi ottengo tutte le informazioni sul gruppo musicale preferito dell’altra persona, potendo così fingere di conoscerlo).E poi come ha potuto avere accesso al profilo psichiatrico dell’aggressore di una delle vittime di Jeff?
Perchè è in possesso di un taser? E’ un’esca della polizia superbamente addestrata? O è solo una vendicatrice perfettamente organizzata? Vestita come una moderna Cappuccetto Rosso, si allontanerà nel bosco verso una nuova meta, forse a stanare un altro lupo cattivo, tra le malinconiche note dei Blonde Redhead. “Hard Candy” descrive in modo compiuto proprio l’impossibilità di trovare una soluzione equilibrata, civile, sensata e scevra di emotività al problema della pedofilia. In questa favola non c'è morale

sabato 27 luglio 2013

Truman Capote: A Sangue Freddo di Bennett Miller. 2005

E' come se io e Perry fossimo cresciuti nella stessa casa. E un giorno lui è uscito dalla porta sul retro e io da quella davanti
1959. Londra. Le immagini di apertura mostrano spighe accarezzate dal vento. E poi quella parole vere, pronunciate con quel modo di parlare capotiano così particolare: “Io sono sincero su ciò che scrivo…dire che sei una cosa quando ne sei un’altra…”. Poi quell'omicidio. Le sue mani ritagliano l'articolo di giornale. Comincia così il film dello strabiliante libro che ha generato la non fiction novel, genere a metà strada tra la letteratura e il giornalismo. Nelle Harper Lee autrice de “Il buio oltre la siepe” lo accompagna durante le doglie di questo parto che darà vita aun nuovo modo di fare letteratura. Perry Smith, al quale si affeziona pericolosamente, tanto che l’amica Harper Lee teme che stia per innamorarsene, è uno dei due killer che ha sterminato una famiglia composta da quattro persone nel blando tentativo di rapinarli per un'informazione errata circa la somma di denaro che la famiglia possedeva in casa. Nel 1965 assisterà all’esecuzione dei due e porterà a termine l’ultima parte del suo folgorante romanzo. Capote parte inizialmente come inviato del “New Yorker” solo per scrivere una pagina di cronaca sull'efferato omicidio. Ma tramite una telefonata informa subito il direttore che le cose stavano, nella sua mente, prendendo una piega diversa. Poi quell'attaccamento a Perry, che nel romanzo però viene celato e alla fine sembra quasi che non attenda altro che venga giustiziato per poter porre fine a quel romanzo "così grande da togliergli il respiro". L'amore vero è solo nei confronti dell'arte, nasconde a Perry che il romanzo è quasi terminato, gli racconta di aver scritto ancora poco, di non aver nemmeno scelto il titolo. Capote rischia di perdere la fiducia di Perry, se si sentisse tradito, se decidesse di non parlare più? Capote vive dentro di sè l'inferno e il film lo trasmette in maniera potente. E alla fine non sarà la corda al collo ad uccidere i due killer, ma la cinicità di Capote che li muove come due pedine, li usa e poi se ne disfa. Ma Truman ama il Perry il personaggio, quello che si muove nel libro e non nella cella. Che eleganza. Tutto è così perfetto grazie a quel cronista spietato che ha dentro la tragedia dell'abbandono materno. Non è la personalità degli assassini quella che si cerca di ricostruire, diventa banale al cospetto di quella del genio Capote. Non è il dramma che v'interesserà, quello è in secondo o terzo piano, ma quanto Capote abbia capito che la crudeltà interessa e attira. E la povera famiglia sterminata diventa un romanzo vendutissimo. Bellissimi gli occhi di Perry, malinconici al punto giusto. Forse Capote non li ha mai dimenticati: morirà alcolizzato nel 1984.

venerdì 28 dicembre 2012

I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee. 2005

"Se non hai nulla, non hai nulla da perdere"
1963. Wyoming, stato americano rurale e conservatore. Ambiguità sessuale. Accettazione del proprio io. Giocata nel western, ma non quel western di Leone. Il primo rappporto sessuale dei due protagonisti arriva nel primo quarto d'ora ed è una scena intensissima, carne, mente e spirito e tanta emozione. Una sessualità sofferta, scoperta in quell'istante e catartica, liberatoria. Ho sentito l'amore nascere e ho avuto un brivido. Ho sentito tutta l'ansia della ricerca di Shakespear. Ho sentito l'immortalità. Una fotogenia che distrugge il lato emotivo umano giocata nei primissimi piani dei bravissimi Heath Ledger e Jack Gyllenhaal. Una camicia insanguinata e una cartolina sbiadita che riproduce l'immagine di una montagna, quella montagna, dove nacque quel sentimento, appesa sull'anta interna dell'armadio chiude questa catena di batticuori struggenti. E poi un liberatorio sussurro, trattenendo il pianto, "Jack, lo giuro...". E poi scendono le lacrime che trattieni durante il film per non appannare la vista di queste bellissime scene. Desideri soffocati, sentimenti repressi per vent'anni. L'America perbenista che uccide la realtà se non è bella e consona. Ennis, infatti, si sposa e ha dei figli con Alma, e pure Jack si accasa con la ricca Lureen. Ennis non vorrà mai uscire allo scoperto, Jack cerca di compensare la solitudine facendo ricorso alla prostituzione maschile oltre il confine messicano. Il suo essere è strappato e tenta di ricucirlo. Ma più gli anni passano più la vita trasversale, quella che serve da copertura vacilla e non funziona. Ma Ennis non si lascia andare, non accetta, preferisce coprire e la sua durezza lo salverà, mentre Jack perirà: muore in uno strano incidente. Ennis legge tra le righe e si sente convinto che il suo amico sia stato ucciso perché gay. In Tv sono state censurate tutte le scene di amore tra i due, mentre quelle eterosessuali sebbene più cruente ed esplicite no. Buon anno cari amici lettori.

giovedì 24 maggio 2012

In un altro paese di Marco Turco. 2005

"Il nostro è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare". (Sciascia)
Un giornalista americano, Alexander Stille e il titolo di un suo libro: "Cadaveri eccellenti" e la nascita di questo attento documentario cinematografico sulla nostra, italianisssima, Mafia. Al resto ci pensa Marco Turco ricostruendo gli stretti rapporti tra Cosa Nostra e lo Stato italiano della prima repubblica. Tanta, forse troppa televisione, così il regista ruba agli amanti del cinema solo 92 minuti per ripercorrere gli ultimi 40 anni di storia italiana, in cooproduzione con la BBC e France2 e disponibile anche in dvd con una versione più lunga. Tanti i nomi e il sangue in questa lunga storia, concentrandosi in maniera più importante su Falcone e Borsellino, partendo dalle dichiarazioni sconsolate dell'ex presidente del Tribunale di Palermo Antonino Caponnetto da poco giunto sul luogo in cui anche Borsellino aveva perso la vita: "E' tutto finito!". Poi un grosso salto indietro, per ripercorrere a ritroso con interviste e filmati d'epoca cosa aveva portato alla tragedia, soffermandosi soprattutto sull' isolamento politico vergognoso in cui fuorno lasciati i due giudici,passando dalla cattura di Tommaso Buscetta, il maxiprocesso dell'Ucciardone e l'omicidio Lima, perchè "La battaglia contro la Mafia si fa in Sicilia ma si vince a Roma". Stona, dopo tanto rigore e serietà, un finale che affronta semplicisticamente e superficialmente la stretta attualità con il faccione sorridente di Berlusconi, avrei preferito riferimenti più precisi (perchè ci sono!!) e nel 2005 ancora non c'era la legge bavaglio. Un documentario alla Piero Angela che tratta di questo animale che è la Politica concentrata solo sulla conservazione della sua specie. Questo il mio omaggio per un uomo che non ha fatto altro che amare il suo paese e volerlo rispettare a costo della propria vita. Infinitamente Grazie.

sabato 1 ottobre 2011

Mai più come prima. Giacomo Campiotti. 2005


Appena finiti gli esami di maturità, un gruppo di giovani decide di spendere le proprie vacanze estive in una baita di montagna, sulle Dolomiti. Sono sei ragazzi molto diversi tra loro, tra cui spicca il più pacato e saggio Enrico (Marco Casu) che cade da una roccia durante un’arrampicata, e non riesce a sopravvivere all’incidente. La tragedia lascerà un segno indelebile su tutti i membri del gruppo, ed anche dopo l’estate il ricordo e soprattutto gli insegnamenti dell’amico scomparso segneranno le decisioni di tutti riguardo la loro vita futura.
Ma le psicologie ed i comportamenti dei sei ragazzi protagonisti hanno tute lo sciapo sapore del già visto e sentito, quindi non riescono mai a dare al film quel senso di veridicità di cui tanto necessitava.
In scena un passaggio cruciale della vita di ognuno: quello dalla fase adolescenziale all'età matura, la presa di coscienza della durezza della vita, la sensazione di perdita della purezza (mentale e fisica), la paura di crescere e di assumersi responsabilità, la consapevolezza dell'esistenza della sofferenza e della morte. Un film ovvio, banale, superficiale, ma difficile non correre questo rischio affrontando una simile tematica.
La vicenda è tutta interamente fin troppo prevedibile, dove non accade mai nulla di veramente importante e tutto si snocciola in maniera meccanica.
Un film patetico, inutile, che ho recuperato e guardato solo per noia, senza interesse

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