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martedì 30 agosto 2016

Le Regole del Caos di Alan Rickman. 2015

La differenza tra il mondo di Sabine e quello delle piante sta tutto nella consapevolezza; lei è consapevole di morire dentro, una pianta no.
Al palazzo di Versailles fervono nuovi preparativi: il re Sole vuole un nuovo giardino che celebri la bellezza ed il fascino della sua corte. Viene così indetto un bando per trovare l’architetto/paesaggista che affiancherà André Le Notre il “giardiniere di corte”. E’ lo stesso André Le Notre a condurre la scelta ed inaspettatamente si vede presentare una persona che non si aspettava: un architetto e paesaggista donna. Madame Sabine De Barra è una donna forte, orgogliosa amante della natura, dei fiori e dei giardini poco amante invero delle regole e dei canoni. André Le Notre decide inizialmente di scartare il lavoro di Sabine, ma ne è rimasto talmente impressionato da rifletterci sopra e tornare sulla sua decisione.Un film indipendente dal budget ridotto, eppure 'ricco' nei costumi e nelle scenografie, riadattate in Inghilterra e non in Francia proprio per una questione di 'risparmio'.Tutti alla corte francese, per scoprire con stupore che la principessa Elizabeth Charlotte accetta che il marito, il principe Filippo (un delizioso Stanley Tucci) intrattenga una relazione con il duca Antoine, purché si occupi di lei e dei loro figli.

lunedì 4 agosto 2014

Revolutionary Road di Sam Mendes. 2008

"Siete una coppia fantastica, lo dicono tutti".
’Speciali’e diversi da tutti gli altri. Ma non sanno di esserlo, non sono prede di quella società consumistica che li circonda. Quando s'cinontrano lui fa lo scaricatore di porto e lei studia per diventare attrice. Con un lungo salto temporale qualche minuto dopo li ritroveremo a litigare in automobile a causa di uno spettacolo teatrale della donna andato non troppo bene. Sono sempre loro, i bellissimi protagonisti di Titanic, la coppia Winslet-Di Caprio, che ancora una volta funziona. Una pellicola sottovalutata forse per via del logoro tema: solitudine e insoddisfazione nel rapporto di coppia che porta a compromessi. All'abbandonare i propri sogni. Tutto condito da eleganza e messa in scena maniacale. Perfetti e borghesi giardinetti americani che dovrebbero celare le case di coppie perfette e felici. Lei saprebbe volare, lui non ne ha il coraggio: Frank e’ un ometto meschino, un pusillanime che ci viene mostrato subito alle prese con l’arte piu’ antica del mondo: fare il cascamorto bellimbusto con la segretaria oca. Figli forse non voluti e colazione perfetta da preparare a quel marito fallito che sa "usare i coglioni solo per fare figli". Meglio vivere all'ombra di un padre fallito, lavorare nella sua stessa azienda, ma dove nessuno si ricorda di lui. La 194 è un diritto acquisito e va tutelato. Era il 22 maggio 1978 quando il Parlamento italiano approvò la legge 194, depenalizzando quello che, in termini asettici, viene chiamato interruzione volontaria di gravidanza. Cioè l’aborto. A venticinque anni di distanza ci si è accorti che questo diritto, dato per acquisito, è un miraggio per molte donne italiane. Perché mancano i medici, gli anestesisti e anche i ginecologi. Dal 2005 al 2010 c’è stato in Italia un vero e proprio boom degli obiettori di coscienza: i ginecologi sono passati dal 59,7 al 70,3 per cento, i medici in alcune regione raggiungono picchi dell’85. Praticamente 9 su 10. Assolutamente interessente e di grande valore narrativo, la figura del “matto” (il piu’ saggio per antonomasia), John Givings, figlio di amici, che si costituisce come involontaria voce narrante atta a mantenere le fila della sostanza di quanto stiamo vedendo. Il romanzo di Richard Yates arriva al cinema dopo più di quarant’anni, ma è valsa la pena aspettare. Winslet sei stratosferica, alle prese con un marito che non meriti nella finzione e con un regista che non meritavi nella realtà. Sei speciale.

venerdì 27 dicembre 2013

Philomena di Stephen Frears. 2013

"Chi viaggia in prima classe, non è detto che sia di prima classe!".
Il dramma delle lavanderie irlandesi, strizzare panni per espiare le colpe. Questo secondo le suore irlandesi degli anni 50. Che come se non bastasse, oltre a mettere in pericolo la vita delle giovani donne partorienti, ospiti presso il loro istituto, tanto da far morire spesso di parto nascituro e madre, vendevano poi questi bambini agli americani. Nonostante questo suo passato Philomena, con un'anca al titanio, è una cattolica molto devota, appassionata di romanzi rosa, di quelli un po'patetici in cui il granduca s'innamora della sua sguattera, salvo scoprire alla fine che ovviamente è nobile anche lei. Martin Sixsmith non è come lei. E'un ex giornalista, ateo, faceva parte dello staff di Tony Blair, ma poi ne viene allontanato e si appassiona, mentre è in cerca di dare una nuova svolta alla sua carriera, alla storia di Philomena. Philomena e Martin hanno realmente compiuto questo viaggio alla ricerca del figlio di lei e attraverso i titoli di coda finali, il regista c'informa di come molte madri ospiti in questi istituti religiosi ancora siano in cerca dei loro figli. Indignazione, viene da chiedersi dove fosse il governo irlandese quando si perpetravano simili vili azioni. Ma la chiave del film è nella frase "Ti perdono" con cui Philomena accetta la sua sofferenza e scagiona le suore cattive che le hanno impedito di riabbracciare il figlio. Un film dal gusto british e quindi politicamente corretto. Un po' troppo. Ma è pur sempre Natale.

martedì 5 giugno 2012

Macbeth di Roman Polanski. 1971

Ma oggi finirà sul serio il mondo? Per entrare in tema mi sono immersa in una tragedia shakespeariana, immaginando che questo stop alla vita terrestre, giri anch'esso attorno alla capacità corruttiva e distruttiva del potere e dell'adulazione: Macbeth a ritorno da una battaglia vittoriosa all'inizio della pellicola e noi perchè vittime della mercificazione televisiva. Nel Giulio Cesare Shakespeare afferma proprio che mentre "Gli unicorni possono essere indotti in inganno per mezzo degli alberi; gli orsi per mezzo degli specchi; gli elefanti per mezzo delle buche; i leoni per mezzo delle reti, e gli uomini, infine, per mezzo dell'adulazione". La prima parte del Macbeth polanskiano ruota, infatti, sul raggiungimento del potere a tutti i costi, dove per tutti i costi ovviamente s'intende tanto spargimento di sangue. Il potere è una malattia ad alto contagio e trasmissione, la lady di Macbeth è infatti più accanita di Macbeth stesso, che invece sembra quasi più essere una sorta di narciso, soddisfatto dell'adulazione totale del re e irritato semmai solo dai suoi pochi riconoscimenti materiali nei suoi confronti. La seconda parte è invece la più cupa, la più polanskiana: caratterizzata dalle visioni che perseguitano i due assassini, è il loro senso di colpa a prendere il sopravvento nella loro vita. Non è la profezia iniziale delle streghe quindi a compiersi, ma il desiderio umano di brama e potere, le parole di quelle donne sembrano solo prendersi burla della sua sete che lui persegue fino alla fine. Di tipica matrice post.sessantottina la coppia Macbeth, mediocre, quasi piccoloborghese, nessuno dei due coniugi è all'altezza del ruolo sia nel dramma che nella resa scenica. E lady Macbeth, persa del tutto la ragione, ossessionata dal sangue che crede imbrattarle le mani, e non venire mai via, si getta dalla finestra. Sarà la fine anche per Macbeth: Macduff, che era stato estratto coi ferri dal ventre di sua madre morta, gli mozza la testa e avverando "le profezie" dà un nuovo re alla Scozia. E'il primo film di Poalnsky dopo la strage di Bel Air, in cui sua moglie Sharon Tate fu uccisa, assieme al figlio che aveva in grembo. Lady Macbeth è in effetti bellissima: si aggira, nuda, per le stanze del castello, in preda alla follia e al sonnambulismo, ma benchè siamo negli anni settanta non c'è nulla di ostentato, la donna è nuda perchè fragile e indifesa. Macbeth è un uomo ormai senza sangue in vene, cinico, freddo tanto che nemmeno il folle gesto della moglie lo scompone. "Spegniti, spegniti, breve candela! La vita è solo un'ombra che cammina, un povero attorello, che si dimena, tutto tronfio sulla scena, durante la sua ora, e poi non se ne sa più nulla: è un racconto narrato da un idiota, pieno di clamore, e di furia, che non significa nulla " Buona fine del mondo a tutti.

sabato 3 marzo 2012

Hysteria di Tanya Wexler. 2011


Una storia vera. Perchè donne, grazie a questo film, simbolicamente nelle sale da Marzo, il mese a noi dedicato, verrete a conoscenza di nome e luogo di nascita dell'inventore del nostro piacere. Teletrasportatevi negli anni 80 dell’800, gli anni della scoperta dei germi, dell’evoluzione medica, gli anni dell'isteria al femminile, fortunatamente superata poi nel 1952, quando l’istituto psichiatrico americano smise di considerarla un disturbo mentale femminile. Ma forse l'unico escamotage per la "discesa in campo"giustificata del nostro caro amico vibratore.
Una pudica e fronzolante Londra che rendeva isteriche le donne. A curarle dottori particolarmente abili con le mani, che sfidando i crampi alle dita, le stimolavano fino a provocarne un parossismo. Il poco macho Joseph Mortimer Granville, contribuì a cambiare e stravolgere i costumi sessuali dell'epoca e a lui anche noi donne del terzo millennio dobbiamo rendere omaggio. Lui il padre dei vibratori, elettrici, domestici, a batterie, il brevettatore di un mezzo che serviva per alleviare i blocchi e i dolori muscolari.
Una commedia vibrante, divertente e che ci svela quanto in realtà l'Inghilterra abbia fatto soffrire con uno spiccato senso del purtitanesimo le donne, solo per spingere poi un medico a questa clamorosa invenzione. Un film bitannico nella scrittura, nell'umorismo, nella mancanza di pruriginosità nonostante il tema, britannico nel trattare il sesso, in senso scientifico e sentimentale e mai volgare.
Ho riso di gusto. Buona feste delle donne, lettrici, regalatevi questo film!

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