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mercoledì 1 febbraio 2017

Parla con lei di Pedro Almodóvar. 2002

In Romania il guardiano di un obitorio fece l'amore con una giovane morta: la ragazza ritornò in vita dopo l'amplesso. Era affetta da un raro caso di catalessi, che la rendeva morta solo in apparenza. Almodovar prende spunto da questa storia per raccontare l'amore disperato dell'infermiere Benigno per la ballerina Alicia, rimasta in coma dopo un incidente stradale. Un rapporto impossibile, proprio come quello del giornalista Marco con la torera Lydia, che si è suicidata nell'arena per amore di un altro.Il titolo si riferisce proprio alla ricerca di una comunicazione tra l’infermiere Benigno nei confronti di Alicia. La storia d'amicizia tra questi due uomini è la parte più bella del film, innamorati non corrisposti e soli. Almodovar rovescia lo spartito dei suoi film: non sono più le donne a immolare se stesse per preservare la felicità dell'amato. Stavolta, i protagonisti sono gli uomini, mai così sensibili, umani, commossi. "Tutto su Mia Madre" terminava con un sipario che si apriva su una scena buia, qui il film inizia mentre si apre il sipario. Tanta emozione. Buon inizio di febbraio.

mercoledì 21 dicembre 2016

Mulholland Drive di David Lynch. 2001

"Mulholland Drive" è il nome della strada che percorre le colline di Hollywood, nella quale si svolgono due scene cruciali del film Sensuale, enigmatico, delirante, visionario, oscuro, ambiguo e onirico. Le prime inquadrature del film mostrano coppie di ballerini danzare il Jitterbug. E'un sogno? Un incidente e poi un uomo, in un bar, racconta spaventato i suoi incubi; un regista di nome Adam Kesher è costretto a scegliere una sconosciuta per un suo film. Tutto apparentemente slegato.In una delle scene più suggestive, Mulholland Drive si rileva anche un esempio di metacinema. Le due protagoniste assistono ad uno spettacolo dove tutto è finzione, illusione, le voci e i suoni sono registrati su un nastro e persino la lacrima sul viso di una cantante è disegnata. Vere sono solamente le reazioni e le emozioni di Rita e Betty.Poi viene aperta una scatola blu e Betty diviene Diane e Rita diviene Camilla.

giovedì 13 agosto 2015

La forza della mente di Mike Nichols. 2001

"morte non esser fiera, pur se taluni t'abbiano chiamata terribile e possente, perché tu non lo sei che quelli che tu credi di travolgere non muoiono, povera morte, né tu puoi uccidere me ... tu schiava del fato, del caso, di re e di disperati tu che ti nutri di guerre, veleni e malattie oppio e incantesimi ci sanno addormentare ugualmente e meglio di ogni tuo fendente perché dunque insuperbisci? trascorso un breve sonno, veglieremo in eterno e morte più non sarà (virgola) morte tu morrai" La professoressa Vivian Bearing riceve una diagnosi di carcinoma ovarico in stadio avanzato e decide di sottoporsi ad un regime di chemioterapia altamente aggressivo, di fatto inutile ai fini della guarigione. "lei ha un cancro...lei ha un cancro metastatico alle ovaie in stadio avanzato...un insidioso adenocarcinoma”. Che significa otto cicli di chemioterapia “a dose piena” con annesse spiegazioni dettagliate del medico: “i farmaci antiblastici danneggeranno alcune cellule sane, comprese quelle lungo il tratto gastrointestinale dalle labbra all’ano e i follicoli piliferi”. Insidioso? Ma come un medico può usare questo termine? Cosa significa insidioso? la medicina ha la grande pecca di usare termini pseudoscientifici, mettendo il paziente in una situazione di disagio ancora più estremo e questo film lo sottolinea molto bene. Per non parlare delle frasi di circostanza: "sono sicuro che lei saprà essere forte...dobbiamo spingere al massimo...lei darà un significativo contributo alla nostra conoscenza” per ottenere l'adesione della paziente al trattamento anche perchè “la combinazione di incapacità di difesa, mancanza di competenza tecnica e disturbi emotivi fa del malato un oggetto particolarmente esposto allo sfruttamento". "Avrei dovuto fare più domande" lamenta, infatti, ad un certo punto la professoressa "visto che sto per diventare una cavia". Tutto ruota attorno a Jason, un giovane ricercatore, ex-studente della professoressa Bearing, la prof ad un certo punto gli chiede: "perchè hai scelto proprio i tuori?", dal dialogo si evince che Jason è oncologo solo perchè affascinato dalle interazioni cellulari, quindi completamente incurante dell'aspetto umano della malattia, finge di essere dispiaciuto quando "perde"una paziente. Il dialogo spiega profondamente la formalità dei medici: “come si sente oggi”, “grazie per la sua collaborazione” ma non può fare a meno di esclamare “Cristo!” mentre palpa il tumore di Vivian, spaventandola;patetica la scena in cui i tirocinanti con taccuino sono intorno a Vivian e fanno a gara per fare bella figura nei confronti del primario Kelekian, sorridono quando l’oncologo gli fa notare che la paziente ha perduto i capelli, perchè ormai “è normale, non si ci fa caso...”. L’unico conforto per Vivian arriva da Susie, infermiera di colore, che si rivolge alla paziente con empatia, fermandosi con lei a mangiare un gelato, raccontandole della propria vita. Susie le svelerà l'inutilità della sua cura, impedendo quel goffo tentativo di rianimazione, ordinato proprio da Jason (perchè Vivian “è della ricerca, è della ricerca”, a dispetto del testamento biologico della professoressa Bearing (una N.R., cioè da non rianimare) La visita, proprio appena in tempo, della vecchia professoressa Ashford, colei che aveva iniziato Vivian alla carriera accademica tanti anni prima è l'unica visita mai ricevuta da Vivian durante tutti i mesi di ricovero. La professoressa Ashford le si stenderà al fianco, e come una madre amorevole, madre che Vivian non ha più, le leggerà un libro, per bambini, "Il coniglietto fuggiasco", piccola metafora dell'anima.. E' venuto il momento di andare. "che voli d'angelo possano condurti con canti al tuo riposo". Anche questa volta del titolo originale Wit, si perde del tutto il richiamo alla poesia di John Donne, l’autore studiato e amato dalla protagonista, che è nota, ai suoi cultori come “wit poetry”, poesia dell’ingegno, dello spirito arguto e profondo.

giovedì 18 aprile 2013

Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini. 2001

L'istinto frega, ma la paura è ancora peggio. Irene ha una casa molto grande, ma ai suoi tre figli sta comunque stretta. Sara, Rita e Claudio non hanno avuto un'infanzia felice, ma Irene è sempre stata tenuta fuori dal dolore. E ancora oggi, infatti, non lo comprende. Virna Lisi (Irene) è sempre uno schianto, appanna del tutto la sempre isterica Margherita Buy (la figlia maggiore Sara) che vedova non si è più risposata e stressa il suo unico figlio. Anche Rita (la figlia minore) non è felice per quanto sposata e Claudio è ancora costretto, seppur grande, a nascondere alla madre la sua omosessualità o meglio fingere di essere un eterosessuale. Poi un giorno, finalmente, - e quando stavo per spegnere, data la monotonia del film- un dibattito animato si accende mentre tutti pranzano una domenica e il film diventa da questo momento in poi decisamente più interessante. E dal sentimentalismo comencino si penetra nel vivo, nel corpo, nella carne, il tutto però raccontato dalla più piccola, la giovane Chiara che con toni religiosi da pre.comunione filtra tutto con la purezza dei suoi otto anni. Una Roma barocca da cornice, la perfezione estetica di questi corpi di pietra, come quelli dei protagonisti, immobilizzati, saranno alla fine finalmente posseduti. E amati. Credo sia il fiore all'occhiello della Comencini questa commedia, soprattutto per il cast, che definirei perfetto.

venerdì 21 settembre 2012

La pianista di Michael Haneke. 2001

"Mamma, ho appena visto il tuo sesso"
Vienna. Siamo negli alti borghi, anni 80. Erika Kohut vive con la madre anziana ed è una docente di pianoforte al Conservatorio della capitale. Una porta si apre e la madre è stizzita. Perchè? Tutto scorre troppo velocemente sotto i nostri occhi: tre ore di ritardo rispetto a quanto le aveva imposto la madre. La borsetta viene perquisita alla ricerca della prova del ritardo. Un abito firmato. E iniziano le grida: per la madre quelli sono solo soldi sprecati. Le due litigano tirando il vestito fin quando questo non si strappa. E così Erika continua a tirare, ma questa volta i capelli dell'anziana madre. Ma Erika quanti anni ha? Viene da chiedersi. Erika viene trattata come una bambina e lei stesse si comporta come tale: piagnucola chiedendo scusa alla madre ottantenne accarezzandola e abbracciandola e fanno la pace. Sembrerebbe essere tornata la quiete, ma più la storia va avanti più ci rendiamo conto che Erika è, in realtà, una donna frustrata, che ha abbandonato le velleità artistiche e si accontenta di impartirle nei suoi allievi. Erika ha solo la madre e dormono nello stesso letto, un rifugio nel quale chiudersi, provando ribrezzo per ciò che c'è fuori. Con questo ricatto la madre la tiene legata a sè ed Erika si prende cura unicamente di lei. Forti scene di masochismo: si mutila nelle parti intime, frequenta sexy-shop e spia le coppiette appartate. Il suo odio viene riversato sulla libertà dei suoi allievi, che a differenza sua in un rapporto sano con il mondo, non dedicano tutta la loro vita unicamente alla musica. Nessuna esecuzione è perfetta. Walter Klemmer è studente di ingegneria e si diletta al pianoforte. Il ragazzo vedendo esibirsi la professoressa ne rimane attratto, fino a desiderare una relazione con lei. E sarà l'inizio della fine: amore-arte-distruzione- morte. "Io non ho sentimenti, Walter, e anche se ne avessi per un giorno essi non prevarranno mai sulla mia intelligenza". Una donna, che nonostante i numerosi stimoli del giovane amante, si rivela completamente incapace di amare e sa avvicinarsi a Walter nel solo modo in cui ha conosciuto l'amore, cioè con proiezioni distorte: la perversione. Lei fa pervenire una lettera nella quale vi sono scritte le istruzioni che avrebbe dovuto seguire per approcciarsi a lei. Violenza e masochismo. Il solo modo in cui Erika sa amare, lo si capisce bene dall'invidia che sfocia in violenza quando vede Walter, l'unico uomo che nella sua vita l'abbia mai desiderata, approcciarsi alla sua giovane allieva migliore. Da questo brutto incidente comincia la discesa negli inferi senza fine. Erika nella serata che avrebbe dovuto decretare il suo successo rinuncia anche al suo grande amore: la musica. Così con i lividi della notte di violenza precedente, derisa dal giovane che ama, che preso quello che voleva si accompagna al concerto a braccetto di due giovani donne, si pugnala al petto con un coltello da cucina, ma non sa nemmeno uccidersi, il taglio provocato fa fuoriscire solo poco sangue. La porta del Conservatorio si chiude ed Erika scompare come un fantasma.

giovedì 3 maggio 2012

Il mandolino del Capitano Corelli di John Madden, 2001

Se vedessi un uomo che sta per essere sopraffatto da altri, penserei che quell'uomo è mio fratello. Grecia, 1943. L'immancabile sirtaki. Anche se di Grecia vera qui c'è solo la Papas. Un bagno di banalità e retorica e poi lei, la bellissima Penelope Cruz, che è qui Pelagia, figlia del medico Iannis, e fidanzata con il pescatore Madras che parte per l'Albania per combattere il fronte italiano. Sembrerebbe un film storico, ma per quanto la ricostruzione dei fatti sia in effetti veritiera, il sentimentalismo la fà da padrona. Quando Madras è lontano, Pelagia si rende conto di non amarlo. Scrive a lui ogni giorno una lettera per nutrire l'affievolirsi del suo sentimento, ma il soldato non sa nemmeno leggere, è così diverso da lei. Nel frattempo i tedeschi occupano Atene e l’esercito italiano arriva a Cefalonia, la bella isola dai toni quasi surreali in cui è ambientata la pellicola. Tanti i soldati italiani, ma uno il Capitano Corelli, un tipo molto romantico, che suona il mandolino e ha il cuore tenero, sarà quello a farla innamorare e a farle conoscere quel sentimento fino a quel momento sconosciuto chiamato Amore. Gli echi di Shakespeare in love (scandaloso l'Oscar) si fanno sentire, c'è una guerra i toni non possono essere favolistici e soprattutto gli italiani non sono degli sprovveduti: non saremmo mai stati bravi a fare la guerra, è vero, ma qui i soldati italiani sono delle vere e proprie caricature: suonano, bevono e amoreggiano. Troppi stereotipi, troppi sguardi languidi quelli di Nicolas Cage. Ecco come passare un pomeriggio soleggiato di maggio e sonnecchiare tra una battuta e l'altra del film.

sabato 14 aprile 2012

I Tenenbaum di Wes Anderson, 2001

Ogni famiglia ha la sua pecora nera, in questa lo sono tutti.

Un film letterario e articolato quindi in capitoli, proprio come se si stesse leggendo un libro, ma per certi versi ricorda anche il fumetto e il cartone animato. I personaggi, infatti, sono delle macchiette che si vestono semppre allo stesso modo: Stiller ha infatti sempre addosso per tutto il film la tuta di ginnastica rossa come anche i suoi due figli, da bambino era un genio delle finanza, vestiva in cravatta, ora quelle cravatte sono appese e sono lo spettro di quello che sarebbe potuto diventare. Stesso dicasi per la bellissima Paltrow, ha una pelliccia beige quattro stagioni che indossa da quando ha dodici anni, lunga prima, molto più corta poi. La madre è Anjelica Huston, si, vi sembrerà di conoscerla, solo che non è vestita di nero, è infatti la moglie in La Famiglia Addams. Va in scena una società consumistica che genera bambini prodiglio: i tre bambini protagonisti, di cui la femminuccia adottata sono uno un genio degli affari, l'altro un tennista e la ragazza una drammaturga che la separazione dei genitori fa sprofondare in depressione. Cosa accade a coloro che a 16 anni hanno già percorso tutte le tappe del successo? Chi si ricorda più dei piccoli attori e sportivi e scrittori-bambini? Da sfondo l'odioso perbenismo americano, il desiderio di voler, comunque, apparire “puliti”, politically correct, alla fine il capofamiglia che prima abbandona la famiglia torna per mettere tutto in ordine e tra i due fratellastri scoppierà l'amore, per la serie vissero tutti felici e contenti, salviamo almeno le apparenze. Una non realtà, meno vera della pagina di un libro, di una canzone dei Beatles o dei Rolling Stones.
Un film geniale, dalle inquadrature perfette e dai dialoghi sublimi.

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