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sabato 21 marzo 2015

Vergine Giurata di Laura Bispuri. 2015

la capra è l’animale più bello che c’è, dopo la donna
Gocce di innevata pioggia cadono tra i boschi, muovendo le foglie. Tutto è immobile. Anche l'umano. Soprattutto se femmineo. A loro non è permesso uscire da sole, non è permesso parlare prima degli uomini, bere prima degli uomini, sparare e cavalcare. Rinunciare all'amore e al piacere di essere toccata, perchè non sempre essere donna coincide con libertà. Sarò l'amante di me stessa, una vergine e vestirò i panni di un uomo. Fasce ben strette ad appiattire il seno, capelli corti, vestitio molto larghi, boxer maschili.Tale pratica vige ancora nelle zone più arretrate dell’Albania, soprattutto al nord. Diventando una vergine giurata, secondo tale arcaica cultura, alla donna vengono riconosciuti i diritti posseduti solo dagli uomini in una società a tutt’oggi maschilista e retrograda. Così Hana, trovatella, cresce sui monti albanesi e attraverso il Kanun, si fa uomo e prende il nome di Marc. Una poesia a bassa voce, sussurrata, mentre Hana/Marc ha dentro un grido che rivendica vita al bordo di quella piscina scivolosa, in cui Hana guarda senza mai cadere. Perfetta Alba Rohrwacher nella sua fisicità che rende benissimo il passaggio uomo-donna e per quell’eleganza che regala ad ogni suo personaggio. La pellicola tenta la trasmissione di un messaggio universale sulla condizione della donna, ma paradossalmente riesce a funzionare solo nelle scene dedicate alla storia. P.S. Mai seguire l'istruttore di nuoto in bagno

domenica 28 marzo 2010

Happy family. Gabriele Salvatores. 2010

Uno scrittore, Ezio (Fabio De Luigi), fa "lo scrittore" grazie ad una rendita familiare solida alle spalle: suo padre ha inventato le palline che contengono il detersivo nelle lavatrici ("ogni volta che ne acquistate una contribuite al mio benessere"). Unica sua preoccupazione quindi, quella di scrivere una buona sceneggiatura. "Mi chiamo Ezio Colazzi, ho 38 anni e non ho mai fatto niente in vita mia... Voglio scrivere un film, meglio, un film d'autore che però incassi! Mancherebbe l'dea ma... fa niente!" Le sue parole divengono immediatamente immagini, catapultate subito in scena. Il film è, infatti, cio'che lo scrittore sta scrivendo (o almeno credo), interrotto da sue personali pause, come quella divertentissima del massaggio. Le scene più divertenti accadono proprio durante queste pause, perchè i personaggi stanchi di stare in stand.by escono dallo schermo del suo pc e gli parlano, incalzandolo a proseguire. Un plot difficile, salvato dall'ottimo umorismo, dai costumi, dagli ambienti. Bellissimi anche i colori, che mutano a seconda delle fasi in cui è il racconto: o tutto è rosso. O verde. La scena finale è bianca. Gli arredamenti, le tappezzerie, i muri delle case. Tutto è abbinato con stati d'animo e umori. Particolarissimo. Irreale. Come il sole onnipresente di Milano. Ma non si dice che sia spesso grigia? Un elogio alle varie paure dell'umanità, diverse paure costruite su diverse personalità caratteriali che le rappresentano. Siamo nell'era della paura, dell'insicurezza. Non ci sono punti fermi. Questo l'ho trovato particolarmente veritiero. Forse solo questo.
Bello. Bello perchè non lineare, non canonico. Salvatores ha di sicuro il pregio di non essere mai banale e di saper stupire con le sue bizzarrerie. Ricordate Amnesia? Se no, recuperatelo!
La domanda marzulliana di fondo rimane e ve la giro, sia mai che qualcuno sul serio poi alla fine ci capisca qualcosa: è la commedia che racconta la vita come se fosse un film o è un film che racconta la vita come se fosse una commedia? Il cinema si mescola e fonde al teatro, con l' aprirsi e chiudersi simbolico del sipario, nella prima e nell’ultima scena. Meta-teatro, molto simile ai sei personaggi pirandelliani in cerca d'autore. Ed echi anche Alleniani, Ezio è uno dei suoi personaggi, interagisce con loro: Caterina, la ragazza di cui si innamora anche nella sceneggiatura, è , in realtà la sua vicina di casa. ("Caterina: Ma sei Ezio! Quello dell'incidente? Che sfiga che hai avuto!- Ezio: Che figa che sei...) Finzione nella finzione, con un falso finale: "Potrei andare avanti a raccontare questa storia, ma preferisco chiudere qui". Tutto si fa nero ed appare l'happy end, non alzatevi per andar via. Ciack! Si ricomincia! “Mi sa che ci siamo già visti in Marocco io e te”, dice allusivamente Abatantuono, padre della ragazza che vuole sposare il figlio (gay) di Fabrizio Bentivoglio. Gia'si son visti pero' in un altro film: Marrakesh Express. I due capifamiglia son molto diversi, ma uno troverà nell'altro un vero amico, tra i due c'è feeling, improvvisazione, si nota l'amicizia anche fuori dal cast, le scene tra i due sono, infatti, le più riuscite e le più divertenti. Bellissimo anche l'omaggio a “I Soliti ignoti” e le immagine in bianco e nero sulla Milano notturna. Tante le citazioni ed i dettagli. Originale e divertente. Merita, merita. Ve lo consiglio!

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