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martedì 26 marzo 2019

Momenti di trascurabile felicità di Daniele Luccetti 2019.

Non basta Pif - che non è un attore e si vede lontano un miglio- a renedere Momenti di Trascurabile Felicità (dal romanzo di Francesco Piccolo) un buon prodotto, nè le sue domande non-sense: perché lo strumento frangi vetro da utilizzare in caso di emergenza sul tram è custodito dentro una membrana di vetro? come possiamo essere certi che la luce del frigorifero si spenga quando chiudiamo il frigo? Perché il primo taxi disponibile non è mai il primo della coda, ma quasi sempre l'ultimo? Questo panegirico che non fa ridere, dopo dieci minuti stanca. E anche le sue idiosincrasie, non supportate da un impianto visivo all'altezza o almeno coerente. Insomma, sono tutte frasi che sentiamo dire al protagonista, ma che non ci convincono, non risuonano nella nostra testa e che speriamo si concludano presto. Poi lo scontro - unica scena degna di nota- davvero impressionante per il realismo sconcertante, seguita da una visione dal basso di un abisso, o di una estranea dimensione, rivolta verso l'alto, una scena alla Nolan, molto forte e straniante, per nulla scontata in un contesto sin troppo tipico da commedia italiana leggera e malinconica. Paolo, il protagonista, è piuttosto narcisista e spesso incurante degli effetti delle proprie azioni, il quale si rende conto solo di fronte all'ineluttabile (la manovra azzardata all'incrocio) di cosa vuol dire eseguire una manovra sbagliata. L'unica parte onesta, sincera è il resoconto della storia d'amore dei protagonisti, normale, fatta di tradimenti, ripensamenti, scelte sbagliate, concreta. L'apologia del padre e marito assente che si pente non funziona, o almeno oscura il resto, non ci si rivede, non ci si commuove. Non c'è proiezione. Troppa insistita tenerezza, ruffianeria nel rendere un ritratto assolutorio del peggior uomo medio. E nient'altro.
Bocciato completamente il finale, banale, scontato.

venerdì 4 gennaio 2013

Amore e altri rimedi di Edward Zwick. 2010

Maggie: "Avrò bisogno più io di te che tu di me!" Jamie: "Va bene...!" Maggie: "No! Non va bene! Non è giusto! Volevo fare tante cose!" Jamie: "Le farai, solo che le farai con me!"
Va in onda la vera storia di Jamie Reidy, ex venditore di Viagra per la Pfizer, tratta da "Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman”. Dopo aver visto il film sulla nascita del vibratore, mi sembrava giusto andare alla ricerca della storia delle pastigliette blu. Ed infatti questo film biografico è condito appunto di molte scene di sesso, molto ben riuscite. Jake ed Anne hanno infatti il pregio di essere molto intensi. A rovinare il quadro una malattia gravissima, per le quali le case farmaceutiche, mostra chiaramanete il film, non s'impegnano a trovare una cura. Intorno al sesso ruota chiaramente molto più business. Morbo di Parkinson. Le assicurazioni mediche statunitensi non coprono questa grave malattia totalmente, denuncia la giovane ventiseinne che sgancia del contante durante le visite. Gli anni Novanta, gli anni vuoti, gli anni degli affari di cose inutili: come appunto il Viagra, la pastiglia più venduta al mondo. Film onesto e schietto.

mercoledì 20 giugno 2012

Eternal sunshine of the spotless mind di Michel Gondry, 2004

"San Valentino è una festa inventata dai fabbricanti di cartoline di auguri per far sentire di merda le persone." E' possibile privarsi di un ricordo? Spazzare via un'emozione come se non fosse mai stata provata, come se non ci avesse mai fatto tremare? Qui è Clementine a fare il primo passo recandosi presso l'azienda specializzata nella rimozione dei ricordi, e farsi cancellare la storia con Joel. Anche se questo passaggio in realtà sullo schermo non verrà mai esplicitato. Venuto a conoscenza della cosa Joel decide di fare altrettanto, ma durante l'operazione se ne pente. Geniali le scene in cui combatte con la sua mente, i ricordi cominciano così ad interagire con la loro cancellazione, sfidandola in un duello che apparentemente è perso in partenza. Accattivanti le personalità dei due protagonisti: Lui, (Jim Carrey) introverso e schivo, Lei (Kate Winslet) chiaccherona e impulsiva all'ennesima potenza. Struggente la fuga nell'infanzia di Jim Carrey che cerca di proteggere l'immagine della sua amata sperando che la sua mente non scovi il loro nascondiglio, un impatto cerebrale struggente che mi ha convinto sempre più. Ovviamente il macchinario alla fine compie la sua missione, ma quando il "paziente" si sveglia decide però di saltare il lavoro e recarsi a Montauk, luogo dove aveva incontrato Clementine la prima volta. Non sa perchè lo sta facendo, assistiamo solo alla sua voce che comunica l'assenza da lavoro: "Non sono andato a lavoro oggi. Ho preso il treno per Montauk. Non so perché. Non sono un tipo impulsivo. Forse mi sono solo svegliato un po' depresso". Lì la ritrova con i suoi capelli blu e i due si innamorano una seconda volta. E'il loro ritrovarsi ad aprire il film, venti minuti in cui penserete di aver capito già tutto, ma poi partono i titoli di testa e verrete schizzati in un nuovo mondo. Non meno affascinante del primo, un mondo cancellato che viene riportato a galla. Parallelamente va in scena la vicenda dei cancellatori: la bionda Mary,la segretaria del medico, durante la cancellazione dei ricordi di Joel, bacia il suo vate. La moglie mossa a compassione la informa che lo stesso medico della quale si sta per reinnamorare ha in realtà rimosso la loro relazione, perchè clandestina. Mary ne è sconvolta e decide di licenziarsi e spedire una lettera a tutti i clienti vittime di cancellazione con la cassetta registrata dei loro ricordi. Eccezionale Kate Winslet, per me la migliore attrice vivente, Clementine capirà che il suo "nuovo" amore non è altro che l'ex appena "dimenticato". Tramite il personaggio di Joel, il regista muove una critica romantica alla società ormai padrona dell'esistenza di ogni singolo individuo tanto da deciderne la sua interiorità e i sentimenti. Joel non comunica infatti, annota tutto su un'agenda: "Parlare in continuazione non significa comunicare; (...) le persone devono poter condividere le cose, è tutta qui l'intimità; voglio leggere quel diario su cui scarabocchi in continuazione... che scrivi se non hai nessun pensiero, nessuna passione, amore?" In realtà i due amanti non si odiano, odiano la società in cui vivono che esaspera le loro diversità tanto da farla diventare motivo della loro rottura. Unico grosso punto di demerito è la resa italiana del titolo: senza poesia e assolutamente anti-artistico. "Eternal sunshine of the spotless mind"", L'infinita letizia della mente candida ci piace di più. Verso di una poesia scritta da Alexander Pope: "Eloise to Abelard"; titolo bellissimo che i traduttori avendo la stessa cultura di Mary che nel film scambia il poeta per Papa Alessandro, hanno storpiato nell'osceno "Se mi lasci, ti cancello". Un film che ha la potenza di stravolgere e farci quasi accettare ciò che apparentemente all'inizio della pellicola sembra mostruoso: Perché è sbagliato dimenticare tutto, e così necessario ricordare? Secondo il regista si: in fondo Joel si pente, la segretaria è sconvolta quando prende coscienza di cosa sia accaduto alla sua anima. Mary citando Nietzsche dirà: "Beati gli smemorati perché avranno la meglio anche sui loro errori". Interessante è il fatto che Mary tenga un booklet: un quadernetto di citazioni, un surrogato per conoscere se stessi, come il block notes di Joel. Come diceva Dostoevskij, all'uomo "piace soffrire", e Mary e Joel ne sono l'esempio vivente. Esseri asociali che odiano gli smemorati e annotano tutto, imparano a memoria le citazioni per nascondere il loro disagio esistenziale, l'incapacità ad amare ma la voglia di farlo. "Siamo come quelle povere coppie per cui si prova compassione nei ristoranti, siamo morti che mangiano. Io non riesco sopportare l'idea che pensino questo di noi." Annota infatti Joel sull'agenda. Film struggente, bello e pieno di speranza e per dirla in stile baci Perugina: cancellare qualcuno dalla sola mente basta sul serio? "Joel! E se tu rimanessi questa volta? Se ne sono andati via tutti. Non c'è più nessun ricordo. Almeno torna indietro e inventati un addio. Facciamo finta che ci sia stato. Addio Joel. Ti amo. Ci vediamo a Montauk".

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