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giovedì 5 gennaio 2017

Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen. 2008

"Scarlett è una donna incredibilmente attraente. È bellissima, è sexy in un modo tutto suo e l’obiettivo la adora. Se lei fosse qui, uno penserebbe: 'Carina, dal vivo'. Ma in fotografia la bellezza diventa ancora più evidente. Penélope è diversa. Sullo schermo è incredibilmente bella - una delle donne più belle della terra. Ma quando la incontri dal vivo, è ancora più bella. Da non crederci... Quando ho incontrato Penélope per la prima volta - l’avevo vista nel film Volver pensando fosse bellissima - non potevo credere quanto fosse stupenda... era come... celestiale, come se fosse scesa da Marte o Giove.” Woody Allen, 2008 Trentanovesimo film di Allen, il primo girato in Spagna, il terzo con Scarlett Johansson, ultima delle sue muse ispiratrici.
L'amore secondo Allen. Punto. Solo lui ne sa davvero parlare, ed è per quanto che quando ho voglia di passione, follia, violenza e gelosia tutte insieme, riguardo i suoi film, l'amore è romantico solo se inappagato fa dire ad uno dei sui protagonisti. La chiave è questa. Non sono clichè. E poi bicchieri di vino lungo tutto l'arco della pellicola, la solare Barcelona e le labbra della Johansson e un'accigliata, con i capelli arruffati Cruz.Comunque una domanda rimane: possiamo trovare tutto in un solo oggetto d’amore? E questo oggetto può mancare di qualcosa che siamo condannati a inseguire, nella realtà e nella fantasia, per tutta la vita?

mercoledì 4 gennaio 2017

Burn After Reading - A prova di spia di Joel & Ethan Coen. 2008

l'analista dei servizi segreti Osborne Cox (John Malkovich) riceve il benservito nell'ufficio dei suoi superiori: beve troppo, è inaffidabile, sta diventando una grana. Allora, steso sul divano, incide le sue memorie su un registratore, che la moglie fedifraga Katie (Tilda Swinton) scarica su cd per farne un'arma in vista dell'imminente divorzio. Ma il disco viene perso dalla segretaria dello studio legale cui Katie si è rivolta e finisce in mani sbagliate: una coppia di istruttori di una palestra. Linda e Chad, che cominciano a ricattare Cox. Il maniaco delle corsette e degli amplessi fugaci Harry Pfarrer (George Clooney) salta fra la moglie dell'agente segreto e la bionda Linda, che è in cerca di soldi per restaurare un fisico che «è arrivato al capolinea». Chiusura di film bellissima: alla Cia fanno il riassunto di cosa è successo, del sangue versato, dei rischi corsi; la conclusione è che non si è capito il perché tutto sia successo.
Una dark comedy, con una spy story demenziale che fa il verso non solo ai grandi classici del passato, ma anche ai più recenti action movies, con ambientazione in Virginia. Difficile non pensare a Bush, tutti i personaggi sono ossessionati dall’idea della sicurezza e vivono con il perenne terrore di essere spiati.

lunedì 30 maggio 2016

Synecdoche, New York, di Charlie Kaufman. 2014

Synecdoche, New York ha avuto sua prima mondiale a Cannes 2008, solo che da allora è rimasto nel freezer della distribuzione italiana – sei anni! – , e tirato fuori e messo nel microonde a scongelare solo nel 2014, in estate, per chissà quale imperscrutabili motivi. Scia mediatica dell'attore protagonista? Forse. L'attore è qui un regista Sta preparando un allestimento di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller con attori molto più giovani dei loro personaggi ed è, come ogni regista alla vigilia della prima, assai teso. La moglie è un' artista di ritratti-miniatura che ricordano i corpi alterati e sfatti di Lucien Freud e Francis Bacon,ma qualcosa non funziona, il matrimonio non marcia nonostante l’apparente tranquillità. Poi Adele, decide di prendersi la solita quanto ipocrita pausa di riflessione trasferendosi a Berlino, laboratorio di ogni sperimentazione (esistenziale, artistica), e portandoci pure la figlia. Caduta abissale di Caden, che da tempo del resto vede e sente il suo corpo indebolirsi, decomporsi, ammalarsi.La sineddoche qui è il grande schermo per il cinema, un film junghiano. Adele raggiunge la piccola Olive in bagno, che ha finito di fare i suoi bisogni. Dopo aver pulito la figlia, però, Adele si accorge che la cacca lasciata sulla carta igienica è verde. “Non è un problema, tesoro” dice Adele a una preoccupata Olive, “devi aver mangiato qualcosa di verde”. La cacca è una figura centrale in Synecdoche. In un’altra scena vediamo Caden sezionare le sue feci con un cucchiaio, in cerca di tracce di sangue. Si parla di feci dal dottore e in macchina. Caden parla del colore delle sue feci con Sammy (“Non l’ho mai vista grigia, la tua cacca” gli dice Sammy, che lo segue anche in bagno per studiare la parte. “E’ la prima volta”, gli risponde Caden). Ma anche la pipì gioca un ruolo di rilievo. Pipì dal colore improbabile, ovviamente. E pustole sulle gambe. E infiammazioni cutanee in faccia. Attacchi epilettici. Prosciugamento delle lacrime (in una scena meravigliosa, Caden deve mettersi alcune gocce di lacrime artificiali sugli occhi per potere piangere dinanzi a una dolorosissima scoperta). Problemi respiratori. I rifiuti del corpo umano, andati a male, sono i primi segni di un disfacimento fisico, reale o immaginario (forse la letteralizzazione di una violentissima ipocondria), che si fa bizzarramente vecchiaia (il tempo che passa è indecifrabile) e morte. Caden piange prima e dopo i suoi rapporti sessuali, ma tra le donne che attraversano il mondo di Caden, Hazel è quella che sembra riempirlo maggiormente di calore e speranza. Innamorata di Caden sin da quando era impiegata al botteghino del teatro locale di Shenectady, poi sua fedele assistente durante l’immane allestimento del suo opus magnum, Hazel sta accanto a Caden fino alla fine. Hazel compra una casa che è perennemente in fiamme (“I venditori sono fortemente motivati in questo momento” le dice l’agente immobiliare), sposa un ragazzo del luogo (il figlio dell’agente immobiliare, che vive nello scantinato: “Se non le dà fastidio”, le dice l’agente durante la visita della casa), invecchia, ma è sempre innamorata di Caden allo stesso modo. Quando Caden infine accetta la serenità che Hazel gli sta offrendo da decenni, è troppo tardi. Hazel morirà il mattino dopo quel loro tardivo incontro e Caden deciderà che la sua opera si svolgerà lungo l’arco di una sola giornata: “il giorno prima della tua morte, Hazel: il giorno più felice della mia vita”.

venerdì 12 giugno 2015

Berlin Calling di Hannes Stoehr. 2008

Ci sono dipendenze buone e dipendenze cattive, e se quella da droga può distruggerti, la fame di vita, di amore, di musica e in definitiva di Arte, può salvarti la pelle. E salverà Ickarus, il dj protagonista, figlio un po'della ribellione punk, un po' del cinismo dei bambini tossici dello zoo di Berlino. Ickarus, come molti, rifiuta la realtà e punta disperatamente all’estasi componendo la colonna sonora di un paradiso marcio per regalare ore di trance mistica a te stesso e a migliaia di ragazzi, ma poi rimangono gli effetti degli acidi e le convulsioni sul ciglio del marciapiede. Assonanza al celebre album dei Clash (London Calling)perchè la musica è la vera padrona indiscussa del film, anche se il sound con cui si muove la Berlino post-muro è solo elettronico. Martin non ha veri amici, la sua ragazza-manager preferirà a lui la sensibilità meno tormentata di una donna, forse perchè interessata più alla sua produzione che a lui; la famiglia è distante nonostante i buoni rapporti: il fratello ha scelto un'altra vita e il padre è un predicatore. Anche gli addetti al “recupero” in fondo lo vorrebbero solo dipendente in un modo istituzionalizzato.

lunedì 4 agosto 2014

Revolutionary Road di Sam Mendes. 2008

"Siete una coppia fantastica, lo dicono tutti".
’Speciali’e diversi da tutti gli altri. Ma non sanno di esserlo, non sono prede di quella società consumistica che li circonda. Quando s'cinontrano lui fa lo scaricatore di porto e lei studia per diventare attrice. Con un lungo salto temporale qualche minuto dopo li ritroveremo a litigare in automobile a causa di uno spettacolo teatrale della donna andato non troppo bene. Sono sempre loro, i bellissimi protagonisti di Titanic, la coppia Winslet-Di Caprio, che ancora una volta funziona. Una pellicola sottovalutata forse per via del logoro tema: solitudine e insoddisfazione nel rapporto di coppia che porta a compromessi. All'abbandonare i propri sogni. Tutto condito da eleganza e messa in scena maniacale. Perfetti e borghesi giardinetti americani che dovrebbero celare le case di coppie perfette e felici. Lei saprebbe volare, lui non ne ha il coraggio: Frank e’ un ometto meschino, un pusillanime che ci viene mostrato subito alle prese con l’arte piu’ antica del mondo: fare il cascamorto bellimbusto con la segretaria oca. Figli forse non voluti e colazione perfetta da preparare a quel marito fallito che sa "usare i coglioni solo per fare figli". Meglio vivere all'ombra di un padre fallito, lavorare nella sua stessa azienda, ma dove nessuno si ricorda di lui. La 194 è un diritto acquisito e va tutelato. Era il 22 maggio 1978 quando il Parlamento italiano approvò la legge 194, depenalizzando quello che, in termini asettici, viene chiamato interruzione volontaria di gravidanza. Cioè l’aborto. A venticinque anni di distanza ci si è accorti che questo diritto, dato per acquisito, è un miraggio per molte donne italiane. Perché mancano i medici, gli anestesisti e anche i ginecologi. Dal 2005 al 2010 c’è stato in Italia un vero e proprio boom degli obiettori di coscienza: i ginecologi sono passati dal 59,7 al 70,3 per cento, i medici in alcune regione raggiungono picchi dell’85. Praticamente 9 su 10. Assolutamente interessente e di grande valore narrativo, la figura del “matto” (il piu’ saggio per antonomasia), John Givings, figlio di amici, che si costituisce come involontaria voce narrante atta a mantenere le fila della sostanza di quanto stiamo vedendo. Il romanzo di Richard Yates arriva al cinema dopo più di quarant’anni, ma è valsa la pena aspettare. Winslet sei stratosferica, alle prese con un marito che non meriti nella finzione e con un regista che non meritavi nella realtà. Sei speciale.

giovedì 17 aprile 2014

Palermo Shooting di Wim Wenders. 2008

"Le cose sono solo superficie".
Per un fotografo quotato buttarsi sulla moda è un suicidio: Finn perde credibilità agli occhi di colleghi e pubblico. Sta per divorziare, soffre d'insonnia, ha un periodo di forte disagio. Finchè una sera schiva per un pelo uno scontro frontale in macchina, nel quale però riesce ad immortale un losco figuro sghignazzante. Palermo è la città nel quale ritrovare se stesso e porta con sè Milla Jovovich nei panni di se stessa per farle delle foto in terra siciliana. Rimane qui anche dopo aver completato il suo lavoro, addormentandosi in vari borghi palermitani ammirandone il cielo: voci deformate nei suoi sogni, immagini inquiete e surreali con protagonista sempre il solito uomo che prova ogni volta a trafiggerlo con delle frecce. Fin quando non compare Flavia, una restauratrice del Nord Italia. L'uomo dei suoi sogni è la Morte con cui dialoga verso la fine di questo film, nemmeno il carisma di Dennis Hopper sembra riuscire a tradurre la stupidità delle frasi pronunciate dalla Morte e in generale in tutti i dialoghi del film. C'è poco da salvare, forse la fotografia e gli occhi della Mezzogiorno (Flavia)ma anche lei per il resto è abbastanza spaesata, nemmeno lei capisce dove vuole andare a parare Wenders. Tutto poco ispirato e inconcludente.

giovedì 7 febbraio 2013

Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli. 2008

"La tecnologia sconfigge la forza di gravità, vota e fai votare comunista".
In questo periodo pre-elettorale vi propongo l'opera prima della giovane Nicchiarelli. Luciana fugge dalla chiesa e rifiuta la prima comunione perché comunista. È il 1957, e la cagnetta Laika è mandata dai sovietici sullo spazio. Unione Sovietica. Partito Comunista. La giovane ragazza perde il padre comunista e per tenere alto il suo onore ed opporsi alla madre che nel frattempo sposa un fascista che la mantiene e la eleva socialmente, comincia a frequentare la sezione diventando un'attivista. Il fratello maggiore soffre di epilessia e lei sembra contestare anche il ruolo di "questi pseudo malati" tenuti un po' ai margini della società. Ma poi si sa, il "Cuore è matto" e comincia a battere e il film diventa un pò meno brioso perchè concentrato su questa tematica giovanilistica: conflittualità sull'accordo degli orari con i genitori, la compagna carina portata in sezione solo per dare voce alle donne ma che le frega quel tipo così carino e quelli scambi di effusioni dati a quel ragazzo panciuto che però al contrario del belloccio, si accorge di lei. Luciana mi fa simpatia, non sa gestire le sue emozioni e combina dei gran pasticci, ma poi alla fine nonostante le gonne lunghe, la frangetta che le copre il viso conquista il biondino. Sono una nostalgica, sono una comunista e sebbene questo film non sia nulla di eccezionale accende la mia passione politica. Vota e fai votare comunista!!

giovedì 27 dicembre 2012

Valzer con Bashir di Ari Folman. 2008

"La memoria è dinamica, è viva. Riempie tutti i buchi del passato, anche con ricordi irreali".
Documentare animando. Una scelta decisamente vincente. Un amico del regista ha un sogno. E' questo sogno ad aprire il film. Un sogno che si ripete: 26 cani dinigrano i denti. Era lui l'addetto all'uccisione dei cani durante la guerra dei Libano del 1982, per non far scoprire la sua truppa ai nemici. Lui che gli umani non sapeva proprio farli fuori. Un ricordo altri, che fa riflettere Folman sui suoi tanti non ricordi. Il regista era lì eppure non ricorda praticamente nulla. I traumi cancellano e modificano i ricordi. Il film cerca di recuperarli. Con una seduta psicanalitica. Folman esclude dirette colpe dell'esercito israeliano, ma non assolve. Il governo israeliano conosceva le azioni dei falangisti cristiani, Ariel Sharon, ministro della Difesa, svegliato di notte è tra gli artefici di quella carneficina. Mostra di sapere e chiude la telefonata con un "Buon anno". Fu costretto poi, infatti, a dimettersi. Ricordiamo che ai Golden Globe, ha soffiato il riconoscimento come miglior film straniero all’italiano Gomorra di Matteo Garrone. Da italiana, ne sono felice. Documentare la realtà, infarcendola di emozioni e traumi personali non è da tutti. Ricostruire quanto è accaduto è sia un'azione compiuta dal paziente in terapia, ma in fondo anche dallo stesso documentarista che deve riportare a galla la realtà tramite tutto il materiale indagato.

martedì 7 febbraio 2012

Lezioni d'amore di Isabel Coixet. 2009


Se avete letto il romazo da cui la pellicola è tratta: L'animale morente di Philip Roth, rimarrete un po'delusi. Meno profondità nella messa in scena. Tutto qui, in effetti, è basato su noiose riflessioni filosofiche sulla vecchiaia e sulla morte.
Il sesso dovrebbe quindi essere una sorta di antidoto e via di fuga da entrambe,ma il film non riesce nell'intento, così come fallisce anche l'obiettivo di regalarci la nascita di una storia d'amore profonda e vera. Poco credibile il professore, sia in qualità di cinico, che soprattutto in quella di amante. L'unico personaggio ad avermi affascinara è Carolyn, la sua amante occasionale da oltre oltre vent’anni. Entrambi fuggono al passare del tempo, alla morte e in effetti sono gli unici a "salvarsi". Indecifrabile il messaggio che la regista vuole lanciarci: il sesso aiuta davvero? E allora come mai entrambi si innamorano? Come mai, entrambi sono gli unici, se pur vivendo senza amore a non ammalarsi e morire? Se il professore in realtà sa amare, perchè s'innamora della sua giovane allieva, come mai non riesce a stabilire un rapporto affettivo con il figlio?
Kepesh è ossessivo, insicuro e geloso, non sa lasciarsi andare. Fredda e distante anche la fotografia. Nulla sembra davvero appassionare in questo film. A parte i nudi integrali della bellissima Penelope Cruz, una vera opera d’arte da ammirare, avere sessualmente.
Ma non c'è traccia di quell'eccesso, di quella corporalità repellente, del puzzo della decadenza fisica della vecchiaia, del sesso impulsivo e compulsivo. E anche la scena finale della morte è troppo lirica nel suo tentativo di lasciar intravedere una speranza. Consuelo sebbene sia qui la metafora dell'arte, della perfezione pittorica di quadri goyani muore: "Quando ragiono su tutte le cose che sembravano così importanti, tutte le arrabbiature a causa di mia madre, che stupida.. Tutto il tempo sprecato, a dormire… a dormire sulla mia vita".

sabato 18 settembre 2010

Caos Calmo. Antonello Grimaldi. 2008


Pietro è in spiaggia con il fratello quando in mare qualcuno cerca aiuto. I due si buttano immediatamente,due donne annaspano, nessuno li ringrazia per questo salvataggio e così fanno ritorno a casa. Ma appena giunto all'imbocco della strada della sua villetta al mare, Pietro intravede subito un'ambulanza, la figlia gli va incontro chiedendogli dov'era: mentre Pietro salvava una sconosciuta in mare, sua moglie moriva.
L'estate volge al termine e Claudia deve tornare a scuola, Pietro coi suoi sensi di colpa, vuole esserci d'ora in poi per lei, così decide di aspettarla fuori fino all'uscita, seduto su una panchina. La panchina diventerà la sua vita, sosta lì attendendo quel dolore che gli si mozza in gola e non esce, aspetta un'emozione, per cacciare via quel caos calmo che si è impadronito delle sue emozioni. "La cosa che mi ha più impressionato nella mia vita è quando ho scoperto che mia nonna era anche tua mamma" dirà una sera Claudia. Anche lei rifugge il dolore della madre morta.
Una storia struggente, estrapolata dal romanzo omonimo Premio Strega 2006 di Sandro Veronesi . Del film ricordavo solo il promo con le scene di sesso tra Nanni Moretti e Isabella Ferrari, così un venerdì sera su rai 3 me lo ritrovo e ne resto esterefatta, perchè implicitamente cercavo quelle risposte dentro di me. La voce fuoricampo di Nanni Moretti ha dialogato con la mia testa, su Pyramid Song dei Radiohead,Cigaretes and Chocolate Milk di Rufus Wainwright e Your ex-lover is dead degli Stars. Un geniale Silvio Orlando, cattolico con fratello missionario che bestemmia, e di Polanski ne vogliamo parlare? Muto. Ma che signor mutismo, che passo elegante, che presenza quell'uomo lì.
Pietro imparerà a fare la coda alla figlia, a prepararle lo zaino, la osserva fare il puzzle per capire come ricostruire i pezzi della sua vita. “Io resto qui, non me ne vado”. E'da qui che ricomincia. Non sta seduto lì tutto il giorno, si muove: oltre la panchina, nel giardino, il chiosco, la macchina, casa dei vicini. Ritroverà quel dolore, piangerà e quando Claudia capirà che il padre è guarito, gli chiederà come dono di Natale che ritorni alla sua vita normale. I compagni la prendono in giro.
I topi non avevano nipoti: non sempre la vita è un palindromo, non sempre si può tornare indietro. Ora lo so anche io.

venerdì 19 marzo 2010

La siciliana ribelle. Marco Amenta. 2008 "Tu sei carne morta, lo vuoi capire?"

Rita Atria ha diciassette anni, figlia e sorella di mafiosi locali. Cerca giustizia, non vendetta. Ma trovera' solo la morte, come tanti nostri eroi. Una bellissima Sicilia, come solo un siciliano puo'dipingerla: Marco Amenta, il regista. Terra arcaica, ferina, primordiale. Sospesa. Ma non libera. La prima parte del film è tutta guardata con gli occhi della piccola Rita, innamorata del padre, del fratello che lei crede dalla parte del giusto. In realtà assassini. A diciassette anni sceglierà una starda diversa, quella della Legge e combattera'contro la mafia. Clandestinità, rabbia, disperazione. Tanta solitudine. Cambio d'identità. Silvia. Elena. Ma chi e'ora Rita? Una giovane donna senza passato, senza origini, senza una madre, che la rinnega( Ancora non ti sei accorta che sei nascosta, come un topo intra a 'u purtuso!?). Ma soprattutto senza futuro, non può godersi senza batticuore e ansia le passeggiate per la bella Roma, le serate in discoteca con quel ragazzo che risuscita sensazioni ormai sepolte. Senza amore. Il magistrato che segue le indagini diverrà una specie di suo patrigno. Proprio lui, che quando Rita da piccola lo aveva sfidato, secco aveva sentenziato: "Hai la mafia nel sangue". Invece figlia e sorella di mafiosi sì, ma col sangue puro. Ribelle. La seconda parte, tutta incentrata su Rita, è più sgranata, opaca. Le immagini della bella Sicilia lasciano il posto ad una Roma troppo grande e poco magica. Zone anonime di periferia. Case vuote da riempire. Rita davanti allo specchio si emancipa: si trucca, non veste più di nero. Combatte. Ma quando anche il giudice Borsellino muore, Rita capisce che la mafia sta arrivando anche da lei. Non si farà trovare inerme. Sarà lei ad uccidere se stessa, a decidere di porre fine alla sua vita. Il processo è ormai in corso, i suoi diari parlano. Rita ha vinto la sua battaglia, ora è libera. Il film si chiude con la madre che al cimitero in lacrime prende a martellate la lapide della figlia, ma poi bacia la sua foto. Con rabbia si apprende durante i titoli di coda che il sindaco del paese, dopo le stragi, accusato, indagato, liberato, è stato poi rieletto dagli stessi abitanti del paese. (Mi sono chiesta da che parte politica fosse sostenuto, ma poi ho preferito non indagare)
Film sincero e coraggioso. Perchè la verità passa solo attraverso la conoscenza diretta, la testimonianza reale, non tramite le parole scandite al telegiornale dal cronista di turno o dai politici che parlano di lotta alla criminalità organizzata, ma che invece con la mafia son collusi. Magari anche condannati, ma poi comodamente seduti in parlamento. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare?

venerdì 12 marzo 2010

Nord. Rune Denstad Langlo. 2009

Neve. Freddo. Bianco. Poche case sparse qua e là. Bianche solitudini. Da riempire. Ma troppo bianco. Decisamente. Un divertente viaggio verso Nord da parte del protagonista, verso il figlio.
Una senso di solitudine portato agli estremi: di forte impatto emotivo la fine del vecchio eremita. Ironia e maliconia seguono lo stesso passo. Anzi a volte l'ironia ha un passo un tantino più lungo: accellera nel passaggio in cui un ragazzo illustra la tecnica per ubriacarsi in fretta grazie ad un tampax in testa (!). Aneddoti per stemperare l'estremo dramma di fondo e accompagnare il panzone biondo Jomar, depresso, ansioso, in preda a crisi di panico, che vive nel ricordo del suo passato, a tratti cieco, verso la sua meta. Era un campione di sci ed aveva in mano la chiave di un futuro di sicuro successo. Tra uno Xanax e l'altro, finisce con lo staccare pass per i clienti della stazione sciistica in cui lavora. Poi un giorno la psicologa lo dimette dalla clinica dove è in cura e tramite un amico lo sciatore scopre di avere un figlio di quattro anni, che vive con la sua ex fidanzata nei pressi del circolo polare artico.
Un bel documentario sulla vita a Nord, con tanto di ragazzina (e nonna) annoiata che fuma di nascosto, un giovane meccanico omofobo ossessionato dagli omosessuali che si stordisce coi tampax, ed un novantenne che vive romanticamente in una capanna sopra un lago ghiacciato legato con una catena ad una vecchia motoslitta. Apparentemente un viaggio fisico, ma in realtà un viaggio dell’anima, in epoche passate scandite dagli incontri: la giovinezza, l'età adulta e la vecchiaia. Una sorta di pellegrinaggio per redimersi, con un inizio goffo e criptico, ma che poi convince proprio perchè buffo e demenziale.
La Norvegia deve essere proprio un posto mitico. Forse giusto un tantino fredda. La vita è sempre difficile...ma non per sempre.

venerdì 11 dicembre 2009

Fortapasc. Storia di un giornalista abusivo

Giancarlo Siani, era un giornalista praticante (o abusivo) de Il Mattino. Fu ucciso a soli 26 anni (mio coetaneo argh!) per mano della camorra nel 1985.
Difficile quindi, in riferimento alla materia trattata, non azzardare un paragone con Gomorra. La storia di Giancarlo è concentrata sugli ultimi quattro mesi della sua vita. Mesi, nei quali, sguazzò senza scarpe nella melma partenopea, nella criminalità organizzata. Da qui il titolo, storpiatura del “Fort Apache” della tradizione western. I politici speculavano sulla tragedia dei terremotati per realizzare i propri interessi. Sparatorie. E schiaffi che arrivano dal nulla, a sottolineare la minaccia invisibile della camorra, l'omertà, il bar si spopola d'improvviso e capti con angoscia la solitudine del giornalista nella sua battaglia.
Siani non viene presentato come un eroe coraggioso, ma come un ragazzo normale, con i suoi difetti, l'infedeltà e una non marcata caparbietà. Ingenuo per certi aspetti.
Un'interpretazione semplice, non sfarzosa, definirei "semplice" l'intera pellicola che pur trattando di una tragedia annunciata in partenza, lascia fremiti di speranza, proprio perchè non mitizza. Tutti dall'inizio sappiamo che Siani da lì a poco perderà la vita, ma quando Giancarlo si accascia sotto i colpi di pistola ne rimani sorpreso, incredulo, allibito. Perchè questo è un film che convince. Così come convince il sogno di un ventiseienne che tra l'essere “un giornalista-giornalista e un giornalista-impiegato”, sceglie di essere un giornalista-giornalista: "Quella pioggia poteva fare pulizia, ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava subito fango".

mercoledì 16 settembre 2009

Twilight

25 Dicembre
Parto sempre col gap iniziale di non aver letto il libro. E onestamento rimango deluso... e faccio presente che io avrei preferito vedere Saw 5... un genere un tantino diverso.. :-)
La storia è una storia d'amore , appunto, tratta dal primo libro di Stephenie Meyer, pubblicato nel 2005 che ha riscosso moltissimo successo in tutto il mondo soprattutto tra i giovani ed i giovanissimi. (sarà per questo che io ed il mio gruppo alzavamo l'età media della sala?)
Bella decide di andare a vivere con il padre, nella piovosa cittadina di Forks. Nel nuovo liceo incontra Edward Cullen, un ragazzo schivo, diverso da ogni altro.
È un vampiro, che però ha scelto, insieme con la sua famiglia, di non bere sangue umano ma solo animale. Bella e Edward si innamorano perdutamente.
La storia diventa più movimentata quanto James, un vampiro nemico , prende di mira e cerca di uccidere Bella.
Quindi lotta tra i due con conclusione scontata che non vi anticipo per non rovinarvi la sorpresa.
Tutto qui....? ..Si.
Parto con le critiche.

Pur non avendo letto il libro , il film secondo me, non gli rende giustizia (o forse spero che il libro sia meglio).
Io non ho nulla contro le storie d'amore che fanno sognare, anzi, benvengano.
Ma quì le varie vicissitudini sono troppo concentrate....come quando in un libro salti i capitoli. Tutta la storia d'amore inizia con un sguardo tra i due giovani appena conosciuti al liceo, poi una serie di eventi e nella successiva scena in cui si rivedono, sono subito super attratti tanto che lui rischia di mostrare le sue capacità sovrannaturali a tutti.
Vabè che l'ormone libero impazza tra i diciassettenni (beh anche fra i neo-trentenni) però nel film non si percepisce ( o non l'ho capito io ) come l'amore tra i due sia nato, cresciuto, ed esploso a tal punto da rischiare la vita l'uno per l'altra. Oltretutto è il punto cruciale del film e di tutta la saga che se va bene come altre simili....durerà molto a lungo..
vabè sarò io pignolo però secondo me si poteva fare molto di più anche perchè gli spunti sono tanti.. (Bella è umana lui un vampiro, i familiari di lui ..son tutti vampiri , i due non si possono baciare per non rischiare che a lui venga l'impulso di ......
bere il suo sangue :-)...poi gli abitanti della cittadina che sono considerati solo marginalmente , ogni tanto ne muore qualcuno ma si da la colpa agli animali.
mmah.

Una delle scene che mi ha colpito maggiormente è quando Bella per salvare la vita al padre, non gli racconta che sta scappando dal vampiro cattivo ma lo rimprovera e dice di voler andar via di casa , in questo modo "abbandonandolo" come anni prima aveva fatto la madre prima di separasi.
Secondo me quella è una scena ad un livello superiore rispetto alle altre anche se forse quasi insignificante nella storia perchè li si percepisce invece il dispiacere del padre all'udire le parole della figlia.
Le scene sono un mix tra ambientazioni stile harry potter e twin peaks e movimenti stile matrix.
Poi ancora..
Io capisco che le teenager siano attratte dai bellocci nei film d'amore (vedi scamarcio e roba simile) ma non capisco come faccia ad attrarre tanto un gruppo di persone che nel film son sempre bianco cadavere.
E all'interno della storia non capisco come mai questo risulti normale.
Quando lui va in giro con gli occhiali da sole neri..sembra ....avete presente il film "Week-end col morto" (non vorrei sbagliare ma avrà quasi 20 anni) ..ecco
..guardate il morto... questa è l'impressione che ho avuto.
e ancora...
da che mondo e mondo il vampiro è associato all'oscurità.
I vampiri muoiono alla luce del sole e non possono guardarsi allo specchio perchè altrimenti la luce del sole si rifletterebbe tramite loro.
In questa storia i vampiri alla luce del sole diventano più...brillanti e la casa di lui è una gigantesca vetrata.
Il cast è molto giovane.
Molti degli attori provengono da OC.
Il protagonista è un artista polivalente che si districa bene in diverse direzioni, musica, teatro cinema moda...una giovane promessa.
Tra le cose che lo hanno reso famoso la partecipazione in due Harry potter
La protagonista, Bella, anch'essa giovanissima ha diversi film alle spalle e sta prendendo piede soprattuto nei thriller e horror.
Tra tutti...è stata con jodie foster in "Panic Room" ed è stata la protagonista di "The Messenger" prodotto da Sam Raimi che per chi non lo conoscesse ha prodotto The Grudge ed ha diretto i vari spiderman.
Chiudo.
Buon Natale a tutti

Coming Soon