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martedì 4 settembre 2018

Paradies: Liebe di Ulrich Seidl. 2012

Un po' cinico e volgare, a volte crudele. Perchè è la verità ad esserlo. Ma vincente, come la scelta di girare un film di finzione come fosse un documentario. Gli autoscontri e un gruppo di disabili, la provincialità, l'emarginazione, la bruttezza esteriore, quotidiana, distruttiva Qui non c'è spazio per la magia cinematografica, la pellicola lavora di sottrazione, il quadro è fisso: gli effetti dell'economia e la cultura occidentale.
Va, infatti, in scena il turismo sessuale praticato da attempate signore austriache e tedesche. Ma chi è la vittima, chi il carnefice? Il viaggio di Teresa in Kenya è un safari, è una caccia a uomini che sono visti come animali. Hakuna matata, non ci sono problemi, le signore hanno i soldi e il materiale umano abbonda, arrendevole, corrotto per bisogno, a sua volta cinico, ma senza scelta. Degrado, umiliazioni, disgusto e pietá. Le pieghe massicce del corpo di Teresa e le ossa sporgenti del giovane offerto dalle sue amiche come regalo di compleanno. Un cinema antiborghese volto a smascherare quel finto benessere insito in molti europei.Teresa è sola: la figlia dimentica di chiamarla il giorno del suo compleanno, cerca dolcezza mentre fa sesso, moralisti e sentimentali i suoi lunghissimi preliminari, umiliante quando al festino il giovane del posto non raggiunge l'erezione. Subito dopo, il rifiuto del barista in camera da letto di praticargli un cunnilingus, la sconfitta finale, la perdita della dignità, la maestosità nel lasciarsi vincere dal disgusto verso se stessi. Funziona. Perchè per quanto un po'confusi, si vuole solo andare avanti nella visione per capire dove siamo finiti, senza accorgercene.

venerdì 27 ottobre 2017

Ma mere di Christophe Honoré. 2004

Film intellettuale, snob e provocatorio. Canarie. megavillotto con piscina. Ma mère è tratto da un’opera incompiuta di Georges Bataille (dallo stesso titolo usato per il film) pubblicata nel 1966 dopo la morte dell’autore avvenuta nel 1962. Piere ha diciassette anni e vive con sua nonna lontano da una madre dedita all’alcol e alla costante ricerca di un piacere (il suo) che si sovrappone all’autodistruzione. In occasione delle vacanze estive, il padre lo accompagna da lei alle Canarie ma al ritorno verso casa rimane vittima di un incidente mortale. Piere a questo punto fa diventare la madre il suo unico perno ossessivo, ma lei vorrebbe - prima che si amino completamente- che il ragazzo la conoscesse in tutta la sua dissolutezza, per sentirsi così davvero da lui posseduta. Decisa a introdurlo nel suo mondo, lo presenta a Rea, sua giovane amante che ne condivide lo sfrenato stile di vita. Quando si rende conto del possibile rischio che entrambi stanno correndo, scappa e lo affida ad una giovane donna. Il danno però è ormai fatto e madre e figlio scivolano inesorabilmente nell’incesto in un crescente stato di delirio che lui pare interpretare come un possibile stato di trascendenza mistica.
Orge transgenerazionali, sadismo,voyeurismo e incesto, attraverso un montaggio che si sofferma spesso su espressioni del viso, frammenti epidermici, mugugni e urla, facendo ricorso anche alla camera a mano e a un uso della luce sottoesposta e sovraesposta a tratti, mentre lascia aleggiare sui personaggi un senso di morte. Un film assolutamente da evitare. Dove il tentativo spinto di essere "oggetto maledetto" lo trasforma inevitabilmente in kitscheria ridicola da autogrill.

venerdì 23 settembre 2016

Amour di M. Haneke, 2012

"[...] per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli perché moriva così lentamente, per i minuti che precedono il sonno, per il sonno e la morte, quei due tesori occulti, per gli intimi doni che non elenco, per la musica, misteriosa forma del tempo." (J. L. Borges, "Altro poema dei doni")
Anne e Georges, ex insegnanti di musica, vivono la loro vecchiaia insieme a un pianoforte. Un ictus colpisce Anne. Lui la accompagna alla fine. Una storia di sofferenza, ma ciò che davvero mi ha colpita è la figlia dei due coniugi (in cui ovviamente per motivi personali mi sono rivista), che condivide coi genitori l’inflessibilità nel concedersi una reale apertura al dolore e all’espressività emotiva, in un quadro globale che richiama l’idea di un’austera e colta borghesia parigina. Sarò impopolare, ma per me Haneke bara, perché in ogni immagine vedo altro rispetto a quello che lui vorrebbe che io ci vedessi. Lui dice amore e io vedo odio, dice affetto e vedo rabbia, dice vicinanza e vedo infinita distanza. Ogni tanto mi chiedo se non è questo che vuole dire davvero: che ci odiamo, sempre. Titolo sbagliato: Haine.

venerdì 21 settembre 2012

La pianista di Michael Haneke. 2001

"Mamma, ho appena visto il tuo sesso"
Vienna. Siamo negli alti borghi, anni 80. Erika Kohut vive con la madre anziana ed è una docente di pianoforte al Conservatorio della capitale. Una porta si apre e la madre è stizzita. Perchè? Tutto scorre troppo velocemente sotto i nostri occhi: tre ore di ritardo rispetto a quanto le aveva imposto la madre. La borsetta viene perquisita alla ricerca della prova del ritardo. Un abito firmato. E iniziano le grida: per la madre quelli sono solo soldi sprecati. Le due litigano tirando il vestito fin quando questo non si strappa. E così Erika continua a tirare, ma questa volta i capelli dell'anziana madre. Ma Erika quanti anni ha? Viene da chiedersi. Erika viene trattata come una bambina e lei stesse si comporta come tale: piagnucola chiedendo scusa alla madre ottantenne accarezzandola e abbracciandola e fanno la pace. Sembrerebbe essere tornata la quiete, ma più la storia va avanti più ci rendiamo conto che Erika è, in realtà, una donna frustrata, che ha abbandonato le velleità artistiche e si accontenta di impartirle nei suoi allievi. Erika ha solo la madre e dormono nello stesso letto, un rifugio nel quale chiudersi, provando ribrezzo per ciò che c'è fuori. Con questo ricatto la madre la tiene legata a sè ed Erika si prende cura unicamente di lei. Forti scene di masochismo: si mutila nelle parti intime, frequenta sexy-shop e spia le coppiette appartate. Il suo odio viene riversato sulla libertà dei suoi allievi, che a differenza sua in un rapporto sano con il mondo, non dedicano tutta la loro vita unicamente alla musica. Nessuna esecuzione è perfetta. Walter Klemmer è studente di ingegneria e si diletta al pianoforte. Il ragazzo vedendo esibirsi la professoressa ne rimane attratto, fino a desiderare una relazione con lei. E sarà l'inizio della fine: amore-arte-distruzione- morte. "Io non ho sentimenti, Walter, e anche se ne avessi per un giorno essi non prevarranno mai sulla mia intelligenza". Una donna, che nonostante i numerosi stimoli del giovane amante, si rivela completamente incapace di amare e sa avvicinarsi a Walter nel solo modo in cui ha conosciuto l'amore, cioè con proiezioni distorte: la perversione. Lei fa pervenire una lettera nella quale vi sono scritte le istruzioni che avrebbe dovuto seguire per approcciarsi a lei. Violenza e masochismo. Il solo modo in cui Erika sa amare, lo si capisce bene dall'invidia che sfocia in violenza quando vede Walter, l'unico uomo che nella sua vita l'abbia mai desiderata, approcciarsi alla sua giovane allieva migliore. Da questo brutto incidente comincia la discesa negli inferi senza fine. Erika nella serata che avrebbe dovuto decretare il suo successo rinuncia anche al suo grande amore: la musica. Così con i lividi della notte di violenza precedente, derisa dal giovane che ama, che preso quello che voleva si accompagna al concerto a braccetto di due giovani donne, si pugnala al petto con un coltello da cucina, ma non sa nemmeno uccidersi, il taglio provocato fa fuoriscire solo poco sangue. La porta del Conservatorio si chiude ed Erika scompare come un fantasma.

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