“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
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mercoledì 5 settembre 2018
Logan di James Mangold. 2017
Non ho mai guardato film sugli X-men.
E già l'esordio mi predispone male a scrivere qualche riga su Logan. Ma ci provo. E'il canto del cigno di Logan, il suo estremo saluto. Si sta per scrivere la parola The end.
Anno 2029: Logan è malconcio, invecchiato, non veste più i panni dell'eroe da molto tempo. Il mutante ora fa l'autista di limousine e accudisce il novantenne Xavier in una cittadina messicana. Il suo vecchio mentore soffre di una non precisata malattia degenerativa del cervello e, con i suoi poteri, sarebbe rischioso tenerlo all'aria aperta, così Logan lo ha confinato in una cisterna.
I Reavers, scagnozzi che lavorano per la multinazionale Transigen, intenzionata a controllare la mutazione per usarla come arma, bussano alla loro porta. Una donna messicana segue Logan, vuole il suo aiuto: apparentemente un passaggio per il North Dakota, del resto lui è un autista ormai. Ma la morte della donna lascia presagire dell'altro.
Ma la vera protagonista è X-23, una bambina mutante di nome Laura che ha gli stessi poteri rigenerativi di Wolverine, con tanto di artigli. Come altri bambini "speciali" è nata e cresciuta in un centro genetico.
Questa ragazzina ha uno sguardo che buca lo schermo e sembra fatta, o meglio “creata” apposta per questo ruolo.
Una piccola e feroce perfetta “Wolvi” in miniatura che sogna la libertà e brama più di ogni altra cosa l’amore che le è stato negato sin dalla nascita.
Lotta al razzismo e alla paura del diverso. Un film che mi ha spiazzato perchè da questo genere non mi aspettavo una grande anima. Che, invece, troverete.
Da oscar il montaggio sonoro.
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Drammatico
sabato 21 ottobre 2017
Drive di Nicolas Winding Refn. 2011
Nonostante il titolo tragga in inganno le corse e le rapine sono la parte minore in Drive, che racconta di un uomo doppio, che di giorno fa la controfigura per le scene di auto nei film e di notte è un autista freelance per rapinatori.
Si innamora della donna sbagliata per la quale farà tutta una serie di cose sbagliate. Uno virile scemo o ingenuo (non ho ben capito) che parla pochissimo e che utilizza come unico linguaggio la forza e la determinazione, ma che lo ingoierà in una spirale senza via di uscita.
Cos'ha di unico questa pellicola? Le immagini. Dopo una delle tante sparatorie presenti, nel motel in cui si rifugia il protagonista compare sporco di sangue e poi riscompare nel buio. Inquadrature perfette, riprese dinamiche che proiettano emotivamente lo spettatore dentro la storia e lo deliziano con angolazioni che vanno a creare sorprendenti composizioni visive e con altri brillanti movimenti di macchina.
L'equilibrio tra violenza e sentimenti è perfetto: dolcezza e freddezza, azione ed emozione crea un contrasto dialettico tra Eros e Thanatos, che ha il suo punto d'arrivo nella celeberrima “scena dell’ascensore”, che assume le sembianze di un film nel film.
Consiglio la visione di Drive? Sì, ma in un momento di tranquillità. Non è un film frenetico, e neanche pieno d’azione. E’ un film particolare che ha bisogno di attenzione e pazienza. Refn ha decisamente svolto un egregio lavoro, non per niente, ha vinto il premio come “Miglior Regista” al festival di Cannes del 2011 con questo film!
Arte vera!
lunedì 6 luglio 2015
Lucy di Luc Besson. 2014
Mamma, sento tutto. Lo spazio. La terra. Le vibrazioni. La gente. Riesco a percepire la gravità. Riesco a percepire la rotazione della terra. Il calore del mio corpo. Il sangue nelle mie vene. Riesco a percepire il mio cervello. Il profondo della mia memoria. Il dolore nella mia bocca. Ora capisco queste cose. Riesco a ricordare la sensazione della tua mano sulla fronte quando avevo la febbre. Ricordo di accarezzare il gatto, era così morbido. Ricordo il gusto. Il gusto del tuo latte nella mia bocca. Il sapore, il liquido caldo.
Un pasticciaccio pop, ma con una premessa: non è vero che usiamo soltanto il 10% della potenza del nostro cervello. Si tratta di una credenza popolare molto diffusa e ampiamente fomentata da vari film, libri, pubblicità ecc. In realtà, usiamo tutto il nostro cervello e non soltanto una piccola parte (tranne nei casi in cui ovviamente delle malattie o dei danni cerebrali hanno colpito alcune aree rendendole inutilizzabili.
Lucy, però, a contatto con una nuova droga riesce a sviluppare la capacità di utilizzare al massimo il suo cervello (il film sostiene che un essere umano può solo usare 10% della sua capacità mentale). Scarlett Johansson non ha nulla da invidiare alla Milla Jovovich de Il quinto elemento, e ricorda molto Nikita, a cui Besson non smette per un attimo di pensare: bastano i primi venti minuti del film, senza dubbio i migliori, per capire quanto il regista si rifaccia al suo vecchio action (ad oggi il suo film più bello), anche quello alle prese con una ragazza "sballata" che si trasforma in donna letale. Le donne incinta producono una sostanza naturale chiamata CPH4, base dello sviluppo osseo del feto. Sintetizzare in laboratorio questa sostanza vorrebbe dire generare una bomba chimica capace di aprire porte della mente ancora sconosciute e di sprigionare infinite potenzialità inespresse.
In contemporanea ad una conferenza - dove l'eterno Morgan Freeman ci espone la teoria della storia dell'uomo, illustrando come il nostro cervello sia utilizzato di media al 10 % con punte massime del 20, esponendo le eventuali e fantastiche facoltà potenziali di quell'ottanta percento inesplorato -assistiamo alla storia di una 24enne che per obbligo del fidanzato diventa corriere della droga: una potentissima combinazione sintetica, sistemata nel pancino. Da qui l'accidentale rottura del “prezioso” plico provoca una serie di reazioni psico/fisiche che incrementeranno le potenzialità cerebrali di Scarlett dal suo anonimo cinque/sei per cento fino a al cento, anche se non si capisce bene l'utilizzo che poi decide di farne, come ad esempio quando dice al poliziotto:“fermami quelli la fuori”,ma fermateli da sola no?!
Bellissima la scena della conversazione telefonica con la madre, il tutto mentre un chirurgo cerca di metterle i punti di sutura senza anestesia. Cpme anche l'incontro tra le due Lucy: le dita delle due prime donne che si incontrano sono il principio e il futuro del cambiamento, "dall’evoluzione alla rivoluzione" si ascolta a un certo punto del film, perchè il messaggio attraverso Lucy di Besson è che saranno la conoscenza e l’autoconsapevolezza a migliorare le persone e a salvarci.
Peccato che le buone idee di scrittura debbano essere sempre subordinate all'intrattenimento.
giovedì 29 agosto 2013
Sherlock Holmes di Guy Ritchie, 2009
“Adesso abbiamo una chiara visione dell’ovvio”
Che gioiellino, un film dal ritmo impeccabile!
E Holmes? Ho visto circa una ventina di film sul suo personaggio, ma mai mi ero trovata di fronte ad un attore così fisico, vero: spadaccino e violinista perfetto, un po' folle, fascinoso e solitario. Realizza tutto ciò che pensa: impeccabile la scenda di box! Fotografia gotica che rende ancora più sexy Holmes. Ci piace questa versione moderna, molto ben riuscita. Scazzottate a mani e torso nudo (ci piace), misteri, messe nere, pozioni chimiche e complotti politici. La pipa serve solo per innescare bombe, via la mantellina, aplomb britannico. Holmes è rock, maledettamente rock, meritatissimo il Golden Globe come miglior attore, seducente il doppiaggio del nostro Luca Ward. Si questa recensione è una sorte di ode al solo attore principale, ma guardando il film tutto scompare, anche Watson.
Il finale aperto mi ha fatto ricordare del sequel: da recuperare.
mercoledì 19 dicembre 2012
Il quinto elemento di Luc Besson, 1997
A che scopo preservare la vita, visto l'uso che ne fate?
Il regista francese più americanizzato lancia qui l’ex top model Milla Jovovich accompagnata al periodo "biondo" di Bruce Willis.
Ma cosa sarà mai questo quinto elemento? Egitto. Siamo nel 1914 e un archeologo assistito dal bel Dylan di Beverly Hills (si, è proprio lui trentenni all'ascolto)scoprono dei reperti che testimonierebbero la venuta di una forma di vita aliena. Un grande male si risveglia ogni cinquemila anni, ma un essere perfetto ha la massione di contrastarlo. I Mondoshawan rassicurano quindi il monaco, che mancando all'evento 300 anni, sarebbero ritornati in tempo per assicurare attraverso l'essere perfetto la salvezza del genere umano. Ma gli alieni allo scadere del tempo distruggono la navicella dei Mondoshawan. Un disastro. Nessun sopravvissuto tranne un brandello di tessuto appartenente ad un misterioso essere, che viene portato in un laboratorio sulla Terra e, riportato in vita.
Bruce Willis è un tassista, divorziato, tradito ed ex soldato. Nel suo taxi piomba dal cielo a scolvolgere la sua monotona vita una rossa dagli occhi di ghiaccio. Inutile girarci intorno, è l'essere supremo ricostruito in laboratorio. E sarà una favola psichedelica in un mondo futuristico. E poi una donna che salva il genere umano è un tema che mi ha convinto. Ebbene si, siamo noi il quinto elemento!! Certo non abbiamo le gambe lunghe di Milla Jovovich, ma siamo l'unico mezzo per sconfiggere il male.
Unico punto di demerito: è una delle pellicole più costose della storia del cinema francese. Ah e troppe luci. Sembra di stare in un flipper più che in una Manatthan del futuro.
"Il tempo non è importante, solo la vita è importante".
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