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venerdì 16 ottobre 2015

Lo stagista inaspettato di Nancy Meyers. 2015

A mio padre
"Una volta ho letto che i musicisti non vanno in pensione.Smettono quando si accorgono di non avere più musica da dare. Beh, io ho ancora musica da dare, ne sono assolutamente certo."
Vedovo e pensionato settantenne, Ben passa il tempo tra funerali, yoga e stratagemmi per ingannare la solitudine:le sessioni di tai chi nel parco, i caffè di Starbucks presi alle 7.15 di ogni mattina, solo per sentirsi parte del frenetico mondo del lavoro. Finché, grazie a una start-up per il riutilizzo degli anziani, non diventa stagista senior nell'e-commerce della moda. La stressatissima Jules Ostin è l'amministratrice che aiuterà Ben ad invecchiare, facendolo ancora sentire utile, "la seconda possibilità" che tutti cercano.Non sarà un esempio di realismo, ma tanto meglio se Ben, nonno super-idealizzato, comprensivo, fiero dell'esperienza quanto aperto al cambiamento, darà una mano a rivalutare una fascia anagrafica che oggi gode di scarsa popolarità. E la regista centra l'obiettivo soprattutto grazie a l’uomo anziano che è qui Robert De Niro, che, come il suo personaggio, di andare in pensione non ci pensa proprio. Ne Lo Stagista Inaspettato lo vediamo tenersi pericolosamente in bilico tra il simpatico e il disagiato, ma alla fine porta decisamente a casa una prestazione quantomeno efficace. Vintage e imbattibile come la 24 ore di pelle che usa, virile con classe come il fazzoletto di stoffa che ha sempre appresso, Ben non è il solito vecchietto arzillo da commedia senescente ma la personificazione del contrasto contemporaneo tra corsa al progresso e passione retro per tutto ciò che viene da un’altra epoca. “Mentre le donne hanno intrapreso un percorso da ragazze a donne, gli uomini sono passati dall’essere uomini, a ragazzi. Mentre alle ragazze veniva detto che potevano riuscire a fare qualunque cosa, credo che invece gli uomini si siano un po’ persi lungo la strada e stiano ancora cercando di capirne il perché

domenica 16 maggio 2010

Cosa voglio di più. Silvio Soldini. 2010


Due ore e dieci di pellicola dove non accade poi molto. Un tradimento, uno dei tanti, con un motel fuori città dal pagamento anticipato. Hai tutto, in fondo "cosa voglio di più?" Eppure qualcosa manca e ti chiedi come mai nonostante un rapporto di coppia sia felice, pensi ad un altro. In un paese in cui la crisi economica non è solo ‘mediatica’, come qualcuno cerca di farci credere, Silvio Soldini porta in scena un'Italia che difficilmente riesce ad arrivare alla fine del mese, quella dei fidi bancari, dei conti in rosso, quella dei mutui ventennali, quella della monotona vita coniugale, con i figli che creano disastri e stress, con relazioni extraconiugali ("Ci siamo passati tutti") e le bugie per evadere e sentirsi un pò vivi.
Dopo il realismo verghiano de L'uomo che verrà, un'inedita versione della bravissima Alba Rohrwacher, alias Anna, che sembra essere felice, con un modesto impiego fisso, un bonario marito affettuoso, gentile, premuroso, stralunato coniuge aggiusta-tutto, che poi tradisce ("Passino gli straordinari il venerdì, ma il sabato no eh!"). Lui proprio non vuole vederlo questo tradimento e concede del tempo, per riflettere bene, alla propria partner ("Un santo"). Nella vita di Anna, infatti, entrerà Domenico (Pierfrancesco Favino), sposato e con due figli piccoli da mantenere. Sarà violenta passione fisica e sessuale vissuta ogni mercoledì (Anna: Tu quando potresti? Domenico: Il mercoledì avrei la piscina)fino ad arrivare ad un sentimento ("Mi piace la tua faccia quando vieni"). Ma poi come ogni amore che si rispetti le ore in motel a fare sesso, gli sms inviati di nascosto, gli appostamenti fugaci per vedersi non basteranno più. Come potersi concedere un amore clandestino, quando quattro ore, 50 euro, è il prezzo di una stanza di un motel della provincia italiana?
Un film attuale e realistico, non entusiasma e appassiona, ma coinvolgente perchè riguarda tutti.

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