“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
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martedì 2 ottobre 2018
Ruby Sparks di Jonathan Dayton, Valerie Faris. 2012
"Questa è la storia vera e impossibile del mio grandissimo amore. Nella speranza che lei legga e non mi rimproveri, ho omesso tanti dettagli rivelatori. Il suo nome, i particolari della sua nascita e della sua infanzia e ogni cicatrice o voglia in grado di rivelare la sua identità. Ciò nonostante non posso impedirmi di scrivere questa storia per lei, per dirle mi dispiace di ogni parola che ho scritto per cambiarti, mi dispiace per così tante cose. Non ti ho mai vista veramente quando eri con me, e adesso che te ne sei andata ti vedo dappertutto."
Dopo l'immenso Se mi lasci ti cancello, citerei subito - se amate questo genere- Ruby Sparks.
Dopo aver visto tutti i film della coppia Dayton-Faris, posso affermare con assoluta certezza che questa è gente che di cinema sa scrivere come pochi.
Si può scrivere l'amore ideale? Fino a che punto è lecito modellare la persona che ami a tuo piacimento? Calvin uno scrittore geniale che non ha più l'ispirazione da dieci anni, una notte torna ad essere ispirato. Da una donna. Si chiama Ruby, Calvin la sogna, la "inventa" e inizia a scriverne voracemente. Finchè Ruby non appare davvero, in carne ed ossa, a casa sua.
Sembra tutto peretto.
Ma poi ci si chiede: sapere di essere amati perchè tu hai il potere di deciderlo e imporlo è davvero felicità?
Calvin chiude il manoscritto nel cassetto e smette di scrivere: Ruby deve amarlo senza costrizioni. Ma quando sente che sta per perderla, ricomincia a scrivere. E qui, amici, si assiste ad una delle scene più da brivido del cinema: i due si confrontano in modo violento di fronte alla scrivania, Calvin getta la maschera e le dà dimostrazione di come non esista gesto o sensazione della ragazza che lui non possa deviare. Metafora geniale e terribile di quei rapporti non liberi,quei rapporti in cui uno dei due (quasi sempre le donne) devono modellarsi agli occhi dell'uomo, stare alle sue regole, perdere completamente la propria identità per lui.
Scrittura brillate come poche, perchè crudamente malinconica come solo i veri sentimenti sanno essere, che vuole rimarcare come nessuna condizione umana possa essere - per definizione- definitiva e immutabile.
E Ruby sarà libera.
Trenta e lode. Un vero gioiello di rara bellezza. Recuperatelo.
PS: per l’inguaribile romantico nascosto in ognuno di noi, sappiate che Paul Dano e Zoe Kazan sono innamorati anche nella vita reale.
domenica 23 settembre 2018
“Il racconto dei racconti – Tale of Tales” di Matteo Garrone. 2015
«A ogni azione corrisponde una reazione», questo l'equilibrio su cui si regge il mondo: ovvero ogni nostra azione genera un effetto boomerang, a causa del quale compiere il male significherebbe pagarne le conseguenze.
Questa la massima di fondo su cui regge "Il racconto dei racconti", ispirato a Lo Cunto de li Cunti overo Lo trattenemiento de'peccerillei, detto anche Il Pentamerone, a similitudine del Decamerone di Boccaccio, di Gianbattista Basile. L'intento di Basile non fu mai quello di raccontare fiabe, ma di prendersi gioco degli aristrocratici, ed usa la fiaba perchè sono un genere che non passa mai di moda, allo stesso modo in cui mai nasce e mai muore l’istinto degli uomini di raccontare storie per raccontare se stessi.
Tre storie di passioni incontrollabili e fetide, di tre personaggi che vogliono solo soddisfare i loro capricci. Tre sovrani, perciò il loro volere è legge, legge inderogabile; chiunque li “scavalchi”merita una pena esemplare. Il film è la storia dei loro tre egoismi che, nutriti del loro nulla, ingrassano fino a raggiungere dimensioni abnormi (esemplare la storia della pulce)
Mostri, ragazzi albini, lunghi capelli rosso fuoco, il cuore gigante da mangiare su un tavolo bianco, sembra di assistere ad una mostra di antiche pitture fiamminghe, a evocare sensazioni ancestrali e primordiali.
Una fiaba corale sulle tematiche anti-eroiche del desiderio più ossessivo e della prevaricazione, dalla meschinità caricaturale dei suoi protagonisti, alle loro pulsioni.
Una vera gioia per gli occhi: vistoso, eccessivo, onirico, con continui richiami pittorici a Goya, Velasquez e persino ai preraffaelliti inglesi dell’800. Stravolgenti le colonne sonore di Alexandre Desplat
domenica 21 novembre 2010
Porco Rosso. Hayao Miyazaki .1992

Dalla rivista che Porco Rosso usa per coprirsi il viso nelle primissime scene capeggia in bella vista una data: 1929. Siamo negli anni Trenta dunque, nel mezzo tra il primo e il secondo conflitto mondiale, con protagonista assoluto il cielo, dalla prima all’ultima sequenza, in un valzer di scie aeree. Primo ballerino, l'eroe maschile che ha le sembianze di un porco (da qui il nome) e sua compagna di danze è la diciassettenne Fio, il personaggio salvifico, perchè puro ed incontaminato. Marco Pagot (vero nome di Porco, in omaggio ai fratelli Pagot animatori italiani) è un famoso pilota di idrovolanti a caccia dei pirati volanti dell'Adriatico. Sconfiggerlo in un duello aereo sarebbe impresa da fama e gloria e per questo l'americano Curtis si unisce ai pirati ed abbatte il famigerato aereo rosso. Per ripararlo Marco si trasferisce a Milano, presso la ditta Piccolo, dove fa la conoscenza di Fio Piccolo, un genio nella progettazione degli aerei. "Meglio porco che fascista" è il motto di Marco, la polizia fascista lo cerca, quindi ritorna sull'Adriatico per sistemare i conti con Curtis e forse mettere in chiaro una volta per tutte il suo rapporto con Gina. Ma Fio non lo molla e parte con lui.
Una chiara condanna del fascismo, sia nel rifiuto della guerra che del senso di malvagità dilagante che ne consegue, nemmeno gli antagonisti sono, infatti, malvagi, i pirati del Mammaiuto (Mamma Li Turchi) si fanno sopraffare da un gruppo di bimbe in gita e hanno le gote rosse rosse di vergogna di fronte a Gina e Fio.
Come anche ne La principessa di Mononoke, è presente il tema della maledizione e della metamorfosi (Marco è stato tramutato in un maiale) ma il regista non spiega né il quando né il dove e né il perché ciò sia avvenuto, è solo Gina ad insinuare il dubbio ed un poster nel quale il volto umano di Porco Rosso è cancellato da forti tratti di colore nero, nel tentativo di far sparire le tracce di una vita forse più felice, lo sconforto per l'attuale situazione non è, però, mai palesemente esibito. Ma chi si getta a capofitto in imprese titane per dare senso alla sua vita, urla malinconia, sebbene occultata in sguardi coperti da occhiali neri, che nascondono e velano ogni barlume di sentimentalismo - che però trapela dalle scelte di Marco, dalle sue parole, dai suoi racconti, dalla sua testa che guarda spesso in basso- Un maiale senza le ali è solo un maiale.
La ricerca estetica del maestro è quasi maniacale e chi ama il "bello" qui lo ritroverà tutto, misto ad un retrò immaginario ma verisimile.E sulla colonna sonora di Hisaishi Porco Rosso si è eclissa e scompare. Ma non nei ricordi di chi davvero lo ha amato: Fio oramai adulta ricorderà quella stagione della vita come la più importante, perchè conoscerà il vero amore.
La prossima pellicola dello studio Ghibli sarà proprio il seguito di Porco Rosso "The Last Sortie", ambientato durante la guerra civile spagnola.Impaziente attendo.
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