“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
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mercoledì 18 ottobre 2017
The Tourist di Florian Henckel von Donnersmarck. 2010
"Tra poco arriva... deve arrivare per forza...".
L’hanno così maltrattato i critici, americani prima ed europei subito dopo, che ci ho impiegato ben sette anni per guardareThe Tourist, che alla fine mi ha fatto quasi tenerezza e l'ho adottato, come un gatto abbandonato.
Il giallo-rosa è di per sè una categoria poco interessante.
La sceneggiatura fa partire il tutto a Parigi, dove l’ispettore di Scotland Yard John Acheson sorveglia da vicino la bella ed eterea Angelina Jolie, ex amante del super ricercato Alexander Pearce. Il resto del film si svolge nella suggestiva Venezia.
un Johnny Depp musone, inespressivo e mai in parte e una Jolie anoressica, gelida e senza personalità.The Tourist delude, ma con classe, molta bella forma e poco contenuto interessante.
giovedì 30 aprile 2015
Adaline - L'eterna giovinezza di Lee Toland Krieger. 2015
Quanto sollievo, alle volte, può destare un capello bianco, perchè Adeline sembra una giovane donna impiegata in una biblioteca, ma in realtà mentre, intenta a sbobinare una vecchia pellicola dei primi anni del 900, attraversa eventi, luoghi, accadimenti, ci fa scorgere in quelle immagini proiettate, momenti salienti della sua vita che si è fermata appunto in un giovane tempo. Tutto ebbe inizio nel 1908 quando ella nacque, eppure giureresti che l'ambientazione non ti è sembrata così vetusta; poi ormai cresciuta, ebbe un tragico incidente con la sua automobile, momento tragico in cui rischio’ la vita, se non fosse stato per la coincidenza di fenomeni fisici, climatici e forse anche di magia che la coinvolsero a tal punto da restituirla da quel momento in poi per sempre giovane alla vita.
Adaline da quel momento in poi cessa d'invecchiare, si fermerà per sempre a 29 anni. Ogni dieci anni, per non finire in un laboratorio come cavia, deve però cambiare vita e identità, uffici, lavori, persone, ambienti..ma non sicuramente l’amore per sua figlia, che, intanto, cresce, invecchia e sembra sua nonna.
Adaline (ma anche Jennifer e altri nomi) è testimone di quel “diventare spettro” a cui si riferiva Barthes quando assimilava la fotografia ad un’esperienza di morte. Poco scavo psicologico, possibile che la figlia sia così serena e senza traumi nel vedere sua madre sempre così giovane?
Scontato il finale e privo di colpi di scena, tutto viene salvato da recitazione e fotografia.
domenica 16 febbraio 2014
Beginners di Mike Mills. 2010
Quando sei vero non puoi essere brutto, se non per quelli che non capiscono
Omosessuale a scoppio ritardato, solo a 78 anni e consumato da un cancro ai polmoni. Con un figlio disegnatore Oliver Fields, che a 38 anni incontra Anna, stravagante attrice francese di passaggio a Los Angeles. Film distribuito solo in dvd, penalizzato, senza ragione, perchè prodotto indie, ma di ineccepibile qualità.
Salti temporali ad incorniciare quell'anno così decisivo per la vita del regista (la pellicola è autobiografica) il 2003, segnato dalla scomparsa del padre e dall’incontro con una donna che, forse è quella giusta. All’inizio di Beginners il padre di Oliver è già morto, il suo coming out è un flashback ( ricordo che aveva una maglia prugna quando me l’ha detto, ma in realtà aveva una vestaglia frase che sta ad indicare come tutto sia filtrato dalla memoria soggettiva del regista, potenzialmente fallace o manipolatrice). Balliamo su diverse linee temporali quindi, così l’infanzia di Oliver appare solo per frammenti in cui il bambino ha a che fare con la madre, che sparisce dietro una porta proprio ad indicare il trauma mai superato della perdita; così la linea che descrive il rapporto paterno riguarda solo e soltanto il momento successivo alla diagnosi della malattia terminale del genitore. Poi l'incontro con quella donna favolosa, idealizzata, parla con il suo cane, proprio come solo il protagonista sa fare, Tu indichi io guido - che Olivier dice ad Anna all’inizio del film, perchè lei muta in quanto colpita da una laringite- trova la sua origine, verso la fine, nella medesima frase che la madre dice ad Oliver; Anna potrebbe dunque essere non altro che la trasposizione della madre morta. Anche se il regista ha dichiarato di aver incontrato sul serio nel 2003 la donna della sua vita. Anna parla e si muove come lui, quindi tutto è alterato dal pensiero del regista in cui innesta la sua visione: Oliver, Anna e il cane di Oliver.
Mike MIlls non fa altro che scavare nella sua memoria, questo film è il frutto della sua intima psicanalisi, lo suggerisce il fatto che alla festa in maschera si traveste da Freud.
Suo padre è davvero se stesso solo dopo la morte della moglie, padre e figlio sono dunque i beginners, i debuttanti del titolo, cui si aggiunge Anna, anch’essa alle prese con una storia vera dopo tanto vagabondare inconcludente. Perchè si può essere principianti per tutta la vita, a 75 e a38 anni- sembra suggerire il film. Gondry era molto presente in questo film, chissà se il regista in qualche modo ci si è ispirato, o se io ami tanto Gondry da vederlo in ogni dove. Incantevole anche la colonna sonora dal sapore retrò. Tutto perfetto.
giovedì 16 gennaio 2014
Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann. 2013
"« Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia … e una bella mattina…
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.»".
Siamo alla quarta versione del romanzo di Scott Fitzgerald, la versione sicuramente più patinata di tutte, la più glamour e sonora. Quasi un musical. «Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.» recita il romanzo, ed è proprio il passato ad essere il pensiero ossessivo del "grande Gatsby", misterioso miliardario, con villa sfarzosa che organizza feste. Siamo negli anni 20. Il jazz, titoli di borsa alle stelle, prima del grande crollo, alcool di contrabbando. Ma il jazz viene riadattato con colonne sonore hip.hop. Una genialata.
Nick si trasferisce a New York dal Minnesota, una città troppo chiassosa, rumorosa, troppo per lui. E'lui la voce narrante, è in cura da uno psichiatra - New York e la storia con Gatsby l'ha gettato in depressione- e viene da lui indotto a scrivere un libro su Gatsby. Non se ne capisce il bisogno. Nick è fondamentale perchè di sicuro è l'unico a comprendere lo spirito pulito e sognatore di Gatsby: “tu vali da solo molto di più di quanto possano valere tutti quanti loro”, ma nel romanzo manca il passaggio psicanalitico.
Tutto per lei, per la sua Daisy. Non una semplice storia d'amore per una donna, ma per quella "luce verde" che c'è in ognuno di noi, ma che non tutti seguiamo. "Era gente sbadata, Tom e Daisy - rompevano cose e persone e poi si ritiravano nei loro soldi e nella loro enorme noncuranza o qualunque cosa fosse che li teneva insieme, e lasciavano che fossero altri a pulire lo sporco che lasciavano...".
Grazie Gatsby. Dedicato a tutti coloro che sanno commuoversi per una piccola luce verde.
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venerdì 17 maggio 2013
Il pranzo di Babette di Gabriel Axel. 1987
“Come posso privarmi delle mie figlie, sono per me come la mano destra e sinistra”
Una cuoca francese si rifugia in Danimarca presso due sorelle nubili ormai un po' in là con gli anni. Una parabola sulla vita, sulla fede. Divertente, fuori moda, fuori sincrono. Una voce narrante femminile ci spiega la storia di un anziano pastore protestante (padre delle due donne) fedele seguace di Martin Lutero. Una costa fuori dal tempo e abbandonata quella in cui vivono, una setta religiosa tutta composta da persone anziane. Con un salto al passato apprendiamo dei corteggiamenti andati male verso le due sorelle, ubbidienti al padre e quindi decise a rimanergli fedele e a non allontanarsi per alcun motivo da lui. Due angeli bellissimi ma inconquistabili, cantano per glorificare Dio. Una di loro prende lezioni di canto, ma quando il maestro le fa delle avances ella manda il padre a disdire le altre lezioni pianificate. Due suore quindi, consacrate alla verginità e alla vita religiosa, ma mancanti del carisma del padre. Così' quando il pastore muore, le sorelle faticano a mantenere unito il gruppo, che sente lo spirito religiosa ormai venir meno e solo astratto e si accusano tra di loro.
In questo frangente arriva Babette che scappa da Parigi durante la rivoluzione della Comune e cerca rifugio. In un primo momento le dure sorelle hanno dei dubbi: è una cattolica, una papista (reca con sè una lettera di presentazione del maestro di canto, quindi papista)quindi una pagana.
Guardano con sospetto alla donna soprattutto quando in occasione del centenario della morte del loro padre si offre di prepare una cena francese. Che sorta di dissolutezza peccaminosa porterà la donna? Le sorelle hanno paura della gioia, della goduria. Ma in realtà sebbene loro lo ignorino quella cena rappresenta per Babette un sacrificio: per allestirla spende, infatti, tutto quello che vince alla lotteria. Ma un commensale particolarmente colto si accorge della prelibatezza di quel piatto e ricorda uno chef donna parigino come l'unico in grado di simili eccellenze a tavola. Come i discepoli sulla strada di Emmaus hanno riconosciuto Gesù da come ha dato loro il pane, così Babette viene allo scoperto in chi ha occhi (e palato in questo caso) per intendere.
Un piccolo capolavoro di eleganza e raffinatezza, mi pento di aver conosciuto questo regista solo ora. Ma dov'eri?

venerdì 4 gennaio 2013
Amore e altri rimedi di Edward Zwick. 2010
Maggie: "Avrò bisogno più io di te che tu di me!"
Jamie: "Va bene...!"
Maggie: "No! Non va bene! Non è giusto! Volevo fare tante cose!"
Jamie: "Le farai, solo che le farai con me!"
Va in onda la vera storia di Jamie Reidy, ex venditore di Viagra per la Pfizer, tratta da "Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman”. Dopo aver visto il film sulla nascita del vibratore, mi sembrava giusto andare alla ricerca della storia delle pastigliette blu. Ed infatti questo film biografico è condito appunto di molte scene di sesso, molto ben riuscite. Jake ed Anne hanno infatti il pregio di essere molto intensi. A rovinare il quadro una malattia gravissima, per le quali le case farmaceutiche, mostra chiaramanete il film, non s'impegnano a trovare una cura. Intorno al sesso ruota chiaramente molto più business. Morbo di Parkinson. Le assicurazioni mediche statunitensi non coprono questa grave malattia totalmente, denuncia la giovane ventiseinne che sgancia del contante durante le visite. Gli anni Novanta, gli anni vuoti, gli anni degli affari di cose inutili: come appunto il Viagra, la pastiglia più venduta al mondo. Film onesto e schietto.
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lunedì 1 ottobre 2012
Manolete di Menno Meyjes. 2010
"La corrida è per chi è morto dentro".
Un testa a testa con un feroce toro, emblema della donna che ama. Una gloria da riconquistare, una donna da meritare. Il matador ripercorre così, i mesi precedenti durante i quali la passione per la bellissima Penelope Cruz, ha sconvolto la sua umanità, rendendolo un nulla al di fuori del suo campo di battaglia che è l'arena. Lupe, la donna amata, risveglia la sua passionalità, quegli occhi freddi cominciano a pulsare. Ma ho trovato troppo eccessiva e banale la gelosia di Manolete, discriminante quasi per la memoria del grande matador, fuoriluogo i tanti incedere della pellicola su immagini e scene prive di significato ma solo accattivanti da un punto di vista estetico. Questa storia d'amore ridicolizza quasi il timido e malinconico Manolete, la Spagna neo-franchista aveva nel torero il simbolo della forza, della virilità, qui sembra non essere così e lagata a quell'immagine non ho saputo andare oltre guardando il film. Noioso. Deludente
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sabato 8 settembre 2012
Jane Eyre di Cary Fukunaga, 2011.
"Sono una macchina senza sentimenti? Credete che solo perchè sono povera, oscura semplice e piccola io non abbia nè anima nè cuore? Ho un'anima come voi e un cuore grande come il vostro e se Dio mi avesse donato bellezza e denaro, vi avrei reso difficile lasciarmi così com'è difficile per me lasciare voi. Non vi parlo attraverso le mie carni mortali, è il mio spirito che si rivolge al vostro spirito, come se avessimo visto la morte e fossimo ai piedi di Dio uguali come siamo..."
Tra tutti i riadattamenti di questo capolavoro lettereraio della scrittrice inglese Charlotte Bronte: dalla proiezione inglese con Orson Welles del lontano 1943, fino a quella del 66 di Zeffirelli, la mia preferita è questa targata 2011.
Come ben sa già chi ha letto questo strepitoso romanzo occorre fare un tuffo nel perbenismo di pulsioni represse così care alle sorelle Bronte, che hanno, se pur credo non avendole mai vissute, anzi forse proprio per questo, fatto sognare fior di generazioni grazie alle loro passionali storie d'amore senza tempo. La carica passionale del romanzo era sempre stata a mio avviso trattata poco bene nelle precedenti pellicole, ora questo per me sconosciuto regista americano (di padre giapponese e madre svedese, ecco spiegato il bizzarro cognome) Cary Fukunaga ne ha accentuato piacevolmente l'atmosfera gotica di quell'Ottocento, grazie anche alla bravisisma Mia Wasikowska, l'Alice di Burton, e all'affascinante bisbetico Rochester Michael Fassbender.
Il film ha degli interessanti salti temporali: la storia, infatti, comincia con Jane che nella notte con una nuova identità, fugge via disperata dalla tenuta di Thornfield Hall. Fino a raggiungere una casa di anime pie che la ospitano e le offrono le migliori cure. Un pastore St. John è il padrone della casa, che da subito rimane affasciato dallo sguardo della bella Jane. St.John vive con le sue due amorevoli sorelle, è in procinto di partire come missionario e chiede quindi Jane in moglie. Ma a Jane quella nuova vita che le si prospetta davanti, pur dignitosa e al fianco di un uomo onesto, appare impossibile. Così, nonostante gli forzi per reprimerle, le ingisutizie subite e quell'amore passionale a sprazzi vengono fuori e vengono così ricostruiti nel film motivando il perchè la ragazza non accetta la pur dignitosa proposta del pastore.
Jane, come "tutte le governanti" ha una storia dolorissima alle spalle: è orfana di entrambi i genitori e viene affidata alle cure della perfida signora Reed, sorella di suo padre, ma il suo carattere forte, anche troppo per una ‘femmina' del tempo presto le alieneranno le simpatie della donna, la tipica borghese del tempo, triste e sconsolata di essere solo dedita ai figli che vede in Jane il germe del peccato. Così affida l'odiata nipote presso l'istituto di carità di Loewood, dove le bambine vengono cresciute nell'ossessivo rigore delle regole, castigate, picchiate e umiliate. Solo la dolce e pura coetanea Helen Burns le è amica, finchè non muore e Jane dopo questa perdita dolorosa temprerà ancora di più il carattere, e divenuta maggiorenne, lascerà il collegio per prendere impiego come istitutrice a Thornfield Hall. Entra qui in scena il signor Rochester, uomo irriverente e oscuro che nasconde un tetro passato. Ma che da subito si accorge della bellezza e rarità di Jane, tanto da rimanerne sin da subito folgorato, di contro la giovane non potrà fare a meno di sentirsi sempre più attratta da quell'uomo, anche se non riuscirà da subito ad accettarne il suo passato tanto tetro e doloroso.
Altalenanti gli stati d'animo dell'eroina Jane e Fukunaga meglio di chiunque altro sa coglierli a pieno, vivida ed emozionante la fuga e poi la ricerca impazzata di quest'amore proibito. Ben riuscito.
martedì 7 febbraio 2012
Lezioni d'amore di Isabel Coixet. 2009
Se avete letto il romazo da cui la pellicola è tratta: L'animale morente di Philip Roth, rimarrete un po'delusi. Meno profondità nella messa in scena. Tutto qui, in effetti, è basato su noiose riflessioni filosofiche sulla vecchiaia e sulla morte.
Il sesso dovrebbe quindi essere una sorta di antidoto e via di fuga da entrambe,ma il film non riesce nell'intento, così come fallisce anche l'obiettivo di regalarci la nascita di una storia d'amore profonda e vera. Poco credibile il professore, sia in qualità di cinico, che soprattutto in quella di amante. L'unico personaggio ad avermi affascinara è Carolyn, la sua amante occasionale da oltre oltre vent’anni. Entrambi fuggono al passare del tempo, alla morte e in effetti sono gli unici a "salvarsi". Indecifrabile il messaggio che la regista vuole lanciarci: il sesso aiuta davvero? E allora come mai entrambi si innamorano? Come mai, entrambi sono gli unici, se pur vivendo senza amore a non ammalarsi e morire? Se il professore in realtà sa amare, perchè s'innamora della sua giovane allieva, come mai non riesce a stabilire un rapporto affettivo con il figlio?
Kepesh è ossessivo, insicuro e geloso, non sa lasciarsi andare. Fredda e distante anche la fotografia. Nulla sembra davvero appassionare in questo film. A parte i nudi integrali della bellissima Penelope Cruz, una vera opera d’arte da ammirare, avere sessualmente.
Ma non c'è traccia di quell'eccesso, di quella corporalità repellente, del puzzo della decadenza fisica della vecchiaia, del sesso impulsivo e compulsivo. E anche la scena finale della morte è troppo lirica nel suo tentativo di lasciar intravedere una speranza. Consuelo sebbene sia qui la metafora dell'arte, della perfezione pittorica di quadri goyani muore: "Quando ragiono su tutte le cose che sembravano così importanti, tutte le arrabbiature a causa di mia madre, che stupida.. Tutto il tempo sprecato, a dormire… a dormire sulla mia vita".
venerdì 19 febbraio 2010
Dieci Inverni. Valerio Mieli. 2009

Per vivere un vero amore non è detto che occorra cedere all'attrazione del primo incontro. L'amore non è sempre e solo istinto, colpo di fulmine, ci si può legare a qualcuno col tempo, trascorrendo dieci inverni, non nell'immediato. Scoprirsi innamorati quando l'amore non lo cerchiamo. Una favola moderna, anti-moccia, senza grosse magie e sogni. Concreta ma profonda, vissuta solo nei freddi inverni. (N.B. anche il film è arrivato nelle sale a dicembre)
In due occasioni la scena si sposta a Mosca: Angelica per studiare ha bisogno di una città fredda e in cui non conosca anima viva. E qui, al matrimonio dell'amica russa la straordinaria partecipazione di Vinicio Capossela con Parla Piano. Questa nenia di Capossela mi ha dato modo di pensare. Che si matura, si cresce proprio durante l'inverno (come i cachi di Silvestro). Quando i muscoli s'irrigidiscono, la pelle trema, i denti battono. E i ritmi sono lenti. Lenti come le lumache di Camilla (che poi in vero durante il film fanno una brutta fine).
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