lunedì 1 marzo 2010

Codice Genesi. Fratelli Hughes. 2010

Eli, viaggiatore pacifico e solitario, da diversi anni è in cammino. Verso Ovest. Non si conosce la sua meta. (Non la conosce nemmeno lui, i timorati di Dio seguono la voce del divino senza farsi troppe domande. Basta la fede). Zaino sulle spalle. Armi di difesa. Acqua. Non esistono monete, denaro (evviva) e quindi baratta oggetti. Poi un libro. Ma non un libro qualsiasi. IL libro. Che ormai conosce a memoria. Lo legge ogni giorno. Una misteriosa guerra di cui non si parla e su cui non viene fornita la minima indicazione ha riazzerato l'universo.
Sopravvivenza post-apocalittica contaminata con sapori western, action e suggestioni mistico-religiose. Tutto grigio, arido, desertico. Il look del film risulta poco convicente e noioso. Solo morte, disperazione. Gli uomini hanno subito una regressione, sono diventati affamati predatori-cannibali: mangiano i loro simili. Homo homini lupus. I più giovani sono analfabeti, tutto è andato distrutto e si cerca di ricostruire il ricostruibile. Il cattivo Carnegie (la presenza di Gary Oldman risolleva le sorti di questa pellicola un pò scadente) capisce che l’acqua e "qualcosa in cui credere" rappresentano la nuova possibilità di costruirsi un immenso potere. L'umanità è soggiogata dal nulla e facilmente raggirabile. Decide di dare loro una fallace (ma per lui redditizia) speranza su cui riscostruire il proprio futuro.
Qualcosa non funziona. Non coinvolge. E sotto le note di Ennio Morricone fischiettate ossessivamente da parte del luogotenente Ray Stevenson si percorre quest'America devastata e pensi (ancora prima che la pellicola termini) cos'è che non sta andando, perchè hai quell'espressione di diniego mentre osservi. Forse perchè tutto è lasciato nelle mani della provvidenza divina e non nelle capacità umane. Con queste premesse l'ottimismo di fondo diventa poco credibile. Soprattutto in un'atmosfera di totale degrado. Non mi piace che alle sacre scritture venga attribuito un potere manipolatorio. Non sono le giuste premesse se si sta cercando di ridar vita al mondo. Se la speranza fosse albeggiata nei libri, nella cultura, nella lettura, nell'espressione individuale sarebbe stato meglio. Lo ribattezzerei "Per un pugno di polvere". Rende meglio l'idea! "Poichè siamo stati creati dalla polvere, alla polvere ritorneremo".

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