Sopravvivenza post-apocalittica contaminata con sapori western, action e suggestioni mistico-religiose. Tutto grigio, arido, desertico. Il look del film risulta poco convicente e noioso. Solo morte, disperazione. Gli uomini hanno subito una regressione, sono diventati affamati predatori-cannibali: mangiano i loro simili. Homo homini lupus. I più giovani sono analfabeti, tutto è andato distrutto e si cerca di ricostruire il ricostruibile. Il cattivo Carnegie (la presenza di Gary Oldman risolleva le sorti di questa pellicola un pò scadente) capisce che l’acqua e "qualcosa in cui credere" rappresentano la nuova possibilità di costruirsi un immenso potere. L'umanità è soggiogata dal nulla e facilmente raggirabile. Decide di dare loro una fallace (ma per lui redditizia) speranza su cui riscostruire il proprio futuro.
Qualcosa non funziona. Non coinvolge. E sotto le note di Ennio Morricone fischiettate ossessivamente da parte del luogotenente Ray Stevenson si percorre quest'America devastata e pensi (ancora prima che la pellicola termini) cos'è che non sta andando, perchè hai quell'espressione di diniego mentre osservi. Forse perchè tutto è lasciato nelle mani della provvidenza divina e non nelle capacità umane. Con queste premesse l'ottimismo di fondo diventa poco credibile. Soprattutto in un'atmosfera di totale degrado. Non mi piace che alle sacre scritture venga attribuito un potere manipolatorio. Non sono le giuste premesse se si sta cercando di ridar vita al mondo. Se la speranza fosse albeggiata nei libri, nella cultura, nella lettura, nell'espressione individuale sarebbe stato meglio. Lo ribattezzerei "Per un pugno di polvere". Rende meglio l'idea! "Poichè siamo stati creati dalla polvere, alla polvere ritorneremo".
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