sabato 4 agosto 2012

L'uomo nero di Sergio Rubini. 2009

"Io non voglio essere come mio padre".
San Vito dei Normanni. La mia Puglia. La Puglia di Rubini. Ancora una volta nei panni di regista e attore. Un ospedale e un padre morente e al capezzale Gabriele, tornato al paese dopo anni per occuparsi del genitore, ricorda la sua infanzia: la sua famiglia e l'ossessione del padre per la pittura. Ernesto (Sergio Rubini)è un capostazione- pittore mancato ("...Mio padre non mi volle mandare al liceo artistico e guarda che vita di merda che faccio."). Non ha studiato, non ha "la carta" e quindi viene svilito dalla falsità e dal pregiudizio di certe “caste” culturali di paese che rivendicano la cultura come loro dominio esclusivo. Realizzare la copia perfetta di un Cézanne. Questo l'obiettivo principale. Quello più importante che lo porterà a smascherare chi nella vita è davvero la copia di qualcosa o qualcuno. A discapito della sua famiglia: moglie, figlio...Gabriele, infatti, odia questo padre che è solo un'ombra che incombe cattiva nella sua vita, un uomo nero e si affeziona allo zio materno che vive con loro: Pinuccio (Riccardo Scamarcio)uno scapolone che si gode la vita, ma alla fine anche lui "vittima del sistema". Influenzato dalla madre Franca (Valeria Golino), che parla nei sogni con le buonanime dei suoi genitori, Gabriele comincerà a sviluppare una fervida fantasia messa su pellicola con scene suggestive e bellissime. In un contrasto tra finzione- realtà che è la base su cui prende avvio l'intera vicenda. Le migliori, a mio avviso, le scene in museo in cui gioca con il fantasma del pittore francese Paul Cézanne, che rende questa pellicola-omaggio alla terra natale, in pò come Tornatore con Baaria, una surreale recita teatrale. Però ben riuscita.

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